giovedì 14 marzo 2013

Infarto: due studi del CNR contro la cardiopatia ischemica e due malattie rare cardiache

L’infarto cardiaco, più precisamente la cardiopatia ischemica, è la prima causa di morte nei Paesi più evoluti e per quanti sforzi si facciano per trattare farmacologicamente il paziente andato incontro ad un evento così tanto grave, per quanto impegno la medicina dedichi alla cura dello scompenso cardiaco, non si è ancora giunti alla scoperta di quel o quei farmaci che possano agire in modo del tutto soddisfacente nel riportare il paziente alla normalità. 

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--> Tuttavia recentemente a seguito di due studi scientifici condotti da Antonio Baldini e Gabriella Minchiotti, rispettivamente direttore e ricercatrice dell’Istituto di genetica e biofisica ‘Adriano Buzzati Traverso’ (Igb-Cnr) di Napoli, annettono alle cellule staminali il cammino da seguire per giungere alla risoluzione di un evento tanto drammatico quale di fatto è la cardiopatia ischemica e non solo.

In primis si parla di proteine ed in particolare della proteina Cripto capace di veicolare e differenziare le cellule staminali in cardiomiociti. Cosa significa questo. Significa che quando impiantiamo una cellula staminale all’interno di un tessuto questo per far funzionare l’organo sul quale è stata impiantata deve differenziarsi, ovvero, crescere e divenire parte integrante di quel tessuto e non solo, studiando le cellule staminali embrionali del topo si sono osservate ulteriori due inedite molecole che sono state chiamate APJ, un recettore di membrana e ligando Apelina su cui va ad agire la proteina Cripto che si lega ad entrambe le molecole perfezionando la differenziazione della cellula staminale e rendendola del tutto compatibile con il ruolo che andrà a svolgere all’interno del tessuto cardiaco. Il lavoro apre nuovi orizzonti sia nella comprensione dei meccanismi molecolari della cardiogenesi sia nella ricerca sul cancro.
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Lo stesso CNR contestualmente a questo primo studio scientifico, ne ha eseguito un secondo, stavolta riguardante la cura di due malattie rare congenite, la Velocardiofacciale e la Sindrome di DiGeorge, entrambi malattie genetiche con ripercussioni negative a livello cardiaco. Lo studio è stato svolto da Antonio Baldsini e la sua equipe ed è stato pubblicato su Circulazion Research. Si è visto che a causare entrambe le malattie è la mancanza di una proteina, la Tbx1 codificata da un particolare gene. Un tempo si riteneva che la malattia associata a tale proteina fosse la mutazione del suo gene, ma oggi si è invece visto che le malattie associate a tale proteina si manifestano quando questa non viene più prodotta con ripercussioni importanti a livello della struttura cardiaca. Ma si è anche visto, sempre nei topi, che se si ha un eccesso di Tbx1, i progenitori cardiaci non differenziano normalmente o differenziano troppo tardi, causando comunque difetti cardiaci”.

“Cripto e Tbx1”, conclude il direttore dell’Igb-Cnr, “pur agendo sullo stesso ‘lineage’ cellulare, sono due proteine distinte nelle fasi di sviluppo.  La prima agisce a monte, durante la fase di ‘decisione’ del fato cellulare, la seconda a valle, quando il fato cellulare è già deciso ma le cellule sono ancora immature e in grado di differenziare i tipi cellulari del tessuto cardiaco”.
Questa ricerca permette di iniziare a capire come si formino i cardiomiociti dalle cellule staminali  e quindi di identificare i bersagli molecolari per sviluppare terapie per la rigenerazione del tessuto cardiaco. I laboratori dell’Igb sono impegnati a raggiungere tale obiettivo.

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