venerdì 3 febbraio 2012

Cirrosi epatica: non sempre tutto è perduto!


Non è solo l’alcol la causa della cirrosi epatica, anche se nel caso degli etilisti cronici le possibilità di andare incontro alla temibile malattia sono altissime. Tuttavia, patologie come le epatiti, sia C che B, riverberano i loro peggiori effetti sul fegato, determinando in molti casi quella che si definisce appunto come cirrosi epatica.
Si tratta di capire cosa sia mai la cirrosi epatica. Per rendercene conto basterà osservare le condizioni di un
fegato malato di questa patologia per accorgersi come la forma e la costituzione dell’organo risulti del tutto compromessa a causa anche di noduli che ricoprono il fegato intersecandosi fra di essi e formando vere e proprie cicatrici inframmezzate da tessuto fibroso. Perché mai l’organo si riduce in questo modo? Per effetto della morte cellulare che ha riguardato l’intero organo che per questa ragione, a proposito della morfologia alterata, si presenta molto più ingrossato e con una consistenza sicuramente maggiore fino a diventare tanto duro da perdere ogni tipo di elasticità. Tutto ciò ha come primo effetto quello di rendere molto difficoltosa la circolazione sanguigna a livello della massa epatica con conseguente slabbramento e deformazione dei vasi sotto una continua pressione determinata dalla difficoltà del sangue di scorrere e con la presenza di sempre nuovi circoli collaterali che cercano di sopperire a quei vasi dove il flusso si sia arrestato. Sono proprio questi circoli collaterali a determinare quelle varici che si disseminano a livello gastrico ed esofageo e che quando si rompono, spesso spontaneamente, determinano quelle gastroemorragie o quelle fuoriuscite copiose di sangue dall’esofago che se non prontamente arrestate conducono il paziente verso la fine.

I sintomi della cirrosi epatica

Tale malattia è purtroppo
subdola. Da una parte infatti può manifestarsi in maniera plateale mostrando tutti i sintomi della propria esistenza, dall’altra, può restare asintomatica per anni senza che il paziente si renda conto di quanto stia accadendo in lui. Laddove si presentasse tempestivamente, il paziente verrebbe interessato da un ingrossamento notevole della milza, edemi sparsi, presenza di varici esofagee e/o gastriche,
ittero, sovente obnubilamento mentale o altri sintomi neurologici che vanno dalla lieve confusione mentale, fino alla sonnolenza, passando per i tremori sino, nei casi più gravi, al coma a causa dell’encefalopatia quando si sia determinata. Nel paziente cirrotico inoltre, si assiste ad un odore caratteristico di ammoniaca, a causa della difficoltà da parte del suo organismo di liberare le scorie che finiscono per accumularsi. Lo stesso paziente può anche andare incontro ad insufficienza renale.

La cirrosi si cura?

Non esiste una sola strada percorribile per tentare di curare una cirrosi epatica, anche se si tratta di frenare l’evoluzione della malattia, visto che i danni arrecati al fegato non si possono più rimediare. Le due strade prevedono i due casi che possono presentarsi all’osservazione del medico. Il primo, quando ci si accorge di essere affetti dalla malattia ma non si è in grado di riferire alcun sintomo. Il secondo quando si debba intervenire, quasi sempre in urgenza, per arrestare ad esempio, un’emorragia gastrica o esofagea per rottura delle varici. In tutti i casi va bandito l’alcol per sempre, anche quando il paziente stia soffrendo di una cirrosi epatica in modo silente. Sempre in questo caso si tende a cercare di curare l’epatite C, se questa è la causa della cirrosi epatica, con l’utilizzo di farmaci quali la ribavirina e l’interferone peghilato col duplice effetto di curare l’infiammazione del fegato e dare ristoro all’organo anche nei confronti della cirrosi. Altra terapia è prevista quando la causa della cirrosi sia individuabile in una epatite B. Rispetto alla forma C, sul piano terapeutico, la cura potrebbe risultare più tollerata dal paziente. Il tutto viene integrato con una dieta che preveda l’apporto più consistente di Sali e vitamine che eventualmente possono anche essere aggiunti tramite integratori alimentari. Il trapianto del fegato, se attuabile, riporta la situazione alla normalità, anche in presenza di un paziente affetto da cirrosi scompensata.

E’ anche importante, laddove i sintomi abbiano già fatto la loro comparsa, soprattutto le varici esofagee o gastriche, sottoporre il paziente a gastroscopia che va ripetuta a parere dei medici, ogni due anni anche in quei pazienti che non presentino varici e hanno ancora una situazione generale a livello epatico sotto controllo. L’esame è necessario eseguirlo più spesso, a volte anche ogni anno, in quei pazienti che si presentano con varici già presenti o che siano già scompensati. Diversi i farmaci utilizzati, si va da quelle sostanze che riducono la pressione venosa del sangue fino ad un intervento che consiste nella legatura elastica eseguibile durante la gastroscopia.

Per quanto attiene la dieta di un paziente cirrotico, questa deve prevedere in primis l’eliminazione del sale a tavola, mentre tornando alle terapie, importanti risulta l’utilizzo dei diuretici stretto controllo medico per eliminare l’eccesso di luquidi cui il malato va incontro, anche se, a volte, i soli diuretici non riescano ad allontanare i liquidi in eccesso e si vada ugualmente incontro all’ascite. In questo caso è necessario drenare dall’esterno detti liquidi con quella che si chiama paracentesi che si esegue anche in ambulatorio o durante il ricovero del paziente in ospedale. Tale trattamento spesso è associato alla somministrazione di antibiotici per scongiurare il rischio o fronteggiare il rischio di infezioni peritoneali a causa dei liquidi infetti. Così come diventa importante somministrare al paziente tutte quelle sostanze, soprattutto Sali, persi con i liquidi.

Oggi, in alcuni casi selezionati, è anche possibile, laddove ogni altro tentativo sia stato vano, ricorrere ad una protesi, denominata TIPS che di fatto congiunge la vena porta con le altre vene epatiche, una sorta di by pass che, tuttavia, deve essere attentamente valutato col medico, non nessendo del tutto scevro da complicazioni durante e dopo l’intervento.

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