lunedì 28 settembre 2015

Farmaci: non sempre nei bambini vale la metà dose



Bambini e adolescenti non sono adulti in miniatura”. Per cui non vale l’idea di dare loro metà cucchiaio di un farmaco o mezza pasticca. “Non dare loro i tuoi farmaci rivolgiti sempre al pediatra. Per la loro salute, il senso della misura non basta”. È il claim della campagna di comunicazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) su farmaci e pediatria, che però sta facendo discutere.
Nello spot video della campagna si dice: “Ogni giorno a migliaia di bambini vengono somministrati farmaci non sperimentati per uso pediatrico, spesso senza nessuna prescrizione né controllo medico. Ma chi li espone a questi rischi? Non dare loro i tuoi farmaci. Lattanti, bambini e adolescenti non sono adulti in miniatura. Rivolgiti sempre al pediatra. Se ti sta a cuore la loro salute, il senso della misura non basta”. Il progetto della campagna, spiega l’Aifa, mira a diffondere informazioni certificate e corrette sull’uso dei farmaci per i più piccoli. Ma qualcuno non è convinto: il Moige, Movimento Genitori, considera la campagna allarmistica, tanto da averla segnalata all’Istituto di autodisciplina pubblicitaria.
Afferma l’Aifa: “L’esigenza di sensibilizzare la popolazione a un uso responsabile e consapevole dei farmaci in pediatria è particolarmente sentito dalle Società scientifiche dedicate che hanno inoltre evidenziato l’importanza di promuovere studi clinici in ambito pediatrico. La popolazione pediatrica risulta, infatti, scarsamente indagata con riferimento ad un uso razionale dei farmaci ad essa destinati. Ne consegue che molto spesso, in mancanza di dati provenienti da studi clinici specifici, vengono impiegati nei bambini medicinali in realtà autorizzati per l’età adulta, ma a dosaggi inferiori. In pratica si considera il bambino come un piccolo adulto. Ma ciò espone a rischi. Non tutti i farmaci utilizzati in ambito pediatrico, infatti, hanno la stessa identica risposta in lattanti, bambini e adolescenti, a causa delle differenze di metabolizzazione e assorbimento degli stessi e dei diversi processi di crescita. Al momento della somministrazione, quindi, deve essere posta molta attenzione alla scelta dei medicinali e ai rispettivi dosaggi, da valutare in base alle età dei giovani pazienti”. Sono tre i messaggi principali sui quali verte la campagna di comunicazione. Il primo riguarda il fatto che


"Il bambino non è un piccolo adulto” 

“Il contenuto comunicativo in questione cercherà di sviluppare una maggiore consapevolezza sugli errori commessi durante la somministrazione dei farmaci ai bambini quale, ad esempio, la riduzione delle dosi di un medicinale comunemente utilizzato per adulti, arbitrariamente ritarate in base al peso corporeo e all’età del bambino”. Il secondo, sottolinea che lattanti e adolescenti hanno età diverse, quindi servono farmaci e dosi diversi. Il terzo evidenzia il valore della ricerca scientifica a vantaggio dei piccoli pazienti, tanto che in una delle locandine una bambina vestita da medico dice: “Voglio farmaci adatti a me. Sperimentazione? Ok”.
 

E' pericoloso diminuire la dose di un farmaco per adulti e somministrarlo ai bambini
Secondo l’Aifa, infatti, il problema pratico della disponibilità di farmaci adatti ai bambini non è ancora stato risolto, nonostante i progressi della farmacologia clinica: “Nel complesso, la percentuale dei farmaci per l’età pediatrica su cui sono state effettuate sperimentazioni è ancora inferiore al 50%: ciò significa un utilizzo nel bambino off-label, ovvero con dosaggi, indicazioni e formulazioni non specificamente provate per l’età pediatrica – spiega l’Agenzia – È necessario far comprendere che la partecipazione volontaria dei bambini e degli adolescenti agli studi clinici contribuisce a colmare la mancanza di dati, garantendo ai più piccoli maggiore qualità, sicurezza ed efficacia dei farmaci a loro destinati”.
Questo tipo di comunicazione però non ha convinto il Movimento Genitori (Moige). Spiega Maria Rita Munizzi, presidente nazionale Moige: “La nuova campagna dell’Agenzia del farmaco crea forte allarme tra i genitori. Recita il claim sui cartelloni affissi per le strade: ‘Solo gli studi clinici condotti sui bambini garantiscono la sicurezza e l’efficacia dei farmaci’, con tanto di foto di bambina nei panni del dottore. Ma quindi, fino ad ora, come abbiamo curato i nostri figli essendo almeno la metà dei farmaci pediatrici non testata sui minori? Significa che fino ad oggi abbiamo curato i nostri figli con farmaci insicuri ed inefficaci? Chiediamo al Ministro Lorenzin di fare chiarezza sull’opportunità di una simile comunicazione”. L’associazione ha deciso di denunciare la pubblicità all’Istituto per l’autodisciplina pubblicitaria, perchè se la comunicazione commerciale deve essere “onesta, veritiera e corretta”, prosegue il Moige, “due sono le cose: o Aifa ha immesso farmaci pediatrici insicuri, oppure questa comunicazione istituzionale non dice il vero”.

Di diverso avviso la Società italiana di pediatria preventiva e sociale (SIPPS) che “si schiera con quanti vogliono curare in modo consapevole, serio ed appropriato attraverso l’uso di medicine adatte e specifiche. I pediatri, anche quelli ambulatoriali, sono pronti, con la dovuta preparazione, a partecipare a studi e ricerche mirate sull’uso dei farmaci nei bambini”: questo quanto affermato da Giuseppe Di Mauro, presidente SIPPS. “La recente iniziativa dell’Aifa – aggiunge Di Mauro – ci trova assolutamente d’accordo: non possiamo che essere favorevoli a curare con più accuratezza i bambini. È vero: spesso, nel 50% dei casi, ai piccoli vengono somministrati farmaci non testati esplicitamente nell’infanzia e alcune volte al di fuori dalle indicazioni ufficiali. Ma questo avviene non perché i pediatri sbaglino, ma semplicemente perché non esistono studi specifici di efficacia o di tolleranza eseguiti in età pediatrica: diventa allora più semplice usare dosi inferiori rispetto agli adulti, senza considerare che un bambino non è un adulto in miniatura ma una persona che ha un metabolismo diverso dall’adulto e con un assorbimento del farmaco differenziato. Allora ben vengano studi seri, accreditati ed eseguiti in modo corretto sui bambini”.
Sulla parola “sperimentazione” si sofferma Leo Venturelli, responsabile dell’educazione alla salute e dell’informazione della Società, che sottolinea come questa, nonostante possa creare apprensione nei genitori, “non verrebbe eseguita su nuovi farmaci, ma su quelli impropriamente usati in età pediatrica: in pratica, si cercherebbe di trovare un “profilo” pediatrico alle medicine, evitando anche un altro serio problema, le reazioni avverse che spesso intervengono durante la cura”.
Apprezzamento per la campagna sull’uso dei farmaci in età pediatrica (e su quella per la gravidanza) viene inoltre da Federfarma. “La consapevolezza delle famiglie sull’uso corretto dei farmaci è in crescita – ha detto Annarosa Racca, presidente Federfarma – e in farmacia lo constatiamo ogni giorno quando rispondiamo alle loro domande e risolviamo i loro problemi. E’ però doveroso insistere sul tema perché i farmaci devono essere usati nel modo giusto, assunti a determinate ore, evitando interazioni con altri medicinali o alimenti.”

a cura di Sabrina Bergamini
per Help Consumatori

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