Presto potremo dire
addio alla celiachia, la nota malattia da intolleranza al glutine, ma finchè
tale patologia non verrà del tutto debellata, gli affetti da celiachia dovranno
sottostare alla dieta a loro riservata. Ma c’è un problema, tutt’altro che marginale
soprattutto in periodi di crisi economica come quelli che stiamo vivendo, i
costi stellari per seguire le diete apposite.
Secondo uno studio
recente condotto dall’Osservatorio dell’Associazione italiana celiachia (Aic),
i costi per seguire una dieta per celiaci ammontano per i celiaci italiani a
200 milioni di euro all’anno. Segno evidente che il costo di una dieta completa
per un celiaco è tre volte superiore rispetto ad una dieta normale seguita da
un soggetto non affetto dalla malattia. Infatti, solo per acquistare dodici
ingredienti seguiti dai celiaci, ovvero, pane, pasta, farina e preparati per pizze, biscotti e merendine,
prodotti pronti surgelati, si spendono anche 60 euro, contro i 25 euro
richiesti ad una persona sana. Se consideriamo la scarsa varietà a volte dei
menù offerti ai celiaci, si comprende bene perché sovente tali diete sono
puntualmente disattese da questi pazienti.
La fetta più
importante della torta relativa alle spese per l’acquisto degli alimenti
speciali per celiaci è destinata alle farmacie, dove si arrivano a spendere
qualcosa come 140 milioni di euro, la parte più esigua è invece destinata ai
negozi specializzati e 45 milioni alla grande distribuzione. Si dirà, ma il
celiaco può contare sul rimborso da parte del S.S.N. ed invece, su 200 milioni
di spesa media per l’acquisto di alimenti speciali, 50 milioni di euro restano
scoperti dai rimborsi e restano a carico del malato. Oltretutto, per stessa ammissione dei
pazienti, non è facile
restare entro i rigidi paletti della loro dieta: il 60%, infatti, ammette che
non riesce a resistere ai cibi con glutine, e per uno su due è quasi
impossibile non trasgredire. Secondo lo studio, il 35% dei celiaci ritiene la
dieta senza glutine un regime alimentare troppo rigido. Tuttavia sette su 10
sono consapevoli che interromperla può nuocere alla loro salute. Nonostante
questo, il 15% dei pazienti ha trasgredito almeno una volta nell'ultimo mese,
ma dopo averlo fatto solo il 4% si sente gratificato e soddisfatto mentre il
35% si sente in colpa e in un caso su cinque non ne parla a nessuno, nemmeno al
medico (meno del 3% lo fa). Per ridurre la comprensibile voglia di
trasgressione, secondo gli esperti, bisognerebbe aumentare disponibilità e
varietà dei prodotti senza glutine, magari diminuendone anche il prezzo.
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