martedì 7 febbraio 2012

Epatite C: pronti due vaccini


Tutti sappiamo quanto grave possa essere l’epatite C, se consideriamo anche il rischio cui espone il fegato anche nei confronti di malattie persino mortali. Tuttavia qualcosa di importante si muove nella lotta a questa patologia virale.
Prima di vedere le nuove frontiere terapeutiche contro l’epatite C, vediamo brevemente di capire cos’è e come ci si ammala di epatite C. Per farlo riportiamo per intero quanto dice il sito on line, FondazioneFegato, limitatamente alle modalità di trasmissione del virus.

L’epatite C è una malattia del fegato causata dal virus HCV. La via di trasmissione è quella del contatto diretto con il sangue di qualcuno già infettato dal virus.La causa più comune di trasmissione è l’utilizzo promiscuo di aghi e siringhe infette che, correttamente, sarebbero monouso. Altre cause meno comuni di trasmissione sono: la condivisione di rasoi, spazzolini o forbici da unghie con persone infette; il contatto accidentale con sangue infetto, situazione questa che riguarda per lo più gli operatori sanitari l'esecuzione di tatuaggi e piercing con materiali non sterili;praticare sesso anale non protetto con partner infetti; praticare attività sessuale tra persone ad elevata promiscuità (partner multipli): questo aumenta il rischio di contrarre vari tipi di malattie veneree, le cui lesioni mucose possono rappresentare un fattore di rischio di trasmissione dell'epatite C. 
Infatti, nell'ambito di coppie monogame stabili non sussiste l'indicazione all'utilizzo del profilattico. In rari casi l’HCV può essere trasmessa dalla madre infetta al bambino, durante il parto. Questo rischio è più consistente nelle donne coinfette con il virus HIV. Il padre non trasmette il virus al nascituro attraverso la fecondazione. Il sangue per le trasfusioni, potenziale veicolo di contagio, è oggi analizzato per rintracciare la possibile presenza del virus HCV. Pertanto il rischio di contrarre l’infezione tramite trasfusioni è da considerarsi accidentale e altamente improbabile.

A questo punto, vediamo invece cosa la scienza è riuscita a scoprire a proposito degli inediti vaccini anti-HCV, ovvero quei vettori virali responsabili dell’epatite C. Tali vaccini sono stati presentati al Liver International Congress di Berlino dove si è potuto constatare gli effetti positivi che tali presidi hanno avuto sugli animali, al punto che ritenendo sicuro ed efficace l’utilizzo anche in umana, si è iniziato l’utilizzo sperimentale anche negli uomini.

Si parla di due vaccini, il primo somministrato a malati che mai erano stati trattai prima pur essendo affetti da infezione HCV cronica da genotipo 1. In questi malati si è osservato che inoculando il vaccino a distanza di 14 settimane dalla prima somministrazione e procedendo con una cura di 48 settimane si è osservata una forte risposta immunitaria in questi soggetti nei confronti della malattia. L’altro vaccino è stato testato invece su un popolazione di 27 persone sane nelle quali la risposta terapeutica è stata dimostrata a distanza di 52 settimane dalla prima somministrazione del farmaco, parrebbe di capire insomma, che queste persone si potrebbero essere immunizzate del tutto contro la malattia. Per Heiner Wedemeyer, segretario generale della European Association for the Study of the Liver (Easl), società scientifica che ha organizzato il meeting tedesco, "i vaccini sono un'eccitante area di ricerca, ora con la potenzialità di rappresentare un'altra arma contro l’epatite C”.

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