Nulla di preoccupante, ma di una malattia, sia pure di bassa gravità parliamo, se ci riferiamo all’orzaiolo, una patologia oculare, che si presenta con una certa frequenza, privilegiando soggetti predisposti.
Ci si riferisce ad un’infezione di una o più ghiandole che nei fatti lubrificano l’occhio, ghiandole esocrine che riversano il loro secreto all’esterno. Poiché il passaggio deve avvenire tramite un piccolo canale, quando questo, per qualsiasi ragione si ostruisce, il più delle volte per un’infezione e annessa infiammazione, si forma del pus che contribuisce a rendere impossibile il passaggio del liquido lubrificante con una infiammazione che quando si cronicizza, prende il nome di calazio.
L’origine della malattia è per lo più batterica, spesso ritroviamo coinvolti gli stessi germi provenienti da una congiuntivite che non sia del tutto giunta a guarigione. Altra causa potrebbe essere dovuta all’abitudine di stropicciarsi gli occhi ad ogni occasione. Ferma la convinzione che a peggiorare il tutto concorrono stati particolari del soggetto in questione interessato da ansia di grado diverso e stress.
Come ci si accorge di avere l’orzaiolo
Il bruciore è il primo sintomo cui si va incontro di fronte ad un orzaiolo, seguito da un arrossamento diffuso alla rima palpebrale che tende ad estendersi per tutta l’area dell’occhio, il che provoca profusa lacrimazione, gonfiore, cefalea, fastidio lamentato dal paziente nei confronti della luce, tendenza a chiudere l’occhio interessato dalla patologia. Di fronte all’evidenza di un orzaiolo, la cui diagnosi andrebbe fatta dal medico, la terapia da adottare considera il ricorso a pomate antibiotiche oftalmiche, anche se talvolta, potrebbero risultare utili farmaci assunti per via sistemica che sfruttano gli stessi principi attivi delle pomate. Utile anche l’applicazione di impacchi caldi sulla zona dell’occhio interessato dal problema. Evitare di far “scoppiare” l’orzaiolo, se si presentasse tale necessità, quest’ultima soluzione andrebbe effettuata dal medico.
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