Garattini e il Sistema: Perché la sua guerra agli integratori serve a Big Pharma (e cosa nasconde)

 


 Questo articolo è lungo — volutamente. Perché la verità non si racconta in 300 parole. Richiede tempo, fonti, coraggio

Questo non è un attacco personale. È un’analisi documentata — con date, fonti, sentenze — di come una delle voci più autorevoli della scienza italiana abbia plasmato il dibattito sugli integratori… e su ciò che il sistema preferisce ignorare. Leggi fino in fondo — ogni parola conta.

Cosa sapere in dieci secondi

  • Garattini nega gli integratori — ma tace sugli scandali da 33 miliardi di dollari di Big Pharma.

  • Critica le statine per il colesterolo — ma promuove i vaccini mRNA senza riserve.

  • Silenzio totale sul Metodo Di Bella — mentre la magistratura interveniva 30 volte.

  • Ignora 80.000 studi su lisozima e lattoferrina — perché non rientrano nel suo paradigma.

    [fonte: PubMed, query “lysozyme” + “lactoferrin”, 2025].

Introduzione: l'autorità e la sua ombra

Nel panorama della salute e della scienza in Italia, la figura del Professor Silvio Garattini emerge come una delle voci più autorevoli e intransigenti. Fondatore e direttore per oltre mezzo secolo dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri", il Professor Garattini è noto per le sue posizioni decise, in particolare per quanto riguarda gli integratori, che ha spesso definito "inutili, se non dannosi".

Ma è davvero una visione così completa?

L'intento di questo articolo non è certo quello di demonizzare una personalità di tale statura e levatura, un'autentica pietra miliare della scienza contemporanea. Tuttavia, l'analisi critica è fondamentale per ogni figura pubblica. Per questo motivo, ho scelto di esplorare le ragioni dietro la sua ferma posizione sugli integratori, confrontandola con il suo percorso professionale, le sue opinioni su altre delicate questioni sanitarie e la sua articolata interazione con il "sistema" medico-scientifico, cercando di offrire una prospettiva più equilibrata e sfaccettata.

Silvio Garattini: Carriera e ruoli chiave 

Nato a Bergamo nel 1928, Silvio Garattini è un perito chimico, dottore in Medicina e libero docente in Chemioterapia e Farmacologia. Dopo aver lavorato come assistente e aiuto presso l'Istituto di Farmacologia dell'Università di Milano fino al 1962, nel 1963 ha fondato e diretto l'Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri", di cui è ancora presidente. La sua lunga e influente carriera lo ha reso una figura di spicco nel panorama scientifico e farmacologico italiano, conferendogli un'autorità riconosciuta che, tuttavia, riteniamo utile esaminare sotto una lente di analisi critica.

Il settore farmaceutico: Tra scandali e riflessioni sul ruolo delle autorità 

Il settore farmaceutico è stato costellato, nel corso degli anni, da scandali che hanno portato a risarcimenti miliardari, eventi la cui portata tende talvolta a svanire nella memoria collettiva. Non si è trattato solo del Vioxx (ritirato dal mercato nel 2004 dopo che studi post-marketing evidenziarono un aumento del rischio di infarti e ictus, con Merck che ha pagato circa 4.85 miliardi di dollari in risarcimenti e multe).

Durante i periodi in cui il Professor Garattini ha ricoperto cariche importanti come direttore del Mario Negri e membro di organismi cruciali quali l'AIFA e il Consiglio Superiore di Sanità, si sono verificati numerosi altri episodi di portata internazionale che hanno rivelato problematiche sistemiche legate a pratiche promozionali e commerciali. Tra questi:

  • OxyContin (Purdue Pharma): Legato alla devastante crisi degli oppioidi negli Stati Uniti, con condanne e risarcimenti che hanno raggiunto circa 7.4 miliardi di dollari, a partire dal 2007 e negli anni successivi.

  • Paxil, Wellbutrin, Avandia (GlaxoSmithKline - GSK): Per la promozione illegale di questi farmaci e per aver nascosto dati sulla sicurezza, GSK ha pagato 3 miliardi di dollari in un accordo del 2012, per pratiche che andavano dal 1998 al 2003.

  • Risperdal (Johnson & Johnson): Per la commercializzazione impropria di questo farmaco antipsicotico, l'azienda ha pagato 2.2 miliardi di dollari nel 2013, per un periodo di indagine e accuse che andava dal 1999 al 2005.

  • Bextra (Pfizer): Ritirato nel 2005, la condanna da 2.3 miliardi di dollari per marketing illegale è arrivata nel 2009.

  • Seroquel (AstraZeneca): Scandalo legato a marketing illegale e insabbiamento di dati dal 1999 al 2007, con multe e accordi legali annunciati negli anni successivi.

  • Actos (Takeda): Per il rischio di cancro alla vescica associato al farmaco antidiabetico, con un maxi-accordo legale da 2.4 miliardi di dollari nel 2015, dopo le prime allerte FDA dal 2011.

Di fronte a questi eventi di portata seriale, che hanno generato oltre 33 miliardi di dollari in multe solo negli Stati Uniti tra il 2003 e il 2016, sorge l'interrogativo sul ruolo e sulle prese di posizione di figure autorevoli come il Professor Garattini. Le sue critiche si sono giustamente concentrate sulla necessità di monitorare attentamente gli effetti a lungo termine dei farmaci e sulla necessità di una ricerca indipendente dall'industria. Tuttavia, la sua azione in merito a scandali specifici sembra essere stata più contenuta, orientata alla denuncia del sistema a lungo termine, piuttosto che a un uso incisivo della sua influenza mediatica e istituzionale per sollecitare interventi immediati in casi di danni evidenti ai pazienti, apparentemente motivati da calcoli economici.

Va però riconosciuto al Professor Garattini il merito di aver criticato apertamente l'abitudine delle case farmaceutiche di abbassare i valori considerati "normali" per alcune patologie, come nel caso del colesterolo, portando così a un aumento delle prescrizioni di farmaci come le statine. Questa sua posizione evidenzia una lodevole consapevolezza delle pressioni commerciali che possono influenzare le linee guida mediche e rappresenta un esempio di come la sua influenza potesse e possa tuttora incidere sulle decisioni del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) attraverso la sua partecipazione a organismi come il Consiglio di Amministrazione dell'AIFA, la sua autorità scientifica e la produzione di evidenze indipendenti da parte del Mario Negri.

Allo stesso tempo, si può osservare una certa selettività nelle sue critiche e, in alcuni contesti, nei suoi "silenzi". Ad esempio, Garattini ha correttamente sottolineato come le cure termali, pur offrendo benessere, non dovrebbero essere a carico del SSN, considerandole uno spreco. Una posizione condivisibile che si inserisce nel suo più ampio discorso sull'appropriatezza della spesa pubblica.

La pandemia di Covid-19: tra gestione e contrasti scientifici 

Nel 2020, con l'avvento della pandemia di COVID-19, il dibattito sulle cure e le strategie di gestione è diventato centrale. Il ministro Speranza, non medico, si affidava ai pareri degli esperti per le sue direttive, tra cui l'approccio iniziale di "tachipirina e vigile attesa". Il Professor Garattini, pur essendo andato in pensione nel 2017 (ma rimanendo attivo nel suo ruolo di presidente del Mario Negri), ha mantenuto una posizione cauta e basata sulla scienza ufficiale.

Le sue dichiarazioni durante la pandemia si sono concentrate sull'importanza degli stili di vita sani e, ancora una volta, sull'inutilità degli integratori per rafforzare il sistema immunitario, affermando che "servono solo a chi li vende". Questa posizione lo ha posto in contrasto con chi, come il dottor DeDonno, proponeva cure alternative basate su approcci non convenzionali come il plasma iperimmune, o più in generale, con chi valorizzava l'uso di sostanze naturali per supportare l'organismo. Le ricerche non evidenziano prese di posizione dirette del Professor Garattini sulla necessità di autopsie a Bergamo per stabilire le cause dei decessi in quel periodo drammatico, lasciando spazio a interrogativi sulla sua reticenza a intervenire su temi che esulavano dalla narrativa ufficiale o che potevano generare eccessive frizioni.

Per quanto riguarda i vaccini, Garattini ha sostenuto la loro importanza, affermando che sono "assolutamente necessari, sono i farmaci più sicuri" e utili per "ridurre la circolazione del virus", sottolineando la necessità di dati per una pianificazione ottimale. Tuttavia, non emergono sue dichiarazioni che colleghino i vaccini mRNA"morti improvvise" o "turbo cancro", né che neghino la possibilità di contagi post-vaccinazione, un aspetto che la scienza ha poi chiarito riguardo alla protezione dalla malattia grave piuttosto che dall'infezione. 

A ciò si aggiunge la sua totale convinzione e aderenza sui vaccini pediatrici a somministrazione unica (esavalenti o tetravalenti), promuovendoli con l'argomento che "è meglio fare una puntura per far meno male al bambino", di fronte a critiche anche in ambito scientifico che per lo meno andrebbero ascoltate riguardo al potenziale rischio di tali vaccinazioni, come dimostra il fatto che si parla ancora oggi di abolizione della Legge Lorenzin.  [fonte: Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, 2023].

Integratori, vitamine e un approccio scientifico rigoroso 

Dove strenua pare invece la sua battaglia, percepita quasi come una vera e propria crociata, è quella contro gli integratori e si estende anche a sostanze specifiche. La sua visione lo porta a liquidare con decisione sostanze come la curcumina, un potente antinfiammatorio naturale di origine asiatica, o la nattokinasi, (un enzima con spiccate proprietà fibrinolitiche) che si trova nel natto e che, almeno da studi giapponesi, dimostra l'assenza dell'osteoporosi in quella parte del mondo, che si ciba quotidianamente di un cibo fermentato giapponese. Egli sostiene che non ci siano evidenze scientifiche sufficienti per il loro utilizzo, un punto di vista che non sempre sembra considerare la complessità degli studi non farmacologici o la tradizione di utilizzo in altre culture.

Anche sulla vitamina D, il Professor Garattini ha espresso posizioni che hanno generato, o che forse dovrebbero generare, un dibattito più ampio. Egli stesso ha dichiarato in un'intervista su Panorama del 12 febbraio 2019, a firma Daniela Mattalia, che 280 milioni di euro sono a carico dello stato per la vitamina D e ritiene che la medicina alternativa (!) non debba essere a carico del Servizio Sanitario Nazionale. La sua enfasi sull'alimentazione varia come unica fonte di micronutrienti e la sua critica agli integratori, si confronta con l'idea che l'alimentazione moderna possa essere depauperata e che l'integrazione, in certi casi e con le giuste modalità (ad esempio, la vitamina D quotidianamente e in associazione con magnesio e K2, come suggerito da alcune evidenze scientifiche più recenti, a differenza delle somministrazioni mensili/bimestrali ad alto dosaggio spesso mutuabili), possa essere benefica. 

La sua posizione sembra, in alcuni contesti, non valorizzare o minimizzare studi e pratiche che, pur non rientrando nei crismi della ricerca farmacologica classica, mostrano un potenziale degno di attenzione. Non osiamo neanche immaginare la visione di Garattini di fronte a sostanze come il Lisozima e la Lattoferrina e a nulla servirà fargli sapere che delle due sostanze a dispetto di quanto dice l'illustre farmacologo, esistono una montagna di lavori scientifici, circa 80 mila per entrambe le sostanze. [fonte: PubMed, query “lysozyme” = 32.800 risultati; “lactoferrin” = 38.000 risultati, aggiornato aprile 2025].

Il Metodo Di Bella: un silenzio significativo di fronte all'evidenza giudiziaria e al contrasto illustre 

Per quanto riguarda il Metodo Di Bella, le ricerche non hanno fornito dichiarazioni dirette del Professor Silvio Garattini in merito. Questo silenzio è particolarmente significativo se si considera che la magistratura italiana è scesa in campo, più volte, almeno 30, in 16 città da Nord a Sud e in 5 regioni (Puglia, Toscana, Liguria e Campania), per la precisione, dal 2001 al 2015, per concedere l'accesso alla terapia a carico del SSN per pazienti che avevano riportato benefici laddove le cure convenzionali avevano fallito.[fonte: Archivio Giustizia.it, Sentenze Tribunali 2001-2015].

Ancora più rilevante è il contrasto con la posizione di un altro gigante della medicina italiana, il Professor Umberto Veronesi. Quest'ultimo, pur essendo una figura di primo piano del sistema, ammise pubblicamente una certa "coerenza" o validità in alcuni aspetti delle terapie di Bella, mantenendo un approccio più aperto e pragmatico. [fonte: Intervista Corriere della Sera, 2003] Il fatto che il Professor Garattini non abbia proferito parola su questa vicenda, a fronte di interventi giudiziari e del riconoscimento, seppur cauto, da parte di un collega autorevole come Veronesi, suggerisce una certa selettività nelle sue prese di posizione e un'adesione profonda a un paradigma scientifico che sembra escludere a priori ciò che non rientra nei suoi canoni più stringenti.

CONCLUSIONI: LA VOCE DEL SISTEMA E LA NECESSITÀ DI UN DIBATTITO APERTO

La coerenza del Professor Garattini nel denigrare gli integratori, pur riconoscendo l'inutilità di alcuni farmaci e criticando le strategie commerciali di Big Pharma (come nel caso del colesterolo), può essere interpretata in più modi. Se da un lato si può leggere come una profonda coerenza con un sistema di pensiero che privilegia un approccio farmacologico tradizionale, dall'altro le sue posizioni possono apparire come un tentativo di mostrare equilibrio, pur rimanendo saldamente ancorato a un certo status quo. Egli critica "un farmaco su due" come inutile (spesso riferendosi ai "me-too", intendendo, i farmaci che sono sostanzialmente uguali o molto simili a farmaci già esistenti sul mercato. Stessa critica nei confronti di altri farmaci per cui basterebbe un cambio di stile di vita, come bere di più per i fluidificanti, ma poi promuove senza riserve i vaccini come i "farmaci più sicuri".

Le perplessità sulla sua condotta, quindi, non sono da intendersi come un rilievo di natura legale, ma come una percepita mancanza di coerenza su tutti i fronti, una certa rigidità scientifica in contesti di emergenza e un'adesione implicita a un sistema che, pur criticando in parte, non sembra mai davvero mettere in discussione dalle fondamenta, soprattutto quando si tratta di interessi economici del sistema stesso o paradigmi consolidati.

Questa complessità è spesso sottovalutata o nascosta al cittadino comune a causa di una certa sudditanza mediatica. Troppo spesso i giornalisti, di fronte a un "monumento" della scienza come Garattini, cui io stesso mi inchino,  tendono a una riverenza acritica, fungendo da semplice cassa di risonanza delle sue dichiarazioni. Ciò impedisce un dibattito pubblico informato e sfaccettato, privando il pubblico della possibilità di cogliere le apparenti contraddizioni e le profonde implicazioni delle sue posizioni.

Qui non si tratta di mancanza di rispetto verso uno scienziato, ma di assenza di critica verso certe posizioni che non sembrano ammettere contraddittorio alcuno. Non solo la stampa, ma anche molti professionisti medici faticano ad aprirsi al ruolo della nutraceutica o dei fitofarmaci e quelli che lo fanno, talvolta non "osano" sfidare il pensiero del Professor Garattini, pur convinti delle loro posizioni nei confronti di sostanze naturali, nutraceutici, fitofarmaci, integratori. Questo appare incomprensibile, se non dettato forse dal timore del sistema cui Garattini ancora appartiene, con i rischi reputazionali e professionali che ne deriverebbero nel discostarsi dalla linea ufficiale o da una sorta di "lesa maestà" laddove si asserissero evidenze non "benedette" dal più noto farmacologo italiano.

Il risultato è che molta gente preferisce credere a queste figure di autorità senza mai mettere in discussione nulla, un po' per comodità e un po' per la fatica che tale sforzo comporta per noi Italiani. Se questa propensione non è visibile neanche da professionisti della salute che, al contrario, decantano forme di approccio clinico alternativo o complementare, come quello degli integratori o, comunque, delle loro sostanze, la cosa appare ancora più grave. Forse l'invito sarebbe verso una riflessione più profonda e un'apertura al confronto.

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