Apparentemente sembrerebbe non
esserci alcun nesso fra l’inquinamento acustico e, dunque, il rumore eccessivo
negli ambienti di lavoro e nelle città è l’ictus e le malattie cardiovascolari.
Eppure, soprattutto alla luce degli ultimi studi condotti, parrebbe esserci
eccome un filo conduttore fra queste patologie e l’inquinamento da rumori
elevati. Lo dice l’Organizzazione Mondiale
della Sanità, che in apposito rapporto elenca tutta una serie di patologie
innescate dall’inquinamento acustico.
E, si badi bene, non stiamo parlando
soltanto di danni all’orecchio, ma anche a quei danni ad apparati come quello
cardiovascolare a causa dell’ipertensione arteriosa, indotta dal rumore fino a
giungere a quelle malattie cardiovascolari gravi, compreso l’ictus, che
avrebbero la medesima causa. A determinare i disturbi peggiori
sono il traffico automobilistico e aereo, ne sanno qualcosa coloro che
risiedono a ridosso di una strada ad alta densità di traffico o nelle immediate
vicinanze di un aeroporto. Il motivo per cui l’inquinamento
acustico sarebbe capace di provocare tali patologie è dovuto allo stress per
l’organismo a causa delle stimolazione endocrina del sistema nervoso autonomo,
capace com’è di determinare ipertensione arteriosa, iperglicemia, aumento della
coagulabilità del sangue e dei grassi e, dunque, capace di aprire la strada al
rischio cardiovascolare. In particolare, si è dimostrato che il rumore del traffico stradale aumenta
il rischio di cardiopatia ischemica (compreso l'infarto miocardico), mentre sia
il rumore del traffico che quello aereo incrementano il rischio di ipertensione
arteriosa. All’appello mancano gli studi riguardo eventuali danni all’organismo da
traffico ferroviario.
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