mercoledì 27 giugno 2012

Aids: non è per nulla scomparso


Si parla meno di Aids, fatto questo che potrebbe anche tranquillizzarci, ma purtroppo se oggi si parla molto meno di un tempo del virus Hiv non è solamente dovuto al fatto che, indubbiamente la scienza medica ha fatto importanti passi avanti nella terapia della grave malattia, lo si fa, probabilmente, perché pensiamo, come per incanto, di esserci liberati dalla patologia infettiva che sicuramente conosciamo meglio di un tempo ma ciò non significa che l’Aids sia scomparso, tutt’altro, a riprova di come il fenomeno sia presente in tutta la sua gravità, lo dimostra  il numero incredibilmente alto di donne sieropositive. Proprio la constatazione dell’elevato numero di donne sieropositive, se ne contano 50 mila solo in Italia ed è un numero in difetto, ci palesa un'altra faccia della grave patologia, quella di essere ubiquitaria nei due sessi, eppure, nell’immaginario collettivo siamo più indotti a ritenere gli uomini i soggetti più esposti al virus che le donne e questo è un grave errore che continuiamo, sia pure inconsapevolmente, a fare.


Ma c’è da aggiungere anche un altro aspetto per nulla secondario e che in qualche modo si rifà alla conta delle pazienti sieropositive, come detto, calcolate per difetto e sotto quest’aspetto le motivazioni sono tantissime, a partire dalla ritrosia della donna a doversi confrontare col partner ammettendo il suo stato, per non parlare che sperare che una sieropositiva ammetta a parenti o colleghi di lavoro il proprio stato è un’altra chimera, ciò nonostante le agevolazioni che la Legge concede alle donne lavoratrici che in qualche modo abbiano avuto a che fare con la patologia. permessi per malattia o richiesta di l'invalidità. Per non parlare poi del desiderio di maternità, che in molti casi rimane un sogno che viene riposto nel cassetto.

Quello che colpisce di più, comunque, è come avviene l'infezione. «In quattro donne sue dieci» sostiene Antonella D'Arminio Manforte, del centro Malattie infettive del San Paolo di Milano «le donne vengono contagiate dal partner abituale, e nel 37% dei casi sono anche a conoscenza della sua sieropositività» C'è quindi bisogno di un nuovo approccio culturale e clinico alla malattia, che troppo spesso vede il sesso "debole" emarginato e stigmatizzato ancor più di quanto avviene nel maschio. «Si potrebbe iniziare coinvolgendo più donne nei trial per la sperimentazione dei nuovi farmaci» ci tiene a precisare D'Arminio Manforte. «Oggi, soltanto il 30% dei soggetti inseriti nei programmi di ricerca è composto da donne».

Come si vede manca una casistica precisa che quantifichi l’esatto numero di donne sieropositive in Italia ma, soprattutto, dall’evidenza dei fatti, si comprende un altro dato sconvolgente, ovvero, la donna sieropositiva molto spesso lo diviene per colpa del proprio partner, eppure preferisce tacere, così come molte donne fanno,quando il proprio partner le tradisce!

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