Febbre nei bambini: cosa fare davvero a 38°

Quando la mamma si agita per la febbre e il bambino gioca sereno

Introduzione

Genitori, lo sappiamo: vedere il termometro segnare 38° sul vostro bambino può sembrare un campanello d’allarme. L’ansia sale, la paura che la febbre non si fermi mai prende il sopravvento, e la tentazione di correre subito agli antipiretici è forte. Ma fermiamoci un attimo.

La febbre non è un nemico da combattere a tutti i costi. È un segnale che il corpo del piccolo sta reagendo, che il suo sistema immunitario si è messo in moto per difenderlo. Non è la febbre a far male, ma la malattia che la provoca. E proprio quell’aumento di temperatura è il primo alleato naturale nella lotta contro virus e batteri. Imparare a guardare oltre il numero sul termometro, osservando invece come si comporta il bambino, è il passo più importante per gestire la situazione con calma e consapevolezza.

La febbre nei bambini: nemico o alleato?

Ah, certe mamme. Se c’è una cosa che le manda in tilt è assistere alla febbre dei propri figli piccoli, come fosse quasi una tragedia. Basta infatti che il termometro segni 38° centigradi e si scatena il panico, non tanto per il valore in sé, quanto per il timore che la febbre si innalzi e non si arresti più.

Intanto c’è da dire che nella stragrande maggioranza dei casi la temperatura corporea non si eleva in modo indiscriminato e per un tempo indefinito col rischio di “lessare” il piccolo. Esistono meccanismi di controllo fisiologici che regolano la temperatura. Ma soprattutto c’è da aggiungere che la febbre non è un nemico da avversare ad ogni piè sospinto, perché essa stessa rappresenta il primo baluardo del nostro organismo per reagire alla malattia, soprattutto quando infettiva.

Aumentando la temperatura, infatti, l’organismo mette in atto importanti reazioni chimiche di difesa che in assenza dell’alta temperatura non potrebbero avvenire. Quando la mamma, appena avvistata la temperatura a 38° centigradi, somministra antipiretici a cascata sul piccolo, di fatto non lo sta proteggendo: lo sta “spogliando” di parte delle sue difese naturali.

Ma c’è di più. A dircelo sono i ricercatori della Michigan University, negli Stati Uniti, che hanno svolto un’apposita ricerca basandosi sulle risposte di 1.376 genitori di bambini di età non superiore ai 12 anni. Dalle risposte emergeva che due genitori su tre dichiarano di sapere quando dare farmaci che abbassano la febbre ai propri bambini e più della metà è sicura di capire in che modo le letture della temperatura possono cambiare a seconda del metodo usato.

I sistemi di rilevazione della temperatura

Mandati in soffitta i vecchi termometri a mercurio, graduati e con l’astuccio in vetro che dovevano restare sotto l’ascella per non meno di 5 minuti, oggi la tecnologia ci ha affidato precisi rilevatori digitali. Questi consentono di stabilire la temperatura corporea del piccolo paziente sulla fronte, oppure dalla bocca. Molto meno in uso i sistemi che valutano la temperatura dall’orecchio, dalle ascelle o a livello rettale.

Ma ci possiamo sempre fidare di questi dispositivi anche se di moderna concezione? La risposta è sì, ma solo quando usati correttamente. Basta infatti che la distanza dello scan dall’area di rilevazione non sia corretta, oppure che il bambino, proprio a seguito della febbre, sia sudato, o che vi sia presenza di cerume nel canale uditivo ed ecco che il dato rilevato si sballa.

Se a questo aggiungiamo l’iper‑apprensione di molti genitori che vivono col termometro in mano cogliendo ogni sfumatura dell’atteggiamento del proprio figlio, il risultato è quello di immaginare malattie anche quando non ci sono. Molto meglio fanno quei genitori che misurano la febbre quando il bambino manifesta sofferenza, magari a seguito di un’infezione e/ o di una infiammazione che si sia fatta strada, senza drammatizzare solo perché il termometro l’ha rilevato a 38 gradi.

Insomma, abbassare la febbre appena rilevata ed entro i 38° centigradi non aiuta a curare la malattia che il piccolo magari sta iniziando a fronteggiare. Anzi, come detto, potrebbe pure aggravarla. Somministrare immediatamente antipiretici, peggio ancora antibiotici, per una febbre che andrebbe valutata nel corso della giornata espone inoltre il bambino a farmaci che lo debilitano di più, non irrobustisce il sistema immunitario e, nel tempo, lo espone a resistenze antibiotiche. Il risultato? Quando servisse davvero l’antibiotico, avremmo più difficoltà a ritrovare la molecola più utile nel suo caso. Senza contare le possibili reazioni avverse del suo organismo rispetto a molte sostanze farmacologiche.

Fonte: Università del Michigan, 2023 Xagena_Medicina_2023

Quindi, cosa fare se il piccolo ha 38° di febbre?

  • Osservare il bambino: più che il numero sul termometro, conta il suo stato generale. Se gioca, mangia e beve, non c’è motivo di allarmarsi.

  • Idratazione: assicurarsi che beva acqua o liquidi leggeri.

  • Riposo: favorire un ambiente tranquillo e fresco, senza coprirlo eccessivamente.

  • Monitoraggio: misurare la febbre a intervalli regolari, senza ossessionarsi.

  • Consultare il pediatra: se la febbre persiste oltre 48 ore, se supera i 39° o se compaiono altri sintomi (letargia, difficoltà respiratorie, convulsioni).

Miti e paure comuni sulla febbre

  • “La febbre può danneggiare il cervello: falso, a meno che non superi valori molto elevati (oltre 41°).

  • “Va sempre abbassata subito”: falso, perché è un meccanismo di difesa.

  • “Gli antibiotici servono contro la febbre”: falso, servono solo contro infezioni batteriche.

  • “Il termometro digitale sbaglia”: vero solo se usato male.

Quando la febbre è davvero un segnale di allarme

  • Febbre superiore a 39° persistente.

  • Febbre associata a convulsioni.

  • Febbre con difficoltà respiratorie o forte letargia.

  • Febbre che non scende dopo 3 giorni o peggiora.

In questi casi, il pediatra deve essere consultato immediatamente.

Convulsioni febbrili: perché accadono

Le convulsioni febbrili possono comparire in alcuni bambini quando la temperatura corporea si alza rapidamente e rimane elevata per più giorni. Non sono rare: interessano circa il 2–5% dei piccoli sotto i 6 anni.

  • Consumo energetico elevato: durante la febbre alta e prolungata, l’organismo del bambino consuma molta energia.

  • Glucosio e corpi chetonici: la riduzione del glucosio disponibile nel sangue può favorire la produzione di corpi chetonici. Questi, in eccesso, alterano l’equilibrio metabolico e rendono il sistema nervoso più “eccitabile”.

  • Sistema nervoso immaturo: nei bambini piccoli, il cervello è più sensibile a queste variazioni e può reagire con una crisi convulsiva.

  • Durata e conseguenze: di solito gli episodi durano pochi minuti e nella maggior parte dei casi non lasciano conseguenze.

  • Non sono epilessia: le convulsioni febbrili non significano che il bambino svilupperà epilessia o problemi neurologici.

Spesso si possono prevenire questi stati somministrando zucchero ai bambini durante la febbre. Ma parlatene sempre prima col pediatra.


FAQ sulla febbre nei bambini

1. Devo dare subito un antipiretico se il bambino ha 38°? No. Gli antipiretici sono sconsigliati se la febbre è inferiore a 38°. La febbre è un meccanismo di difesa naturale.

2. Qual è la soglia per somministrare un antipiretico? Generalmente si consiglia di somministrarlo solo se la febbre supera i 38,5°–39° e il bambino appare sofferente.

3. Posso usare antibiotici per abbassare la febbre? Assolutamente no. Gli antibiotici non abbassano la febbre e vanno usati solo su prescrizione medica per infezioni batteriche.

4. Qual è il metodo migliore per misurare la febbre? I termometri digitali frontali o auricolari sono affidabili se usati correttamente. La misurazione rettale resta la più precisa, ma è meno pratica.

5. La febbre può essere pericolosa? Nella maggior parte dei casi no. Diventa un campanello d’allarme solo se molto alta, persistente o associata a sintomi gravi.

6. La febbre può causare convulsioni? Sì, ma solo in una piccola percentuale di bambini e soprattutto quando la febbre sale rapidamente.

Sono pericolose? Nella maggior parte dei casi no: spaventano molto i genitori, ma sono eventi transitori e benigni.

Cosa devo fare se accade? Mantenere la calma, assicurarsi che il bambino sia in posizione sicura e rivolgersi al pediatra.

Conclusione

La febbre non è un nemico da combattere a tutti i costi, ma un segnale che il corpo del bambino sta reagendo. Imparare a gestirla con calma, osservazione e buon senso è il modo migliore per proteggere i piccoli senza privarli delle loro difese naturali.

Messaggio ai genitori:

La febbre spaventa, ma non è un nemico. Guardate vostro figlio, non solo il termometro. La calma e l’osservazione sono la prima cura. 

V I S I T E:

contatore internet

DISCLAIMER


  • Nota importante Questo contenuto è pensato per informare, non per diagnosticare. Ogni persona è unica, e solo un medico può valutare la tua situazione in modo completo. Se hai dubbi o sintomi, parlane con un medico o con qualsiasi altro professionista della salute: la salute merita ascolto, competenza e cura personalizzata.

Fonte:

Università del Michigan, 2023

Xagena_Medicina_2023



Commenti