venerdì 27 gennaio 2012

Morbo di Alzheimer: scoperto il vaccino che lo guarirà



Potrebbe essere giunta la vera risposta da parte della scienza contro il Morbo di Alzheimer, senza per questo immaginare di essere ancora giunti alla soluzione definitiva della malattia. Tuttavia, l’ultimo ritrovato scientifico messo a punto dal CNR, ovvero, dall’Istituto di Genetica e Biofisica e dall’Istituto di Biochimica delle Proteine, apre sviluppi immediati e speranze quanto mai concrete verso questa temibile patologia che, oltretutto, si fa sempre più strada nell’uomo moderno. Il lavoro fin qui svolto è stato pubblicato sulla rivista Immunology and Cell Biology.
Parliamo di un vaccino e, a giudicare dal funzionamento di questo presidio, sembra ci si possa rifare ai vaccini classici, quelli in grado di scatenare da parte dell’organismo, una risposta immunitaria. Nello specifico, ci riferiamo ad un vaccino di nuova generazione che si opporrebbe al beta-amiloide, una particolare sostanza, un peptide in questo caso, che una volta accumulatosi nell’organismo va a localizzarsi nel cervello delle persone che per questa ragione andrebbero incontro al Morbo di Alzheimer o ad altri danni della memoria con marcata riduzione delle capacità cognitive.
La ricerca è tutta tricolore ed il risultato della stessa ha già ottenuto il brevetto nazionale oltre ad essere in lista per ricevere quello internazionale. Gli scienziati avrebbero ottenuto infatti una particolare proteina cosiddetta chimerica che è il risultato della fusione di due diverse proteine unite con un’altra proteina ancora di derivazione batterica. Una volta che il tutto viene preparato in laboratorio si genera una struttura simile al virus che fa scattare per questa ragione la risposta immunitaria dell’organismo che in questo modo preserva il cervello dall’attacco della malattia.
 “Sono ormai 10 anni che ricercatori di tutto il mondo stanno esplorando la possibilità di prevenire l’Alzheimer con un vaccino: le prime sperimentazioni sull’uomo hanno acceso molte speranze, ma anche evidenziato possibili effetti collaterali gravi, che ne impediscono l’utilizzo”, spiega Antonella Prisco, dell’Igb-Cnr, coordinatrice della ricerca. “Usando il bagaglio di esperienze accumulato, abbiamo messo a punto la molecola (1-11)E2, cercando di minimizzarne i rischi per l’organismo e di ottimizzarne l’efficacia terapeutica”.
In atto la ricerca è stata effettuata sui topi e non ancora sull’uomo. Ma la risposta positiva ottenuta con questi animali apre inedite ed interessanti campi di applicazione sull’uomo, non prima di aver capito però che la possibile cura dell’Alzheimer con tale metodica non sia portatrice di eventuali effetti collaterali.“Il vaccino che abbiamo prodotto induce rapidamente una forte risposta anticorpale contro il peptide beta-amiloide e polarizza la risposta immunitaria verso la produzione di una citochina anti-infiammatoria, l’interleuchina-4, confermando le proprietà immunologiche auspicate”, precisa la ricercatrice dell’Igb-Cnr. 
“Attualmente si ricorre ampiamente ai vaccini per prevenire le malattie infettive, ma anche una patologia come l’Alzheimer potrebbe essere prevenuta o curata mettendo in atto un processo simile”, conclude Piergiuseppe De Berardinis dell’Ibp-Cnr. “Il vaccino induce la produzione di anticorpi, questi ultimi si legano al peptide che causa la malattia, favorendone così l’eliminazione. Ora stiamo lavorando sui ‘carrier’, molecole o micro-organismi utili a convogliare la risposta immunitaria sui bersagli desiderati”.

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