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Depressione: mai più farmaci a casaccio, il giusto farmaco te lo dirà lui!

Chi
soffre di depressione o si prende cura di parenti che con questa
grave malattia devono fare i conti tutti i giorni ben sa come questa
grave patologia mini il destino dei loro cari in assenza di una cura
efficace. Ma è noto anche il fatto che non sempre il farmaco
prescritto raggiunge l'obbiettivo che si era prefisso riuscendo a
migliorare lo stato dei pazienti. In questo caso non si parla della
bontà del farmaco utilizzato, semmai della predisposizione che ha il
paziente nell'ottenere benefici da quella molecola e questo è oggi
il grosso limite nella cura della depressione, ma forse ancora per
poco.
Secondo
uno studio realizzato da ricercatori italiani del King's College di
Londra che ha trovato pubblicazione sulla rivista scientifica
International Journal of Neuropsychopharmacology, sarà possibile
presto effettuare un semplicissimo esame del sangue
che mostri la
predisposizione o meno del paziente ad ottenere benefici dal farmaco
a lui prescritti in modo da lasciare al medico la
decisione se
continuare o meno con la terapia o darne un'altra più efficace.
"L'obiettivo
- ha spiegato Annamaria Cattaneo, co-autore Institute of Psychiatry,
Psychology & Neuroscience del King's College - è di aiutare i
medici nell'arrivare il più vicino possibile ad un trattamento
personalizzato". "Spesso i pazienti - sottolinea Carmine
Pariante, autore principale dello studio e docente di Psichiatria
biologica al King's College - devono sopportare continui cambi di
terapia farmacologica prima di arrivare al farmaco giusto per il loro
disturbo. L'esame del sangue, a cui lavoriamo da 5 anni, impedirebbe
questo metodo perché identifica subito se una molecola è o meno 'a
misura' del paziente".
Il test funziona misurando il livello di
due sostanze nel sangue che sono marcatori di una infezione in corso.
Quest'ultima - secondo molti studi - è la spia di una scarsa
risposta dell'organismo agli antidepressivi tradizionali.
Giuliano
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