mercoledì 16 settembre 2015

Morbo di Alzheimer: sempre più dell'avviso che potrebbe trattarsi di malattia contagiosa

C’è un’inquietante scoperta scientifica il cui studio è stato da recente pubblicato su Nature, secondo la quale il temibile morbo di Alzheimer sarebbe addirittura contagioso. Ovviamente il contagio non avviene col sistema della trasmissione dei virus, insomma come se si trattasse di un banale raffreddore, tuttavia, se tale tesi venisse confermata, la grave patologia potrebbe trasmettersi da un individuo ad un altro. Come si è giunti ad ipotizzare ciò. Secondo gli scienziati, un tassello comune unirebbe due gravissime patologie. Il morbo di Alzheimer, appunto e il morbo di Creutzfeldt-Jacob, quello ritenuto responsabile del morbo della mucca pazza, che pure avendo una bassa diffusione, una persona su un milione, ha effetti finali deleteri sul paziente con veloce e progressiva demenza fino alla morte. 

Oggi si è visto, nel corso degli studi scientifici avvenuti negli anni, che uno dei motivi secondo il quale si verificherebbe la morte dei neuroni con conseguenza demenza è riconducibile alla presenza di particolari proteine chiamate prioni che a seguito di modificazioni intervenute divengono talmente tossiche da determinare, come detto, la morte dei neuroni stessi e fin’anche il danneggiamento delle proteine sane che a loro volta tendono a divenire prioni esse stesse.

La tendenza da parte delle proteine sane a trasformarsi in prioni, causa delle gravi malattie neurodegenerative, è congenita. Il problema è che, grazie ai recenti studi e, soprattutto all’ultimo lavoro scientifico appena pubblicato, si è visto che una delle cause che conducono all’Alzheimer si farebbe risalire all’utilizzo di ormone della crescita “contaminato” che veniva somministrato a quei bambini con difficoltà dell’accrescimento fino al 1985, epoca in cui veniva estratto dall’ipofisi di cadaveri, opportunamente trattato e trasformato in un vero e proprio farmaco di pronto utilizzo. Allo stesso modo negli anni molti di quei bambini “trattati” con tale farmaco e divenuti adulti potrebbero essere andati incontro anche al morbo di Creutzfeldt-Jacob, a causa di quei prioni, responsabili della malattia,  altri di quei pazienti invece avrebbero avuto la malaugurata sorte di andare incontro a tali patologiche trasformazioni neurologiche a seguito di quei pur minimi limitati casi avvenuti per contaminazioni durante procedure neurochirurgiche e trapianti di cornea.


E l’Alzheimer come si sarebbe evoluto in questi pazienti?

Durante i lavori scientifici che sono stati fatti su cadaveri sottoposti ad autopsia, si sarebbe assistito ad una sconcertante evidenza che unirebbe il Morbo di Alzheimer con lo stesso meccanismo del morbo della mucca pazza. Ricercatori dello University College London avrebbero notato nel cervello di pazienti deceduti ad un’età compresa fra i 36 e i 51 anni, a causa del morbo di Creutzfeldt-Jacob, la presenza di prioni che erano stati alla base della malattia ma con stupore hanno pure osservato che lo stesso cervello contaminato da queste proteine presentava i segni del Morbo di Alzheimer, laddove si evidenziava molto bene l’esistenza delle placche beta amiloidi fra i neuroni che di fatto classificano bene la malattia. La caratteristica importante in quest’osservazione è stata anche un’altra, ovvero, si sarebbe pure visto che mentre tali placche del soggetto ammalato di Alzheimer sono tipiche dell’individuo avanti negli anni, nello specifico si sarebbe notata la presenza di queste formazioni in soggetti morti in ancora giovane età. Vero è che il campione sul quale sono avvenute queste informazioni è limitato ad un numero esiguo di persone, appena otto e solo su sei di esse si è constatata questa inquietante verità. Ma vero è anche che parliamo di soggetti nella cui anamnesi familiare non v’era positività per il Morbo di Alzheimer, né v’era presenza di fattori di rischio per la grave patologia o mutazioni genetiche tali da giustificarla. 

E, dunque, quale potrebbe essere la spiegazione scientifica? 

La spiegazione potrebbe essere ricercata in quelle proteine modificate, le beta amiloidi, alla stregua di quei prioni che avrebbero causato il morbo della mucca pazza. Infatti le proteine beta amiloidi se subiscono una mutazione che le porta a cambiare forma e dimensioni finiscono con l’accumularsi nel tessuto cerebrale creando delle placche che interrompono la normale trasmissione del segnale cerebrale fino a condurre il paziente alla vera e propria demenza quale è l’Alzheimer. 

Nonostante tali evidenza, vuoi per il numero limitato di pazienti esaminati, vuoi per lo stato precoce delle evidenze scientifiche che non consentono ulteriori raffronti in questa fase, non è ancora possibile determinare con certezza né l’eventualità di un contagio della malattia di Alzheimer, né risalire all’ormone della crescita con certezza, così come non è possibile capire se quei prioni che hanno causato il morbo di Creutzfeldt-Jacob a causa dei quali i pazienti sono morti, possono essere chiamati in causa anche nel Morbo di Alzheimer, visto che le evidenze si riferiscono a quei soli casi in cui la morte era stata causata dal morbo di Creutzfeldt-Jacob che potrebbe nell’ultimo periodo che ha preceduto il decesso del paziente, causare una malattia degenerativa come l’Alzheimer.

Ciò non toglie però, che le possibilità che i prioni siano causa diretta o indiretta del Morbo di Alzheimer potrebbe essere possibile. Poiché gli studi sono stati condotti su persone decedute in particolari circostanze e all’interno di un contesto specifico in cui si erano trovati quei pazienti, non è detto che coloro che vivono in altri contesti ritenuti normali debbano subire la stessa sorte. Ma gli studi sono ancora in corso e presto potrebbero rivelare altre inquietanti sorprese!

Fonte: Focus per Nature

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