C’è sempre
stato un acceso dibattito fra coloro che sostenevano l’utilità delle vitamine
sempre e coloro che invece hanno sempre annesso ad esse un loro ruolo senza mai
pensare di doverle integrare anche in coloro che non presentavano carenze, con
la consapevolezza che tanto anche in eccesso, male non fanno. Non è per niente
così. Se è vero che le vitamine sono sostanze indispensabili alla nostra vita,
vero è anche che una dieta equilibrata di norma apporta con gli alimenti la
giusta dose di queste sostanze. L’integrazione scriteriata mediante farmaci o
integratori è molto spesso inutile, a volte persino pericolosa.
E’ il caso
della vitamina D. La vitamina D
è una vitamina liposolubile indispensabile per la formazione delle ossa. Intanto
è importante sottolineare il fatto che l’alimentazione, quando è bilanciata,
apporta sostanze nel giusto equilibrio che anche in eccesso l’organismo elimina
più facilmente. Quando invece si ricorre ai farmaci o agli integratori, le
stesse sostanze sono ad alte concentrazioni e finiscono con l’accumularsi a
volte in maniera pericolosa all’interno del nostro organismo. Tornando alla
vitamina D, ma lo stesso discorso potrebbe valere per tante altre vitamine, in
coloro che non hanno bisogno di integrazione, la somministrazione della
vitamina D oltre che inutile risulta pure pericolosa.
Eccesso di calcio, danni epatici e nausea quando la vitamina D è in eccesso
Lo hanno
ultimamente stabilito studiosi neozelandesi che hanno pubblicato l’evidenza dei
propri lavori scientifici sulla rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology.
Lo studio effettuato da Mark Bolland dell’Università di Auckland, in Nuova
Zelanda, segue qualcosa come altri 40 studi analoghi che sono giunti alla
stessa evidenza, non c’è alcun beneficio a seguito di somministrazione di
Vitamina D in coloro che non mostrano carenza e anzi l’errata somministrazione
comporta pericoli per l’organismo.
La Vitamina D, che viene abbondantemente somministrata in pazienti osteoporotici,
per lo più anziani, viene a sua volta prescritta anche quando nel paziente non
vi siano prove evidenti dell’osteoporosi, una sorta di prevenzione che è consuetudine
attuare in quei malati la cui anamnesi è positiva nel tempo ai danni permanenti
delle ossa. Secondo i ricercatori non è la mancanza della vitamina che provoca
la malattia ma semmai la malattia è la conseguenza della carenza. Secondo i
ricercatori l’uso della vitamina D non è in realtà associato a significative
riduzioni di rischio di malattie come potrebbe accadere con quei farmaci che in
qualche modo prevengono l’infarto o l’ictus. Integrare la vitamina D nei
pazienti che non ne siano carenti apporta minimi e quasi insignificanti
benefici per la salute, al punto che non varrebbe la pena utilizzarla, visto
che tale vitamina non protegge dalle malattie e addirittura se data inutilmente
apre la strada ad altre malattie, quali ad esempio l’eccesso di calcio, la
presenza eccessiva di calcio nelle urine, l’aumentata frequenza della necessità
di urinare, la nausea ed eventuali danni epatici. Tutto ciò senza dimenticare
il ruolo importante che ha la vitamina in vista di numerosi recenti studi,
nella cura e prevenzione di importanti malattie. Ma spetta solo al medico
decidere se e quando somministrarla, se e quando consigliarla quando la si
vuole usare come arma di prevenzione o cura di quelle gravi malattie rispetto
alle quali in passato non si annetteva alcun ruolo alla vitamina D.
Già solo esponendoci 15' al sole ne produciamo 15000 ui. Il problema è che chi non vive all'equatore ne è carente a prescindere quindi va integrata. È noto che é protettiva nei confronti delle malattie
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