giovedì 29 marzo 2012

Polmonite: sintomi, diagnosi e cura


Quando parliamo di influenza dovremmo riflettere su un dato incontrovertibile. L’influenza, sia che si presenti in forma più aggressiva, sia che si faccia troppo clamore rasentando il “procurato allarme” come accaduto qualche anno fa, sia che si presenti in forma lieve, resta pur sempre una malattia infettiva, contagiosa, a larghissima diffusione e che ogni anno, quando si smorza la sua carica, se ne va  col il suo carico di morti che immancabilmente si porta dietro. Significa tutto ciò che di fronte a questa malattia dovremo atterrire? Sicuramente no, però, per lo meno, potremmo anche meglio comprendere l’importanza che alla malattia riservano i medici quando ci ricordano i fattori di rischio che entrano in gioco nel determinare la gravità dell’infezione, così come, dovremmo mettere in atto tutte quelle precauzioni che potrebbero evitarci non tanto il contagio, cosa per nulla semplice da attuare, semmai le ricadute, ma ancor di più, le gravi conseguenze che talora la patologia presenta, una di queste, ad esempio, la polmonite.



Il problema è che l’influenza è una malattia contagiosa che colpisce tutti, giovani compresi ed è davvero difficile immaginare un giovane che resista alla tentazione di sentirsi già guarito senza porre fine alla cautela che invece lo vorrebbe ancora a letto. Eppure, le conseguenze di un’epidemia influenzale non risparmiamo per nulla i giovani che possono andare incontro a serie ripercussioni costituite da malattie infettive sovrapposte, come ad esempio, accade con la polmonite. La polmonite è una di quelle malattie che solitamente può seguire un’influenza. Vero è che oggi disponiamo di antibiotici potenti in grado di stroncarla, ma vero è anche che non sempre il fisico di una persona non del tutto sana è in grado di fronteggiare un impegno come quello rappresentato dalla polmonite dopo un’influenza che ha richiesto uno sforzo ed uno stress per l’ organismo davvero pesante. Cominciamo col dire che intanto di polmonite si ammalano qualcosa come 500 mila persone all’anno, segno evidente che non parliamo certo di una malattia rara, né si vuole intendere che gli esiti della malattia sono infausti per tutti, ma non dimentichiamo che essendo la patologia spesso successiva ad un’influenza, lo stesso rischio che il soggetto ha corso e magari superato con l’influenza può ripresentarsi con la polmonite e dunque, quei fattori che individuavano le persone più esposte alla malattia influenzale dovranno essere tenuti presente.

Vediamo dunque come la polmonite si manifesta

Ciò accade quando i polmoni vengono colonizzati da agenti patogeni, per lo più batteri, che causano oltre all’infiammazione
dell’organo, anche una secrezione di liquidi a livello degli alveoli, che sono delle nicchie in cui il sangue si ossigena con la conseguenza che oltre ad una minore ossigenazione del sangue da parte dei tessuti, si creano dei veri e propri ostacoli alla respirazione, che di fatto diviene difficoltosa e rumorosa. Ma c’è di più, intanto occorre dire che la polmonite può estendersi ad organi vicini come i bronchi ed in questo caso si parla di broncopolmonite e non solo, non esiste una sola forma della malattia, perché questa è strettamente dipendente dal patogeno che l’abbia provocata. Ad esempio, una polmonite su base batterica è una cosa, ma se è su base virale o micotica, ovvero determinata da funghi, in quest’ultimo caso, è un’altra cosa, anche più grave e difficile da trattare.
La polmonite è una malattia che si riscontra in maniera ubiquitaria nel mondo, soltanto che nei Paesi poveri la malattia, stante le condizioni igieniche precarie e la scarsa alimentazione, resta pur sempre un vero flagello. Vista dunque la diffusione della malattia occorre distinguerla nelle due forme principali per meglio classificarla. Esiste infatti una polmonite da comunità e una nosocomiale. Tale distinzione fa ben comprendere come la malattia sia strettamente collegata all’agente patogeno ove dislocato, tant’è che nella prima forma non si distingue il luogo ove si contrae la malattia, nella seconda, si tiene conto dell’alta diffusione della patologia  negli ospedali e riguarda, generalmente, pazienti anziani con esiti della malattia, a volte, infausti.

Si tratta di capire a questo punto cosa causi la malattia, ferma la distinzione prima fatta circa il
ruolo esercitato dai diversi patogeni, occorre ricordare l’incidenza rivestita dallo Streptococcus pneumonite, che, comunemente si definisce pneumococco, sensibile agli antibiotici, ma sufficiente in qualche caso di annientare un paziente defedato o affetto da un quadro multipatologico. Esiste anche un altro agente patogeno che riscontriamo nei luoghi per lo più di ritrovo ad alta densità abitativa, in questo caso ci riferiamo al Mycoplasma pneumonite o Haemophilus Influenzae. Un altro batterio che fece parlare di sé diversi anni fa fu il Legionella pneumophila che trova il suo habitat ideale nell’acqua e aggredisce l’uomo penetrando negli ambienti tramite l’aria condizionata.

Occhio al virus

La polmonite virale esiste nella forma indiretta, ovvero, il virus responsabile non sarebbe da solo in grado di originare la malattia ma lo fa causando altre forme patologiche infettive come la varicella, il morbillo, la stessa influenza e la temutissima S.A.R.S.  La cura di queste malattie di solito si rivolge alla terapia da effettuare sulla malattia dalla quale la polmonite abbia avuto origine, tenendo conto del ruolo apportato dagli antibiotici che se sono inermi contro il virus, evitano la sovrapposizione batterica in un terreno già esposto ad infezioni. Chiudiamo con le polmonite micotiche, ricordando la Pneumocistis carinii che attacca pazienti immunodepressi già ammalati a causa di gravi patologie come avviene con i tumori, le leucemie, i malati terminali, i malati di AIDS.  

Da ricordare che in presenza di patologie quali le bronchiti croniche, lo scompenso cardiocircolatorio, il diabete, l’etilismo cronico, che abbiano già piegato le difese immunitarie del soggetto, la possibilità di ammalarsi di polmonite risulta molto alta. Stessa cosa per quanto concerne anziani e bambini piccoli, così come è importante il ruolo esercitato da farmaci cosiddetti immunosoppressori, a partire dal cortisone o da farmaci antitumorali utilizzati, a volte, per la cura di alcune malattie autoimmuni.

Occorre ricordare che un primo episodio di polmonite non immunizza la persona che può incorrervi  ogni qualvolta sussistano le condizioni, così come è ritenuto raro il contagio da individuo malato a quello sano.

Infine occhio a questi sintomi, la tosse è il primo indizio, la febbre è una costante della malattia, il dolore e la difficoltà respiratoria, insieme alla iperproduzione di
muco,  di norma completano il quadro clinico. Attenzione agli anziani, in queste persone la polmonite può accompagnarsi ad uno stato di ipotermia, insieme ad affaticamento, confusione mentale, pelle bluastra, stato questo che riguarda anche i bambini affetti dalla malattia ce che ci indica la sofferenza cui stanno andando incontro i tessuti a causa del grado di ipossia, ovvero, carenza di ossigeno, causato dalla malattia.  




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