lunedì 27 febbraio 2012

Diete: non sempre non riuscire a perdere peso è colpa nostra


Quante volte disperati e sconfortati dopo aver seguito una dieta che, sulla carta, doveva farci perdere diversi chili, di fronte all’impietoso occhio della bilancia, sconfitti ammettiamo a noi stessi che non abbiamo perso neanche un etto e che il nostro peso continua ad essere quello originario, se non addirittura aumentato di ulteriori chili di troppo? Ma è sempre e solo colpa nostra che non ci siamo sottoposti diligentemente ad un regime alimentare restrittivo raccomandato, oppure, c’è qualcosa di misterioso che non ci consente di perdere peso?
Ebbene si, almeno seguendo una recente scoperta scientifica, pubblicata su Science, se qualche volta, pur essendoci sottoposti a diete ferree, non riusciamo proprio a perdere peso, il problema potrebbe risiedere altrove. Dove? Ad esempio nell’ipotalamo, una zona del cervello che comanda diverse funzioni, a cominciare dalla fame, dalla sete, dalle pulsioni sessuali, persino il nostro umore, la rabbia e come riusciamo a veicolarla è comandata dall’ipotalamo e, fatto più importante, almeno per quanto adesso ci riguarda, l’ipotalamo è anche in grado di regolare il metabolismo e dunque ad agire sul nostro peso, sul nostro sovrappeso ed in alcuni casi fin’anche sull’obesità.
Cominciamo col dire, affinchè la ricerca svolta dall'Università di Harvard in collaborazione con il Massachusetts General e apparsa su Science, ci appaia più chiara, che ultimamente si è dato largo spazio ad una recente acquisizione che chiamava in causa un ormone denominato leptina in grado di regolare il metabolismo e, dunque in ultima analisi, il nostro peso corporeo. Ma se tale ormone appare sempre più importante nella lotta al sovrappeso e all’obesità, bisogna capire perché, in alcuni soggetti, lo sfasamento della leptina incide tanto pesantemente sul loropeso. La risposta sta proprio in questa ricerca, parrebbe infatti che tale ormone per ben funzionare richieda l’ausilio del nostro sistema nervoso che se non in perfetto equilibrio alla lunga finisce per interferire sul ruolo svolto dall’ormone. Andare a capire di preciso cosa accade ai delicati meccanismi che si muovono all’interno del nostro metabolismo è complicato e, se vogliamo, privo di grande interesse, molto meglio comprendere come è possibile interagire sulla leptina riportando il tutto alla normalità e sconfiggendo sovrappeso ed obesità per sempre.

Gli scienziati se ne sono convinti dopo anni di ricerca e propenderebbero per una soluzione rappresentata dal trapianto di neuroni embrionali che una volta immessi nell’organismo della persona obesa o che tende al sovrappeso dovrebbe essere in grado di intervenire sulla leptina riportando il metabolismo in ordine. Che tale ricerca è importante lo dimostra anche il dato secondo il quale, malattie importanti come l’autismo, l’epilessia, la sclerosi laterale amiotrofica, il morbo di Parkinson, la malattia di Huntington e le eventuali lesioni della spina dorsale, potrebbero ottenere lo stesso ristoro coinvolgendo a livello ipotalamico le stesse cellule neuronali embrionali. Almeno gli scienziati sarebbero ottimisti su quanto sia possibile fare, visto che  su topi obesi, si sono ottenuti successi importanti, riuscendo a ristabilire una corretta funzionalità metabolica.

Nella sostanza gli scienziati hanno trapiantato dei neuroni allo stato embrionale nell’ipotalamo di alcuni topi obesi con una tecnica chiamata microscopia ad ultrasuoni ad alta definizione. Si trattava di capire a questo punto come potessero tali cellule una volta trapiantate nel cervello dei topolini non rappresentare un problema per il funzionamento dell’organo, prima di assistere ai risultati sperati. Ed in effetti, le cellule si sono sviluppate in maniera del tutto normale e hanno cominciato ad interagire correttamente con la concentrazione di leptina, ma anche con quegli ormoni che entrano in causa nella secrezione e produzione di insulina e glicemia, quest’ultima applicazione potrebbe risultare utile nei confronti delle future cure contro il diabete.

Risultato

Partendo dall’osservazione che le cavie avevano un eccesso ponderale in qualche caso del 30%, per immaginare la stessa cosa in umana è come se una persona che dovrebbe pesare 70 chili ne pesasse oltre 90, si assisteva in breve tempo, dopo trattamento, al ripristino del peso ideale di questi topolini. Ma perché si poteva giungere a tutto ciò? Perché i nuovi neuroni una volta trapiantati sviluppavano delle normali sinapsi, tramite le quali inviare e ricevere informazioni. “Abbiamo osservato che le cellule embrionali erano collegate alle altre con una precisione leggermente minore rispetto agli altri neuroni”, ha spiegato Jeffrey Flier, rettore della Harvard Medical School, che ha partecipato alla ricerca. “Ma questo non sembrava essere rilevante per il loro funzionamento. In un certo senso era come se queste cellule fossero minuscole antenne, che una volta accese hanno immediatamente captato il segnale della leptina. In particolare siamo rimasti veramente colpiti dalla capacità di un numero relativamente ristretto di neuroni di riparare i circuiti del cervello che fino a poco prima sembravano danneggiati in maniera irrecuperabile.”

Ma questa non è l'unica cosa che rende questa ricerca straordinaria. “La scoperta che queste cellule embrionali possano integrarsi in maniera così efficiente con il cervello ospite, ci rende ottimisti rispetto all'uso di tecniche simili per trattare altri problemi del sistema nervoso, a livello sia fisico che psichiatrico”, ha spiegato Matthew Anderson, docente di patologia sempre alla Harvard Medical School.

“Lo step successivo è chiedersi se potremo curare alla stessa maniera altre parti del cervello e del sistema nervoso – ha concluso Jeffrey Macklis, anche lui docente alla Harvard University – ad esempio quelle che riguardano malattie come la Sla, o condizioni come chi ha subito forti danni alla spina dorsale. Vuol dire che potremo ricostruire tutti i circuiti neurali danneggiati? Sospetto di sì.”

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