Quando
parliamo di soggetti meteropatici ovvero, quando ci riferiamo a quelle persone il cui umore muta
a seconda delle stagioni, siamo abituati a credere che tali pazienti siano in
qualche modo disturbati dalle giornate invernali, dalla scarsa luminosità del
cielo, compresa la scarsa lunghezza delle giornate. Ma oggi scopriamo un’altra
categoria di meteropatici affetti da quella che si definisce Summer Sad.
Per
queste persone il cui numero è tutt’altro che limitato, visto che ne soffre, se
prendiamo ad esempio il nostro Paese, un italiano su quattro, con una prevalenza
di donne affette dal problema di età superiore ai 35 anni, l’estate,
soprattutto se prolungata, l’eccesso di luce derivante dalla bella stagione
diventa un problema non da poco, col suo carico di disturbi che arreca, anche
mentali.
Il
primo sintomo per i soggetti affetti da Summer Sad che sta per Seasonal Affective
Disorder, ovvero, disordine affettivo stagionale, è l’ansia che nei casi più
impegnativi può tramutarsi in attacchi di panico, fino ad una temporanea
depressione connessa alla stagione e, dunque, alla sua durata. La
depressione ascrivibile alla Summer Sad sembrerebbe di forma diversa dalla
depressione classica che siamo abituati a conoscere, dove l’umor nero che
caratterizza la maggior parte della malattia mentale, si presenta con forme di
apatia, svogliatezza e, nelle persone più sensibili al problema, non mancano
comportamenti che li porta ad aumentare il consumo di alcol, così come sovente
si assiste ad uno stato altalenante di euforia seguita da interminabili momenti
di apatia, aggressività maggiore, anoressia o bulimia. Se per
tutto c’è una giustificazione, anche per questa particolare e se vogliamo
inedita condizione clinica, esiste una ragione. Secondo gli scienziati che
hanno condotto gli studi, la risposta va cercata a livello chimico a causa di una particolare
reazione della retina di questi soggetti esposti al problema. Parrebbe
infatti che la lunghezza del ciclo della durata dell'illuminazione diurna,
insieme alla variazione dell'intensità, sono strettamente legati all'insorgere
della Summer Sad.
«La luce — ha spiegato Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano — interviene sul nostro cervello e l'intensità con cui riesce a farlo dipende dalle nostre retine. Sono dunque gli occhi a condizionare i centri cerebrali che, in base alle sollecitazioni che avvertono, regolano la produzione dell'ormone della melatonina che è secreto dalla ghiandola pineale. Questo processo, proprio a causa delle retine, potrebbe non funzionare in modo corretto provocando una risposta abnorme alla luce e di conseguenza la Summer Sad».
A
tutto questo potrebbe sommarsi l’altra evidenza che caratterizza l’estate, come
momento in cui è più facile per le famiglie riunirsi alla stregua di tutte
quelle feste in senso largo. In questo caso la Summer Sad potrebbe anche
entrarci poco, visto che parliamo di disturbi che interessano persone a rischio
che non sopportano la convivenza forzata con un gran numero di parenti per un
periodo prolungato. Così come lo stesso problema potrebbe essere appannaggio di
quei single che soffrono per la mancanza di un affetto e che al contrario di
quanto avviene in altri momenti dell’anno, non trovano nella routine, nel
lavoro e nelle occupazioni solite, la possibilità di compensare al disagio
proveniente dalle vacanze o dalle feste in generale. Che poi la Summer Sad, così come i disturbi comportamentali da vacanza o da
ogni altra situazione, siano degli importanti campanelli d’allarme che
segnalino un disturbo psicologico della persona pronto a slatentizzarsi ogni
qualvolta vi siano elementi di cambiamento della vita, nessuno lo esclude, ecco
perché, sarebbe sempre meglio che l’individuo indagasse, aiutato dagli
specialisti del settore, su ogni stato che muti il proprio modo beneessere.
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