Cifre spaventose che ci
danno l’idea di quanto grave sia il diabete, in una Società, almeno per quanto
riguarda i Paesi più ricchi, sovralimentata che si impegna, giorno dopo giorno,
a risolvere i problemi dell’eccesso di alimentazione e si fronteggia continuamente
con situazioni patologiche quali l’obesità. Cifre spaventose che ci mostrano
come nel mondo quasi 300 milioni di persone, almeno quelle accertate, debba
fare i conti col diabete, malattia che uccide 4 milioni di persone all’anno.
Si muore a causa del
diabete in primis per le conseguenze a carico del sistema cardiovascolare al
punto che un paziente diabetico su due perisce per questa causa. Ma si muore
anche per le conseguenze patologiche a carico dei reni. Otto persone su cento
infatti decede per una qualche patologia renale attribuibile al diabete.
Il guaio è che spesso sia
le cure per fronteggiare il diabete, sia quelle per contrastare le conseguenze
cardiovascolari, finiscono per essere nefrotossiche. Sarebbe dunque auspicabile
allora che almeno i farmaci per curare il diabete fossero innocui per i reni.
Auspicabile si, ma proponibile? Adesso parrebbe di si.
Una ricerca scientifica
condotta lo scorso anno a Stoccolma, avrebbe infatti evidenziato la possibilità
di utilizzare una molecola farmacologica contro il diabete di tipo 2,
indipendentemente dal grado di funzionalità renale del paziente. Ciò significa
che lo stesso farmaco non ha effetti nefrotossici. La ricerca ha evidenziato il
ruolo svolto da Linagliptin, questo il nome del principio attivo del farmaco,
un inibitore della dipeptidil peptidasi-4 (Dpp4) in monosomministrazione orale.
Tale farmaco "Può
essere assunto singolarmente, ma anche in associazione con altri farmaci. I nuovi
studi hanno dimostrato che è in grado di ottenere riduzioni della glicemia
significative e mantenute nel tempo. Inoltre, grazie al suo profilo
farmacocinetico, può non richiedere aggiustamenti di dosaggio persino in
pazienti con danno renale", spiega Anthony Barnett dell'University of
Birmingham (Gb).
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