lunedì 2 luglio 2012

Colesterolo: ma esistono davvero alimenti sicuri?


C’è una grande differenza fra il sostenere che un alimento aiuti a ridurre il colesterolo e ritenere che lo stesso alimento mantiene il colesterolo nella normalità. Non è una differenza da poco, semmai una diversità sostanziale, perché nel primo caso dovremmo pensare che un tale cibo detenga in sé delle proprietà in grado di abbassare il colesterolo, nel secondo caso lo stesso cibo deterrebbe delle sostanze che non partecipano in sé all’aumento del colesterolo. Un gioco di interpretazioni da parte del consumatore, un sottile confine fra ciò che è vero e ciò che è falso all’interno del quale molte industrie alimentari hanno creato il loro business a danno del consumatore che alla fine si troverà smarrito di fronte ad una realtà che non sempre è quella che si aspetta.
Ne sa qualcosa la Riso Scotti Attiva che, per aver giocato con il dire, il promettere ed il mantenere, s’è beccata la sanzione dell’Antitrust per via della sua pasta di riso a base di betaglicani. Ma la Riso Scotti non è che l’esempio di come a parlare di colesterolo e di tutto il terrorismo che sta dietro a questa sostanza ci si fanno i soldi, tanti soldi.
La battaglia che sta conducendo Altroconsumo è emblematica di un vezzo che sta sempre di più contraddistinguendo l’uso improprio che si fa della capacità di un alimento “anticolesterolo”. Infatti, come dimostrano le inchieste e come sostiene la stessa Efsa, ovvero, l’Autorità Europea per la Sciurezza Alimentare, un alimento addizionato con betaglicani, che sono sostanze  presenti in alcuni cereali, non abbassa il colesterolo, semmai partecipa a non farlo alzare mantenendolo a livelli normali. Nel caso dell’azienda sanzionata dell’Antitrust non era neanche possibile sostenere che il consumo dell’alimento contribuisse a mantenere il colesterolo nella normalità perché, affinché ciò avvenga, un alimento deve detenere almeno tre grammi di colesterolo in una o più porzioni che il consumatore dovrebbe consumare ogni giorno e con la Pasta di riso Scotti questo non poteva accadere.

Il problema dei claim è però molto esteso. Spiega Altroconsumo: "Sugli scaffali dei supermercati ci sono parecchi altri prodotti che vantano la presenza di betaglucani per la riduzione del colesterolo. Per esempio, Kellogg's Optivita, cereali per la prima colazione, che si definisce "naturalmente ricco di betaglucano che aiuta a ridurre il colesterolo". O ancora, i prodotti Galbusera Colcuore (biscotti e cracker), con "le fibre che aiutano a ridurre il colesterolo". Gli esempi potrebbero continuare. Quel che è certo è che questi messaggi andrebbero riveduti in maniera più soft, anche perché nessuno di questi fornisce la quantità adeguata di betaglucani segnalata come effettivamente portatrice di benefici anticolesterolo".
Secondo un parere Efsa, il claim "i betaglucani dell'avena hanno mostrato di ridurre il colesterolo. Una riduzione del colesterolo sanguigno può ridurre il di disturbi cardiaci" è stato giudicato positivamente, ma sempre a patto che gli alimenti che lo riportano forniscano almeno 3 grammi al giorno di betaglucani dell'avena. Aggiunge Altroconsumo: "Abbiamo trovato il biscotto all'avena Oro Saiwa Cereacol che riporta la scritta "con betaglucano d'avena che aiuta naturalmente a ridurre il colesterolo". Ogni biscotto, però, contiene 0.3 g di betaglucani, quindi 3 o 4 biscotti non sono sufficienti a raggiungere la porzione quotidiana necessaria per avere i benefici. È vero che questo è specificato sul retro della confezione, ma al consumatore che vuole ridurre il colesterolo resta il problema: per avere l'effetto desiderato dovrebbe mangiare 125 g di quei biscotti, cioè 10 pezzi, o trovare altri alimenti che forniscano i betaglucani dell'avena".
L'associazione annuncia di aver segnalato all'Antitrust tutti i prodotti perché sia fatto ordine nei messaggi riportati in etichetta.

Fonte: Altroconsumo
Help Consumatori

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