mercoledì 17 agosto 2016

TIA o ictus minore: attenzione, con cure sbagliate alta possibilità di ictus entro 24 ore o entro un anno

Gli studi riferiti al periodo 1997/2003 descrivevano la possibilità molto alta per un paziente andato incontro a TIA, ovvero l'attacco ischemico transitorio o ad ictus minore di andare incontro ad un ictus vero e proprio o ad una sindrome coronarica acuta entro un anno dal primo evento considerato minore. Tale possibilità è di circa il 20% nei primi tre mesi dal primo evento. Adesso, mentre resta confermato tutto quanto appena detto, resta da capire i fattori che determinano tutto ciò.


Per far questo ci si è affidati ad uno studio scientifico, lo studio  
 
TIAregistry.org che fa parte di un progetto di salute collettiva che ha descritto il profilo, i fattori eziologici che concorrono negli eventi patologici e gli esiti riportati dai pazienti che siano andati incontro a TIA o ictus minori e che necessitano di indagini e cure efficaci proprio per scongiurare l'evenienza di un ictus devastante o addirittura mortale.
L'occasione è quella giusta per ricordare che se è vero che un TIA o un ictus minore devono essere considerati importanti campanelli d'allarme per il paziente, stante il fatto che sono quasi sempre eventi reversibili e che di norma non attentano alla propria vita, vero è anche che la sottovalutazione di tali alert da parte dell'organismo si traducono nel breve periodo, come visto, dai tre ai 12 mesi, in eventi serissimi spesso persino letali e comunque devastanti in assenza di adeguate cure e indagini sullo stato di salute del paziente nel dopo TIA.
Lo studio ha tenuto in considerazione un certo numero di malati che erano andati incontro a TIA o ictus minore entro una settimana dall'evento. È stato stimato il rischio a 1 anno di ictus e dell’esito composito di ictus, sindrome coronarica acuta, o morte per cause cardiovascolari. È stata anche esaminata l'associazione tra punteggio ABCD2 per il rischio di ictus ( da 0, rischio più basso, a 7, rischio più elevato ), risultati di imaging cerebrale, e causa di TIA o ictus minore con il rischio di ictus ricorrente in un periodo di 1 anno.
Lo studio si riferisce a ben 4789 pazienti attenzionati in 61 centri specialistici dislocati in 21 Paesi, di questi pazienti, quasi l'80% è stato osservato entro 24 ore da quando hanno lamentato i primi sintomi, da ricordare che il periodo di osservazione e lo studio vero e proprio si è svolto in due anni, dal 2009 al 2011 e i risultati sono stati i seguenti.
In totale il 33.4% dei pazienti ha presentato un infarto cerebrale acuto, il 23.2% ha avuto almeno una stenosi extracranica o intracranica del 50% o superiore, e il 10.4% ha avuto fibrillazione atriale. Si sono avuti ictus in una percentuale pari all'1,5% in seconda giornata, pari al 2,1% ad una settimana dal TIA, del 2,8% ad un mese, del 3,7% a 90 giorni e del 5,1 ad un anno. Infarti multipli cerebrali, aterosclerosi delle grandi arterie raddoppiano la possibilità di andare incontro ad ictus. In conclusione, si è confermata la possibilità di incorrere in un grave ictus dagli esiti devastanti se non addirittura mortali entro 1 anno dopo un TIA o un ictus minore. Ne deriva ancora di più da questo studio che l'insorgenza di un TIA o un ictus minore se da una parte non deve prostrare il paziente e la sua famiglia di fronte ad un evento che quasi sempre ha un andamento benigno, d' altra parte impone invece tutta una serie di contromisure atte a scongiurare la possibilità altissima di andare incontro ad un accidente cardiovascolare il cui esito può essere di gran luna peggiore o addirittura finale.
Giuliano
Fonte: ( Xagena2016 ) - Amarenco P et al, N Engl J Med 2016; 374: 1533-1542
Neuro2016



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