C’è una grande differenza fra il sostenere che un
alimento aiuti a ridurre il colesterolo e ritenere che lo stesso alimento
mantiene il colesterolo nella normalità. Non è una differenza da poco, semmai
una diversità sostanziale, perché nel primo caso dovremmo pensare che un tale
cibo detenga in sé delle proprietà in grado di abbassare il colesterolo, nel
secondo caso lo stesso cibo deterrebbe delle sostanze che non partecipano in sé
all’aumento del colesterolo. Un gioco di interpretazioni da parte del
consumatore, un sottile confine fra ciò che è vero e ciò che è falso
all’interno del quale molte industrie alimentari hanno creato il loro business
a danno del consumatore che alla fine si troverà smarrito di fronte ad una
realtà che non sempre è quella che si aspetta.
La battaglia che sta conducendo Altroconsumo è
emblematica di un vezzo che sta sempre di più contraddistinguendo l’uso
improprio che si fa della capacità di un alimento “anticolesterolo”. Infatti,
come dimostrano le inchieste e come sostiene la stessa Efsa, ovvero, l’Autorità
Europea per la Sciurezza Alimentare ,
un alimento addizionato con betaglicani, che sono sostanze presenti in alcuni cereali, non abbassa il
colesterolo, semmai partecipa a non farlo alzare mantenendolo a livelli
normali. Nel caso dell’azienda sanzionata dell’Antitrust non era neanche
possibile sostenere che il consumo dell’alimento contribuisse a mantenere il
colesterolo nella normalità perché, affinché ciò avvenga, un alimento deve
detenere almeno tre grammi di colesterolo in una o più porzioni che il
consumatore dovrebbe consumare ogni giorno e con la Pasta di riso Scotti questo
non poteva accadere.
Il problema dei claim è però molto esteso. Spiega Altroconsumo:
"Sugli scaffali dei supermercati ci sono parecchi altri prodotti che
vantano la presenza di betaglucani per la riduzione del colesterolo. Per
esempio, Kellogg's Optivita, cereali per la prima colazione, che si definisce
"naturalmente ricco di betaglucano che aiuta a ridurre il
colesterolo". O ancora, i prodotti Galbusera Colcuore (biscotti e
cracker), con "le fibre che aiutano a ridurre il colesterolo". Gli
esempi potrebbero continuare. Quel che è certo è che questi messaggi andrebbero
riveduti in maniera più soft, anche perché nessuno di questi fornisce la
quantità adeguata di betaglucani segnalata come effettivamente portatrice di
benefici anticolesterolo".
Secondo un parere Efsa, il claim "i betaglucani dell'avena
hanno mostrato di ridurre il colesterolo. Una riduzione del colesterolo
sanguigno può ridurre il di disturbi cardiaci" è stato giudicato
positivamente, ma sempre a patto che gli alimenti che lo riportano forniscano
almeno 3 grammi
al giorno di betaglucani dell'avena. Aggiunge Altroconsumo: "Abbiamo
trovato il biscotto all'avena Oro Saiwa Cereacol che riporta la scritta
"con betaglucano d'avena che aiuta naturalmente a ridurre il
colesterolo". Ogni biscotto, però, contiene 0.3 g di betaglucani, quindi
3 o 4 biscotti non sono sufficienti a raggiungere la porzione quotidiana
necessaria per avere i benefici. È vero che questo è specificato sul retro
della confezione, ma al consumatore che vuole ridurre il colesterolo resta il
problema: per avere l'effetto desiderato dovrebbe mangiare 125 g di quei biscotti, cioè
10 pezzi, o trovare altri alimenti che forniscano i betaglucani
dell'avena".
L'associazione annuncia di aver segnalato all'Antitrust
tutti i prodotti perché sia fatto ordine nei messaggi riportati in etichetta.
Fonte: Altroconsumo
Help Consumatori
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