mercoledì 16 gennaio 2013

Mal di stomaco: un vecchio farmaco sempre attuale








Il mal di stomaco anche quando non è avvertibile come vera e propria colica addominale, è capace di renderci difficile il proseguo della giornata o di toglierci il sonno la notte. Parliamo di mal di stomaco, ma sarebbe più corretto parlare di malesseri addominali di tipo spastico, un disturbo questo che affligge 25 persone su cento nella sola Italia, un dato che per altro è anche sottostimato, visto che la stragrande maggioranza delle persone sottace il disturbo al medico e si cura come può ricorrendo al farmaco del vicino di casa, prassi questa sicuramente sconsigliabile! Che il dato sia sottostimato lo rivela anche uno studio che ha voluto tracciare la situazione circa la gravità annessa ai dolori addominali di tipo spastico, ci riferiamo al congresso internazionale di gastroenterologia, il Digestive Disease Week (DDW) tenutosi a Los Angeles. 

I dati fanno riferimento ad uno studio epidemiologico realizzato su scala mondiale e ci mostrano come un individuo su 4 soffra di questo disturbo fastidioso e talvolta debilitante. Scopo delle giornate di studio era quello di cercare di tracciare l’identikit del paziente in preda a questi disturbi addominali, sulla base dei sintomi lamentati, con la consapevolezza che la medicina è sicuramente in grado di debellare le eventuali malattie associate con un trattamento terapeutico che non si limiti a tratteggiare i farmaci efficaci per queste affezioni gastrointestinali, ma anche suggerendo nuovi stili di vita per quel paziente su quattro persone sane che lamenta tali disturbi.

“Questi nuovi dati confermano che in tutto il mondo molte persone soffrono di un disturbo caratterizzato da dolori spastici o malessere nella regione addominale. Ciò ci permette di ottenere un quadro chiaro, Paese per Paese, sia sulla diffusione del disturbo, sia di quanto questo crei disagio nella popolazione generale”, ha dichiarato il Richard Locke della Mayo Clinic. Utile a questo punto sottolineare il fatto che fino adesso un eventuale approccio terapeutico spesso è stato limitato al ricorso a quella o quell’altra molecola atta a contrastare il sintomo, ma non a risalire all’origine del malessere, fatto che ha anche partecipato a creare confusione nel paziente che, oltretutto, con la consapevolezza che si fa strada in lui riguardo al fatto che non esista una vera cura contro il suo disturbo, finisce con il disertare eventuali future visite compresi nuovi accertamenti diagnostici. Eppure non si può negare che pur in presenza di disturbi associati a dolori intestinali sia pure non insopportabili, si è ugualmente in presenza di uno stato di debilitazione capace di far scadere la qualità della vita in chi ne soffre. Basti considerare che i due terzi dei malati hanno riferito che l’insorgenza del disturbo è improvvisa e quasi sempre inaspettata. Ma c’è di più, più di tre pazienti su dieci lamenta una ciclicità del sintomo doloroso, visto che i malesseri si presentano almeno una volta alla settimana. 

Ma di che sintomi parliamo? 

Ci riferiamo a quegli stessi disturbi di cui si è parlato al congresso d’oltreoceano, ovvero, dolore addominale e spasmi che interessano la muscolatura liscia del tratto gastro-intestinale, spesso accompagnato da altri sintomi quali stipsi, diarrea, meteorismo e flatulenza. “Il dolore addominale si presenta come uno spasmo ad intervalli e quando arriva al punto cruciale è come se fosse una morsa che ti stringe lo stomaco e la pancia in maniera forte. Sono dolori intervallati, comincia con un dolorino fino al dolore più forte, con nausea, aria come se digerissi sempre, e poi il dolore pian piano risale, sempre ad intervalli” – afferma una paziente. “Per calmarlo prendo un antispastico che porto sempre con me in borsa per sentirmi più sicura. Quando prendo l’antispastico, in fase acuta anche 2 pastiglie, si distende la muscolatura e comincia la fase discendente e i dolori pian piano vanno via” – continua la paziente. Secondo Locke, “Chi ne soffre non ama parlare dei propri sintomi. Spesso i pazienti pensano di essere gli unici a soffrirne, o in taluni casi, di esserne stati essi stessi la causa per aver mangiato qualcosa di sbagliato o aver accumulato troppo stress”. E non solo, la difficoltà di una diagnosi e relativa terapia è anche data dal fatto che pur in presenza di un intestino “sano”, lo stesso non lavora come dovrebbe, ma non per questo non è possibile trattare adeguatamente il paziente. 

Certo non possiamo nascondere che lo stress, l’ansia, il supermenage di tipo lavorativo, le cattive abitudini alimentari, uno stile di vita per nulla corretto, finiscono con l’incidere pesantemente sullo stato simil-patologico insorto, ne deriva che prima ancora che parlare di farmaci, dovremmo correggere il nostro modo di approcciarci alla vita, dovremmo badare a limitare le sostanze irritanti, gli alcolici, ad esempio, il fumo di sigaretta, il consumo eccessivo di caffè. Ma siamo certi che sia sempre possibile intervenire sui fattori esterni per migliorare lo stato di questi pazienti? Qualche dubbio resta, anche perché, come si fa ad invitare la gente a sottoporsi a minori stress quando è la stessa vita che l’uopmo moderno conduce, compreso il modo del tutto soggettivo del singolo di affrontare le difficoltà di ogni giorno che aprono la strada a sempre maggiori occasioni di stress. 

Tanto è vera questa consapevolezza di come sia arduo modificare a lungo gli stili di vita per beneficiare di tali cambiamenti per la nostra salute, che i pazienti che incorrono in disturbi intestinali del tipo appena visto, preferiscono cercare le risposte ai loro malesseri nei farmaci, antispastici per lo più, visto che lo fanno più di otto persone su un campione di dieci pazienti che hanno in comune la stessa sintomatologia a carico del digerente. “I risultati di questi studi mostrano che la comparsa e la gravità dei sintomi associati a questo disturbo sono pressoché omogenei in ogni parte del mondo. I cambiamenti nello stile di vita e l’utilizzo di farmaci, ad esempio gli antispastici, possono contribuire ad alleviare i sintomi ed a ridurre la durata degli attacchi,” ha dichiarato il Eamonn Quigley del Alimentary Pharmabiotic Centre, National University of Ireland. 

Alla luce di tutto ciò, senza voler minimizzare in nessun modo il ruolo attivo che ognuno di noi dovrà avere nei confronti degli stili di vita assunti, parrebbe anche utile richiamare l’attenzione di questi pazienti sul ruolo esercitato da una molecola farmacoloogica presente sul mercato da diversi decenni ed in parte rivalutata oggi dalla moderna medicina sulla scorta dei benefici che è in grado di arrecare a questi pazienti e alla luce del fatto che parliamo di un farmaco da banco. Ci riferiamo al N-butilbromuro di joscina, la principale molecola farmacologica oggi riconosciuta a livello mondiale tra gli antispastici da banco utilizzati ed affidabili nel trattamento sintomatico delle manifestazioni spastico-dolorose che interessano il tratto gastro-intestinale. La sua azione antispastica sulle pareti della muscolatura liscia degli organi cavi addominali dà sollievo al dolore. 

LN-butilbromuro di joscina è commercializzato in Italia da Boehringer Ingelheim con il nome commerciale di Buscopan®. Vorremmo anche questa volta trarre insegnamento dal recente Congresso di Los Angeles per stigmatizzare un problema in parte sottovalutato dalla stessa medicina e che è rappresentato da quei malesseri diffusi e abbiamo visto come, in quella popolazione di persone che risente in maniera eccessiva del logorio della vita convulsa che vive e di fatto reagendo in maniera eccessiva agli stimoli, indirizzando le proprie tensioni, inconsapevolmente nel proprio organo bersaglio, nello specifico, il proprio apparato digerente. La scelta della molecola non vuol essere però un consiglio terapeutico in assoluto, semmai quanto oggi la scienza ha individuato, fra tutti gli antispatici testati, quello che pare rispondere in maniera più appropriata al malessere di parte di questi pazienti. L’invito alla prudenza anche per questi malati viene ancora una volta rinnovato, anche in presenza di un farmaco da banco, visto che non ci stancheremo mai di consigliare al paziente di parlare del proprio disturbo col proprio medico, anche alla luce del fatto che talora, dietro disturbi vaghi possono mascherarsi eventuali patologie che per essere snidate devono essere diagnosticate dal clinico interpellato. 

Note riguardo lo studio recente effettuato sulla scorta dei benefici evidenziati dal farmaco sui soggetti affetti dal disturbo Lo studio epidemiologico è stato condotto in due fasi. Nella prima fase l’indagine epidemiologica, volta ad indagare l’incidenza del disturbo nella popolazione generale, ha interessato più di 9.000 soggetti di 9 diversi Paesi. Nella fase successiva, l’indagine si è focalizzata su circa 200 sofferenti del disturbo in otto Paesi. L’obiettivo di questa seconda fase è stato quello di valutare in maniera più approfondita la natura dei disturbi addominali, le sue caratteristiche durante gli attacchi e il ruolo della terapia farmacologia nella gestione dei sintomi. Bibliografia 1. Tygat GNJ, Paulo LG, Mueller-Lissner S, et al. The community prevalence of abdominal pain and cramps: A multi-national survey. Digestive Disease Week. 2006 Poster

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