Stiano
attente le donne che soffrono di calcolosi renale. Secondo recenti studi
infatti sarebbe emerso che solo nel sesso debole l’incidenza di calcolosi
renale è correlata con un aumento di malattie cardiovascolari anche gravi, ad
esempio l’infarto del miocardio che quando preso in tempo richiede interventi
di by pass aorto-coronarico.
A
giungere a questa conclusione sono studiosi dell’Unità Operativa di Nefrologia
e Dialisi dell’università Cattolica di Roma con a capo Giovanni Gambero ed un
team di ricercatori della Harvard University di Boston. La scoperta si deve al
ricercatore italiano Pietro Manuel Ferraro. Gli studiosi hanno infatti
attenzionato un gruppo nutrito di pazienti rappresentati da 45.748 uomini e
196.357 donne, osservate per tredici anni. Durante questo periodo,
inizialmente, il gruppo di persone non presentava alcun danno cardiologico, ma al manifestarsi del
quale si è approfondita l’anamnesi di coloro che avevano accusato nell’ultimo
periodo problemi al cuore e si è visto che del totale dei partecipanti, quasi
20.000 di loro avevano riferito disturbi vari e più o meno impegnativi ai reni,
in particolare avevano lamentato una calcolosi renale. Alla fine dello studio
si è registrato che a soffrire di coronaropatia erano solo quelle donne che
avevano sofferto di calcolosi renale e nel computo complessivo mancavano i
pazienti di sesso maschile.
Insomma,
è risultata
un'associazione significativa tra calcoli renali e malattia cardiaca: in
presenza di calcoli la donna mostra un rischio di malattia coronarica più alto
del 30%. «Tale associazione rimane anche dopo aggiustamento per tutti i fattori
di rischio cardiovascolare (Cv) noti, quindi non dipende da questi» sottolinea
Gambaro. «La nostra ipotesi è che la presenza di osteoporosi sia correlata allo
sviluppo di calcolosi e che la decalcificazione ossea venga
"catturata" dall'aorta causandone maggiore rigidità, aumento della
pressione differenziale e del rischio Cv». La conclusione è dunque quella di
non considerare più, come un tempo, la calcolosi renale una malattia di
pertinenza solamente urologia, semmai è giunto il momento di considerarla un
segno importante di rischio aterosclerotico con tutte le conseguenze che esso
comporta.
«Sotto
il profilo clinico» conclude Gambaro «proprio perché nono sono ancora chiarite
le cause dell'associazione, è ancora più importante, in presenza di calcoli,
agire su tutti i fattori di rischio cardiovascolare noti, quali fumo,
dislipidemia, diabete, obesità e ipertensione, per contribuire a ridurre
il rischio Cv».
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