martedì 12 marzo 2013

Diabete: non solo fame, sete e urina abbondante nella espressione della sintomatologia, ma molto altro

Che il diabete sia una malattia insidiosa e potenzialmente in grado di provocare malattie anche mortali non ci sono dubbi, che il diabete sia una malattia a larghissima diffusione, basti pensare che nel mondo intero ogni due secondi due persone si ammalano di questa malattia e ben 4 milioni di persone muoiano a causa del diabete o per le sue conseguenze finali, non avevamo ancora incertezze, forse quello che non sapevamo ancora è che fra 15 anni, se non interverrà la medicina con nuovi presidi atti a stroncare questa patologia, ci ritroveremo nel mondo qualcosa come quasi mezzo miliardo di persone diabetiche con costi sociali elevatissimi e grandi sofferenze per malati e loro parenti. Atteso che fino ad oggi non esiste una cura preventiva della malattia, sempre di più considerata genetica, risulta invece sempre più interessante cogliere altri aspetti di questa patologia, in ambito alla diagnostica e alla sintomatologia e solo puntualizzando questi due aspetti del diabete possiamo sperare di prevenirlo o per lo meno curarlo prima ancora che abbia danneggiato irreversibilmente organi o interi apparati dell’organismo.

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I controlli preventivi

Oggi la medicina ha mutato l’approccio alla malattia rispetto a soli quindici anni fa. Oggi si interviene subito su un paziente che mostri un tasso di glicemia poco al di sopra della norma, infatti, a fronte di un valore normale di glicemia intorno a 100 mg per litro, assistere ad un valore ematico intorno ai 140 mg/l è già sufficiente per intervenire con i farmaci e non con la sola dieta alimentare come si faceva un tempo. Ma c’è un altro valore importante da considerare nel soggetto diabetico o che sta per diventarlo. Il valore della emoglobina glicata che se intorno a valori compresi fra sette e otto, indica uno stadio della malattia tale da richiedere l’intervento del medico. Ciò in quanto, non dovrà solo ritenersi importante il valore della glicemia ma, soprattutto, quello dell’emoglobina glicata.
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Cosa sarà mai l’emoglobina glicata

Cominciamo col dire che è impossibile stabilire in ogni momento della giornata il valore della glicemia in un qualsiasi soggetto e nel diabetico stesso, anche se la rilevazione della glicemia mediante appositi kit viene fatta anche cinque volte al giorno, non potremmo mai stabilire il vero tasso glicemico di quel paziente in tutti i momenti della giornata. Tuttavia, grazie all’emoglobina glicata, intesa come quella parte di proteina attaccata ai globuli rossi è possibile stabilire a ritroso i valori approssimativi della glicemia degli ultimi due mesi. Il motivo è dato dal fatto che l’emoglobina è infatti una proteina in grado di trasportare i globuli rossi che penetra al loro interno. Ricordando che la vita media dei globuli rossi è intorno ai 120 giorni, siamo in grado di capire quanto glucosio si sia legato alla emoglobina e, dunque, alla luce di tali constatazioni, più alto è il livello di emoglobina glicata più alto sarà stato il tasso di glucosio nel sangue e così, dall’esame dei valori registrati dall’emoglobina glicata riusciamo ad ipotizzare i livelli medi di glicemia nelle ultime otto settimane. Ne deriva che, quel diabetico che non ha osservato alcuna dieta alimentare, se non a ridosso degli esami di routine, potrà ritrovarsi con una glicemia normale ma un alto tasso di glicemia glicata. Ne deriva che questo è in qualche modo un esame predittivo in quanto capace di informarci sul futuro del paziente diabetico, la cui continua positività all’esame dell’emoglobina glicata ci potrebbe persino far ritenere che siamo in presenza di un soggetto diabetico che nei cinque anni a seguire dalla data in cui si sia ammalato di diabete, che non coincide sempre con la data in cui ha saputo di essere diabetico, ha alte probabilità di andare incontro alle conseguenze dirette del diabete stesso, infarti, ictus, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, solo per citare alcune patologie o eventi negativi insorti e comunque potrebbe avere il 25% di possibilità in più di incorrere in questi eventi.
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La sintomatologia del diabete: non solo fame, sete e urina abbondante

Possibile che una malattia tanto importante quale di fatto è il diabete, sia correlata a sintomi a volte così sfumati da farla passare per anni inosservata? Purtroppo si, riferirsi infatti ai sintomi plateali quali la sete eccessiva, la fame famelica e l’abbondante urina emessa nel corso della giornata per individuare un diabete è troppo poco per centrare il problema in tutta la sua drammaticità. Purtroppo un diabete latente se non è giunto a certi livelli potrebbe coesistere in noi anche in assenza di questi sintomi oppure presentando gli stessi in modo sfumato ed a volte persino occasionale. E’ ovvio che una persona che in un momento della propria vita si veda costretto ad assumere acqua in modo smodato come se si trovasse in un deserto torrido dovrà per forza di cose ricorrere al medico per indagare sulla base della sua sintomatologia, ma esistono altre forme di diabete, inizialmente meno aggressive, che possono anche non palesarsi con i fastidi sopracitati e magari passano prima da un dimagrimento eccessivo e rapido della persona, accompagnato da lunghi periodi di astenia e uno scadimento delle proprie performance che si riflettono sul lavoro, ad esempio, o sullo studio se trattasi di soggetti giovani sopratutto. Spesso il tutto si manifesta anche con un’inaspettata resistenza da parte dell’organismo a riparare da solo piccole ferite cui il soggetto sia andato incontro, oltre a ritenersi più soggetto a tutta una serie di infezioni a carico, ad esempio, delle vie respiratorie cui prima non era mai incorso o, ancora, a livello ginecologico che tardano a risolversi. Anche la performance sessuale spesso risente di un diabete conclamato o latente che sia ed in presenza anche di uno solo di questi sintomi, il ricorso al medico curante dovrà essere veloce e senza indugio alcuno, anche perché, spesso, il diabetico che non sa di essersi ammalato, scopre la sua patologia in occasione di eventi più drammatici, ad esempio, nel corso di un Tia o, ancor peggio, di un ictus.

Prevenire è meglio che curare

In linea teorica ogni diabete potrebbe essere prevenuto, in pratica la routine quotidiana ci porta poco ad indagare sulla nostra salute quando ci sentiamo in perfetta forma. Ma atteso che il diabete è una malattia ad alta predisposizione familiare, sarebbe buona norma, laddove nell’ambito di un nucleo familiare c’è un soggetto diabetico, indagare sulla malattia anche in assenza di sintomi importanti e per farlo basterebbe affidarsi a semplici esami del sangue e delle urine in grado di farci comprendere cosa nel nostro organismo non sta funzionando a dovere. L’esame delle urine oltretutto è fondamentale perché ci palesa anche la funzionalità dei reni e l’eventualità di essere affetti da diabete, ancora una volta senza esserne a conoscenza, pur con una presenza di glucosio nelle urine in un’alta percentuale. Scoprire ciò dovrà indurre il malato ancor di più a recarsi presso il proprio medico per investigare sulla malattia già in essere. Riscontrare infatti glucosio nelle urine è un segno tangibile che la quantità di glucosio nel sangue è tanto alta che l’organismo la espelle con le stesse urine e ciò null’altro è che il primum movens di un danno che stiamo già arrecando ai reni, con la conseguenza che un diabete scompensato per lungo tempo finisce per riverberare la propria nefasta azione a livello dei reni che finiscono col tempo di funzionare correttamente, aprendo la strada a quella che si definisce insufficienza renale cronica, una malattia di fatto incurabile che si può solo arrestare con criteri alimentari restrittivi e particolari farmaci specialistici che cerchino di arrestare la progressione della malattia e, soprattutto, riportando la glicemia nella normalità, ovvero, curando il diabete. 

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