Il Morbo di Alzheimer resta fino adesso una delle
patologie più gravi e di difficile diagnosi. Ma al di là della gravità della
patologia, in aggiunta al fatto che fino a qualche decennio fa la diagnosi era solamente
presuntiva poiché non esisteva alcuna possibilità di diagnosticare la malattia
in vita, oggi, in aggiunta a tutte le tecniche diagnostiche in grado di
scoprire la malattia, c’è un semplice esame del sangue in grado di palesarci la
progressione del morbo.
A questo risultato sono giunti ricercatori della
John Hopkins University che avrebbero messo a punto un particolare esame in
grado di quantificare il grado di progressione del Morbo di Alzheimer. Per
giungere a ciò ci si basa su due indicatori, al variare dei quali è possibile
misurare il progressivo declino cognitivo del paziente.
Lo studio che ha portato a ciò è stato fatto su un campione di 120 pazienti
ai quali era stata diagnosticata la malattia. Secondo Michelle
Mielke, assistente docente di psichiatria, quando il malato mostrava
una progressione più lenta del morbo, i livelli ematici di ceramide, il
particolare composto grasso rilevato nel sangue, erano bassi, mentre
quelli di sfingomielina erano elevati.Entrambi i composti sono presenti in tutti gli individui. L’elevata
concentrazione di ceramidi ci danno l’idea delle condizioni delle cellule cerebrali,
al punto che un’elevata concentrazione di ceramidi apre la strada alla morte
cellulare e alle infiammazioni in atto.
La ricerca pubblicata sul Journal
of Alzheimer, ci esplica chiaramente il ruolo importante dato
dall’osservazione di questi due grassi nel sangue, la cui variazione degli uni
e degli altri è indice quasi certo della
progressione della malattia.
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