giovedì 2 febbraio 2012

Appendicite: mai trascurarla, in ballo c'è la vita!


In troppi in Italia si ammalano di appendicite, un’infiammazione di una parte dell’intestino cieco, una patologia che di norma non presenta particolari difficoltà operatorie una volta che si sia intervenuti per tempo, ma che può palesarsi con un drammatico stato settico, per interessamento di altri organi al punto, in certi casi, da mettere a repentaglio la vita del paziente. Una cosa è certa, l’appendicite è una realtà che riguarda nella sola Italia, qualcosa come 40/50 mila persone all’anno che ricorrono al chirurgo per eliminare il problema ed in Europa la diffusione della malattia è pari ad una proporzione che contempla l’esistenza di 7 persone su 100 che si ammalano ogni dodici mesi della patologia. Se poi vediamo il dato americano scopriamo che oltreoceano l’appendicite riguarda qualcosa come oltre 200 mila persone all’anno e se infine volgiamo lo sguardo alle popolazioni più povere africane e asiatiche scopriamo un' incredibile realtà. Negli abitanti di quelle zone non esiste o quasi, l’appendicite.
E’ facile allora immaginare che la vera causa dell’appendicite siamo indirettamente noi con la nostra alimentazione elaborata, spesso sbagliata e frettolosa che mette a dura prova l’intestino tutto e che trova in una sorta di tubicino lungo non più di dieci centimetri e largo appena 10 millimetri, il suo anello debole della catena, visto che quando questo “tubicino” si infiamma, son…. Dolori! Si è molto discusso del ruolo che un apparente insignificante struttura che completa l’intestino crasso nella sua parte finale, possa assumere nell’organismo. Per anni l’appendice la si è vista come una sorta di “capriccio” della natura, ma difficilmente in natura si assiste a bizzarie di questo tipo, ne deriva che l’appendice un ruolo ce l’ha e questo potrebbe essere dovuto proprio alla consistenza del tessuto che riveste l’appendice che, essendo di natura linfatica, potrebbe svolgere l’importante funzione di filtraggio in grado in parte di assorbire i nutrienti, tant’è che si parla anche di tonsilla addominale, così come parrebbe entrare in qualche modo nell’ambito del sistema immunitario e dunque provvedere alla difesa dell’organismo. Proprio questa veste di filtro, però, a volte o addirittura frequentemente vista l’incidenza dell’affezione, potrebbe essere la causa dei tanti disturbi correlati alla sua infiammazione.

Quando ci si ammala
Di appendicite possono ammalarsi tutti, a tutte le età ed in qualsiasi circostanza. Statisticamente però la probabilità di assistere ad episodi più o meno ricorrenti di appendicite è maggiore intorno ai 15 fino ai 25 anni, tant’è che a quest’età si assiste al culmine della rilevanza della malattia che si assesta intorno al 25% della popolazione giovane entro tale fascia d’età, per poi assistere, soprattutto dopo i 25 anni ad un’incidenza che non supera il 10%. Le donne vengono maggiormente colpite dall’infiammazione appendicolare per via della spina irritativa esercitata dal ciclo mestruale, chiaramente dove vi sia una predisposizione ad ammalarsi di appendicite.

I sintomi dell’appendicite

Prima di vedere i sintomi della malattia, che oltretutto spesso sono tanto sfumati da depistare persino i medici che, coscienziosamente consigliano al paziente di rivolgersi ad esami clinici più approfonditi, dobbiamo considerare un aspetto della malattia. Di norma l’appendicite può risolversi con una terapia medica o con un aggiustamento della dieta. Ciò non toglie però che coinvolgendo, come visto, soggetti per lo più giovani che, prima o poi, superati i sintomi della malattia riprendono, giustamente, a svolgere la propria vita in modo normale e, dunque, alimentandosi come sempre hanno fatto, il rischio di andare successivamente ed improvvisamente incontro ad una recrudescenza dell’affezione resta purtroppo alto, anche in condizione di apparente benessere, ancor di più, quando si sia sofferto di svariate coliche di tipo appendicolari. In questo caso, l’unica alternativa, di fronte ad un nuovo attacco, è quella di raggiungere al più presto un Pronto Soccorso ed affidarsi alle cure dei sanitari, senza più alcun indugio. Non è detto che si intervenga chirurgicamente in quella sede, ma poiché la possibilità di finire in sala operatoria è alta, proprio per l’eventualità che la malattia abbia coinvolto organi vicini, ricordiamo il peritoneo, la membrana che circonda e avvolge lo stomaco, non è quasi mai più possibile rimandare sine die l’intervento tempestivo del chirurgo che ovviamente dovrà agire all’interno di una struttura sanitaria attrezzata come è l’ospedale, nell’eventualità di lì a poco si palesasse la necessità di intervenire.

Poiché si parlava di sintomi, a parte il dolore e la febbre, soprattutto nelle fasi acute della malattia, dove si assiste sovente al vomito incoercibile da parte del paziente, esistono delle forme meno violente di appendicite contrassegnate da lunghi periodi di lieve dolenzia in particolar modo nella parte dello stomaco, di norma sotto l’ombelico in posizione destra, con risentimento a livello epigastrico, interessamento della gamba destra che la si avverte come se “tirasse”, il tutto a volte accompagnato da una sorta di fastidio localizzato nello stesso lato ma a livello renale, aggiunto ad una continua sensazione di nausea, mentre in questa fase la possibilità di andare incontro al vomito è più rara. Nelle forme ancora ritenute lievi, il paziente trova sollievo in posizione di riposo disteso su di un letto. Nonostante tali forme si presentano con maggiore ricorrenza rispetto alle forme acute dove si assiste a vere e proprie coliche addominali, febbre, violenti conati di vomito e senso di malessere generale, non si dovranno mai sottovalutare quegli aspetti più leggeri della malattia, poiché, non è raro che da una forma più blanda si passi ad una forma acuta che richieda l’intervento chirurgico immediato. Cosa significa tutto ciò. Significa che nessuno dovrà mai prendersi la briga di autocurarsi una sospetta appendicite, anche se nelle forme più lievi, al contrario dovrà rimettersi nelle mani del medico al quale spetta il compito di agire caso per caso, anche prevedendo il ricovero urgente in quelle forme che al paziente sembrano banali ma che altro non sono che le avvisaglie di un fatto acuto che potrebbe sopraggiungere nel breve periodo. Anche perché, il complicarsi di un’appendicite, fatto che può avvenire nel volgere di poche ore, non sempre manifesta i segni precisi di un interessamento a livello appendicolare, visto che in molti casi di primo acchito sembrerebbe di trovarsi più di fronte ad una patologia a carico dei reni che del digerente per via di una sintomatologia che potrebbe confondersi con una colica renale piuttosto che appendicolare. Ne deriva che solo il laboratorio d’analisi in questo caso è capace di fare la differenza, insieme all’esperienza del medico che visita per la prima volta un paziente in fase acuta e dunque solo in un ambiente sanitariamente attrezzato è possibile venire a capo del problema nel minor tempo possibile al riparo da guai peggiori.

Importante anche segnalare che laddove la malattia si presenti in età pediatrica, la possibilità di andare incontro a complicanze estreme, fino alla peritonite, è più alta, tant’è che nei bambini di età inferiore ai 10 anni si assiste all’eventualità di una perforazione dell’intestino causata da una peritonite, con una percentuale pari ad un bambino su due affetto da appendicite entro i primi cinque anni di vita. Importante anche segnalare che l’eventualità del verificarsi della perforazione intestinale è elevatissima entro le prime 24 ore dal primo evento, ovvero, dalla prima colica o dai primi sintomi veri e propri, ma nei bambini tale rischio si innalza, avendo visto che in età pediatrica tale accadimento estremo si può verificare anche entro le prime 12 ore. Così come, purtroppo da segnalare anche, che in età pediatrica l’eventualità di non superare gli esiti di una peritonite con annessa perforazione dell’intestino è significativamente maggiore che negli adulti, visto che il rischio di morire per queste cause, nel bambino è del 5%.

Parliamo ovviamente di eventi estremi e piuttosto rari ma, come visto, per nulla impossibile che si verifichino e proprio per questo, padri e madri di bambini che soffrano di appendicite, soprattutto ricorrente, non dovranno mai per nessuna ragione trascurare alcun sintomo che si presenti nel proprio figlio che oltretutto, se in tenera età non sempre è in grado di palesare al meglio i propri disturbi e, proprio per scongiurare al massimo i rischi di cui sopra, il ricorso al pediatra da parte dei genitori diventa l’unica cosa possibile da farsi. Inutile insistere ancora sul divieto assoluto, da parte del malato o di chi si prenda cura di lui, di somministrare farmaci, come gli antispastici in primis, per alleviare i sintomi di un’appendicite. Essendo questo compito esclusivo del medico che valuterà caso per caso la situazione. L’eventuale somministrazione arbitraria di farmaci da parte del malato, potrebbe causare un ritardo diagnostico per via degli effetti lenitivi che alcuni farmaci esercitano sul dolore, con complicanze molto pericolose per la stessa vita del paziente. Una nota finale riguarda le donne. A parte la maggiore incidenza della malattia a causa del ciclo mestruale cui vanno incontro ogni mese, occorre dire che spesso l’intervento di asportazione dell’appendice (appendicectomia) nel sesso femminile si rende necessario anche non in presenza di eventuali pericoli rappresentati dalle complicazioni, semmai per scongiurare la possibilità che continue infiammazioni dell’organo nel tempo possano rappresentare un  pericolo per la capacità della donna di procreare, a causa di eventuali forme di sterilità insorte. Così come, grande attenzione va prestata all’appendice in gravidanza, considerando questa condizione non un rischio per sviluppare un’appendicite, semmai nel confondere i sintomi che portano alla diagnosi dell’infiammazione vera e propria e relative cure.
L’appendicite nell’anziano
Abbiamo visto che l’appendicite ha i suoi picchi di diffusione nell’età giovane dell’individuo, ciò non significa che non possa presentarsi anche nella persona anziana, tutt’altro. Oltretutto, a rendere più complicato nell’anziano la diagnosi e la cura della malattia è l’evidenziarsi di quest’ultima in forme più confuse e meno intuibili ai fini della diagnosi. Il motivo è che l’anziano sovente è afflitto da una serie di multi patologie che coinvolgono organi e apparati diversi ed è dunque costretto ad assumere diversi farmaci che, vuoi per la presenza di effetti collaterali, vuoi perché nel paziente anziano spesso si assiste ad un decadimento complessivo delle funzionalità dell’organismo, il rischio in questo caso è quello di non essere più in grado di riconoscere un’affezione di tipo appendicolare, che si manifesti in forme non violente rispetto ad un fatto acuto e dunque non accorgersi di una appendicite di tipo silente che nel tempo si fa strada nella persona appartenente alla terza età, senza che la stessa si accorga di qualcosa di particolare che possa allarmare invece il medico, se è messo nelle condizioni di visitare la persona. Ne deriva che l’anziano che quasi improvvisamente avverta disturbi quali la quasi anoressia, sia preda sovente di fenomeni quali la nausea, apparentemente senza un vero motivo apparente, perché non messa in relazione con pasti eccessivamente abbondanti, sia continuamente o per periodi prolungati afflitto da dolori latenti in sede appendicolare e non e comunque a livello gastrointestinale, sia andato incontro a sbalzi della temperatura con qualche linea di febbre, in assenza di possibili malattie da raffreddamento, da ricordare che la temperatura dell’anziano è più bassa di norma di quella del soggetto giovane, si dovrà ritenere indifferibile il ricorso tempestivo al proprio medico curante, proprio per scongiurare la possibilità che si possa andare incontro ad un fatto acuto di appendicite. Ricordando che come nel bambino, la possibilità nel soggetto appartenente alla terza età di incorrere in una peritonite fino ad una perforazione dell’intestino e, dunque, all’exitus finale causato dalla malattia, è significativamente alto.
Trattamento dell’appendicite
Solitamente il trattamento dell’appendicite è chirurgico, questo non soltanto quando l’appendice infiammata metta a rischio la stessa vita del paziente, ma anche quando si voglia scongiurare il rischio di più gravi complicazioni in quei soggetti che siano andati incontro a ravvicinate coliche appendicolari o semplici infiammazione dell’organo. Tale accorgimento solitamente riguarda più le donne che gli uomini, quando non si sia di fronte alla possibilità concreta di un evolversi in negativo a causa delle complicanze, proprio per gli effetti avversi che la semplice infiammazione appendicolare esercita sul sesso femminile, come visto. Ciò non toglie però che un’appendicite non possa o non debba venir trattata anche farmacologicamente. Ciò può avvenire in almeno due situazioni. La prima, quando il medio ritiene di poter curare l’organo, assumendosene la responsabilità, senza ricorrere al chirurgo perché ravvisa la possibilità che il ricorso agli antibiotici sia in grado di tenere sotto controllo la malattia ed in questo caso si adopererà anche affinchè al paziente non manchino blandi antispastici in grado di sedare il dolore lieve o moderato senza mascherare quello acutissimo. Così come, quasi sempre, se è ancora possibile intervenire farmacologicamente, può essere lo stesso chirurgo a propendere per un’iniziale terapia antibiotica, al contempo reidratando il paziente che non può alimentarsi, prima di inviarlo sul letto operatorio.
Conclusioni
Concludiamo col dire che volutamente non inseriamo alcuna guida utile per il malato di appendicite al fine di prevedere un primo intervento volto a affrancarlo in qualche modo dal fastidio dei dolori quando blandi oppure da quelli forti e insopportabili. Per l’unica ragione plausibile. Nessun intervento dovrà essere praticato in assenza del medico. In attesa della venuta dello stesso o durante l’attesa dell’ambulanza che conduca all’ospedale, l’unica cosa che è possibile attuare è quella di mettere sulla zona dolente, del ghiaccio, opportunamente coperto con un indumento sul paziente sdraiato su un letto cercando di mantenerlo più calmo possibile e rassicurandolo sull’arrivo dei soccorsi, si spera immediati.
All’ospedale sarà ovviamente il chirurgo a decidere la metodica operatoria da applicare al paziente, ricordando che un’appendice infiammata ma che non sia andata incontro ad importanti complicazioni, è possibile rimuoverla con la chirurgia classica reliquando una piccola cicatrice quasi invisibile nel tempo. Nel caso di complicazioni, rappresentate da un’eventuale peritonite, per non parlare di una perforazione intestinale, la ferita chirurgica permanente diviene di proporzioni notevoli, invadendo parte dell’intera area addominale. Esiste anche una chirurgia mini invasiva, rappresentata dai tre classici mini fori addominali da dove si preleva l’organo. Ovviamente, a parte la scelta delle metodica chirurgica rigorosamente riservata al medico, tale metodica è impossibile da attuarsi di fronte alle complicazioni di un’appendicite, di cui si è già discusso.

Nessun commento:

Posta un commento

Ti preghiamo di inserire sempre almeno il tuo nome di battesimo in ogni commento