In un’epoca in cui la
medicina sembra averci affrancato da moltissime malattie che un tempo potevano
rivelarsi sicuramente mortali, uno spettro pare ugualmente aggirarsi nei timori
degli italiani e nella stragrande maggioranza di tutti quelli che vivono nel
mondo in generale, la pressione arteriosa alta. Una condizione clinica questa
che già di per sé apre la strada a patologie gravissime ma che per fortuna di
norma è tenuta entro livelli di guardia tali, da risultare innocua, ma non
sempre. A giudicare da un recente studio scientifico che si è svolto a livello
mondiale, sette ipertesi su dieci affetti
da forme più resistenti alle cure temono
che la loro pressione elevata possa essere la causa di molte malattie fino alla
morte e in 8 casi su dieci questi stessi pazienti ammettono di dover far
ricorso a sempre nuovi farmaci per tentare di abbassare la loro pressione
arteriosa, spesso inutilmente. A questo punto ci si chiede, è fondata la loro
paura, oppure negli stessi pazienti si instaura una forma di timore continuo
rispetto alla malattia al punto di aggravarla?
Purtroppo l’angoscia di
questi malati è più che fondata, infatti in presenza di una ipertensione
maligna resistente alle diverse terapie applicate, riferendoci a trattamenti
che prevedono l’utilizzo di almeno tre diversi farmaci antipertensivi, spesso
con scarsi risultati, il rischio di andare incontro ad un evento vascolare molto
grave, infarto, ictus è fondato al punto che sono quasi cento milioni i
pazienti che in tutto il mondo corrono seriamente tale pericolo. Dal sondaggio, realizzato
con il sostegno di Medtronic, è emerso che in Italia i soggetti affetti da
ipertensione resistente al trattamento nutrono serie preoccupazioni per la
propria salute. Quasi quattro quinti (77%) degli intervistati ha descritto le
proprie condizioni di salute come 'sufficienti o scadenti', nonostante la
maggioranza dei pazienti italiani con ipertensione resistente al trattamento
abbiano dichiarato di essere in cura dal medico di base (64%) o dal cardiologo
(34%).
E proprio per questi
pazienti che non riescono con le normali terapie mediche a tenere a bada la
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pressione alta, si aprono scenari inquietanti di fronte alla possibilità di
andare incontro a patologie diverse e tutte gravi. Secondo lo studio
scientifico effettuato, il 14% di questi malati rischia di andare incontro al
diabete di tipo 2, quasi la metà di loro ha alte possibilità di incorrere in un
infarto cardiaco, e nel 33% dei casi per questi malati si apre la strada dell’obesità.
Eppure sono pazienti attenti alla loro salute, lo dimostra il fatto che queste
persone assumono almeno quattro pillole al giorno rappresentate da diversi
antipertensivi da almeno dieci anni … Il risultato oltretutto, è una qualità
della vita scadente di queste persone le quali vivono sovente con l’angoscia di
incorrere in qualche gravissima conseguenza del loro stato clinico patologico,
al punto che più di sei pazienti teme concretamente l’ictus come conseguenza finale
e comunque, coralmente, visto che lo ammettono nove pazienti su dieci, gli
stessi affermano che da quando è stata diagnosticata loro l’ipertensione
arteriosa resistente alle cure, hanno perso la loro tranquillità. Infine, i
pazienti con ipertensione resistente al trattamento chiedono più alternative
per poter gestire il disturbo di cui soffrono. Quasi tre pazienti su quattro
(73%) affetti da ipertensione resistente al trattamento hanno espresso
preoccupazione per il numero di farmaci che assumono e oltre 4 su 5 (84%)
vorrebbero che fosse più facile riuscire a tenere la pressione alta sotto
controllo. Oltre 4 pazienti con ipertensione resistente al trattamento su 5 (82
%), inoltre, ritiene che la propria qualità di vita migliorerebbe in modo
sostanziale se si potesse controllare la pressione con meno farmaci.
Cos’è l’ipertensione
arteriosa resistente al trattamento
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In effetti, se l’ipertensione
arteriosa in sé non è una malattia, ma una condizione clinica che può essere
espressione di diverse malattie spesso croniche ed al contempo negli anni aprire
la strada a diverse altre patologie, nel caso dell’ipertensione arteriosa
resistente al trattamento, ci riferiamo ad una patologia cronica quasi del
tutto assestante. Insomma, una malattia che apre la strada a gravissime
ulteriori malattie, quali quelle viste prima, compreso lo scompenso cardiaco e
le malattie renali. Lo studio scientifico che ha portato alla rilevazione di
tale realtà è stato effettuato in otto Paesi quali Brasile, Francia, Germania, Italia, Giappone,
Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. In ciascun Paese, sono stati intervistati
almeno 200 adulti con ipertensione resistente al trattamento, in terapia con
tre o più farmaci ed almeno 200 adulti con ipertensione incontrollata in
terapia con uno, due o nessun farmaco. Dal sondaggio realizzato online da
Harris Interactive per conto di Medtronic si è osservato che 4.574 adulti maggiorenni hanno dichiarato di
aver ricevuto la diagnosi di ipertensione incontrollata o resistente negli
Stati Uniti, Regno Unito Francia, Germania Italia, Spagna, Brasile e Giappone.
Insomma, una situazione molto grave che si cerca in qualche modo di arginare
con lo studio di nuove molecole con la speranza che in queste si ravvedano le
soluzioni atte a risolvere la pericolosa malattia, quando questa non è un
sintomo, ma una vera e propria patologia assestante.
Bibliografia
1. Persell S. D. Prevalence of Resistant Hypertension in the United States, 2003-2008. Hypertension. 2011;57(6):1076-1080.
2. "Hypertension and cardiovascular disease", World Heart Federation 2011
3. Egan B. M., et al. Uncontrolled and Apparent Treatment Resistant Hypertension in the United States, 1988-2008. Circulation. 2011;124(9):1046-1058.
4. Doumas M., et al. Benefits from Treatment and Control of Patients with Resistant Hypertension. International Journal of Hypertension.
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