mercoledì 23 maggio 2012

Tumore al seno: perchè fa meno paura


Fa meno paura di un tempo il carcinoma mammario, il tumore al seno che rappresenta per le donne un vero spauracchio. Il motivo per il quale tale grave neoplasia suscita meno preoccupazione sta nel fatto che oggi, molto più di un tempo, grazie allo screening, alla terapia adiuvante dopo l’ intervento, alla tipizzazione biologica della neoplasia fino all’utilizzo di nuovi farmaci, hanno reso le probabilità di cura e relativa guarigione del tumore del 90%.

Un traguardo importantissimo, come rilevato a Modena all'International breast cancer conference, un incontro che ha riunito nella città emiliana qualcosa come 250 esperti che, coralmente, hanno affermato che, di fronte a tali conquiste della moderna medicina, oggi di tumore al seno si guarisce nove volte su dieci.

Nelle giornate di studio si è anche stigmatizzato il fatto che in  Italia, a fronte dei 40mila nuovi casi, si verificano 11mila decessi, con una tendenza in calo di quest'ultimi. «Oggi la probabilità di guarire per una donna, a cui venga diagnosticato il carcinomadella mammella, supera oramai il 90%» puntualizza Pier Franco Conte, del Dipartimento integrato di oncologia e ematologia . Gli esperti hanno sottolineato che i dati vanno letti tenendo conto del fatto che sono in crescita i casi nelle donne molto giovani e in quelle che superano i 65 anni di età, questo a causa dell'aumento della vita media, e della non trascurabile casistica che interessa il genere maschile.

Grande attenzione è stata data dagli studiosi alla diagnosi precoce mediante screening mammografico, anche tenuto conto del fatto che oggi si propende per attuarlo nelle donne che abbiano una fascia di età compresa fra 45 e 69 anni, così come si è sempre di più rivelata importante la risonanza magnetica in quelle donne giovani ma rischio carcinoma ereditario.

«Si tratta di una tecnica di imaging che rileva lesioni molto piccole che sfuggono alla mammografia, ma non va usato come esame diagnostico di routine, perchè si rischia un eccesso di chirurgia più invasiva. Mentre oggi i trattamenti chirurgici tendono a essere sempre più ridotti» ha commentato Conte. Un altro aspetto su cui si è aperto il confronto è il problema dei piccoli studi: «Le alterazioni genetiche specifiche, che caratterizzano alcuni sottotipi di tumore spiegano perchè ogni tipo di tumore si comporta in modo diverso e con una diversa aggressività. E spiega anche la differenza di efficacia dei farmaci: ogni sottotipo ha una diversa sensibilità alle terapie ormonali o con farmaci molecolari o alla chemioterapia. Ma questo significa trovarsi di fronte a tante patologie diverse che a loro volta sono rare poiché riguardano una piccola parte, 1-2%, delle pazienti» ha spiegato l'esperto «e questo crea un problema sulla sperimentazione in piccoli campioni che mancano di forza statistica secondo gli attuali parametri. La difficoltà si riflette anche, a livello regolatorio, nelle decisioni sulla rimborsabilità».

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