venerdì 22 giugno 2012

Morbo di Parkinson: altre novità


Vi sarebbero delle novità nella cura del Morbo di Parkinson in forma molto grave e tali novità potrebbero giungere a breve e grazie all’impiego delle cellule staminali. Lo studio volto all’impiego di tali cellule prelevate dallo stesso paziente, cellule autologhe, è appena partito su venti pazienti di età superiore ai 40 anni che dopo essersi sottoposti a tutte le cure del caso non hanno ottenuto beneficio alcuno. Lo studio, condotto
dalla Fondazione Grigioni - Istituti clinici di perfezionamento e dalla Cell Factory 'Franco Calori' del Policlinico di Milano, subirà una prima valutazione fra sei mesi, mentre i lavori dovrebbero concludersi dopo un anno.

"Si tratta di uno studio italiano di grande livello che ci permette di operare con tecniche molto sofisticate di isolamento cellulare - dichiara Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson di Milano. L'obiettivo è verificare se le cellule staminali mesenchimali del malato, utilizzate sul paziente stesso, siano in grado di rallentare la progressione della malattia e ridurre i sintomi che compromettono una vita normale. Il possibile impiego delle cellule staminali per le malattie neurodegenerative rappresenta una grande speranza per i pazienti. E noi, siamo convinti che questo tipo di terapia riparativa dell’encefalo permetterà in futuro di poter utilizzare queste cellule anche per sistemare piccoli danni".

"Le cellule staminali multipotenti - precisa Rosaria Giordano, direttore tecnico della Cell Factory della Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico - verranno prelevate dal midollo osseo dei pazienti con un’aspirazione dall’osso del bacino (al cui interno è contenuto il sangue midollare, molto ricco di staminali). Le cellule saranno quindi opportunamente trattate e poi somministrate al paziente affinché svolgano la loro funzione biologica di riparazione del tessuto cerebrale. E’ stato già osservato in modelli animali ammalati di Parkinson che le cellule somministrate riescono a raggiungere le aree cerebrali colpite dalla malattia e influenzano positivamente il tessuto circostante, riducendo la morte cellulare. Riguardo al meccanismo responsabile di questo effetto, è stato evidenziato come le cellule staminali multipotenti siano in grado di secernere sostanze che agiscono sul tessuto sano, preservandolo dal danno".

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