Nel
volgere di appena cinque anni potremmo assistere ad un
ridimensionamento di una delle malattie peggiori, tanto subdola
quanto pericolosa come il diabete e passare alla gestione delle cure
rivoluzionando proprio questo aspetto. Insomma, non giungeremo a
cancellare la malattia che anzi è in preoccupante aumento, ma la
cureremo definitivamente, quasi neutralizzandola.
Se
solo pensiamo che il diabetico, lasciato al suo destino, va incontro
a morte certa nel volgere degli anni per gli effetti delle malattie
connesse o, nella migliore delle ipotesi, anche intervenendo nella
compensazione del diabete ci troviamo di fronte ad una patologia cronica che
sia pure ben trattata ha strascichi importanti anche sulla qualità
della vita del paziente, la sola idea che nel volgere di un
quinquennio la scienza sarà in grado di trovare soluzioni definitive
nel controllo di questa patologia, capiamo bene che questa notizia
ha qualcosa di veramente stupefacente. Ma quali sono questi
stravolgimenti prossimi venturi?Siamo
ad un passo dalla realizzazione di un pancreas artificiale in grado
di rilasciare insulina, in primis, ma anche altri ormoni come il
glucagone che entrano nella normale funzione del pancreas naturale. E
che dire delle cellule staminali che impiantate in loco e
appositamente programmate ricostruiranno le normali funzioni di
produttori di insulina. Il tutto guidato da innovativi sistemi di
intelligenza artificiale e sono questi gli scenari descritti da
Lorenzo Piemonti, direttore del Diabetes Research Institute
dell’Irccs San Raffaele di Milano, parlando a PharmaKronos a
margine del congresso internazionale Attd 2019 a Berlino. "Non
posso certo dire che pancreas artificiale autonomo e staminali
saranno disponibili per tutte le persone con diabete di tipo
insulinodipendente, ma lo saranno sicuramente piccoli gruppi di
pazienti, perche’ inevitabilmente si porranno limiti di
sostenibilità e di priorità per alcuni malati".
E spiega: "Il
trapianto di isole pancreatiche ha già dimostrato sull’uomo di
essere superiore a qualsiasi tipo di trattamento nella capacità di
normalizzare la glicemia, per cui si può dire che un paziente
trapiantato guarisce dal diabete e dal punto di vista metabolico
torna un soggetto normale. Ma ciò comporta due grandi limiti
rappresentati dal numero di donatori (gli organi da cadavere sono
pochi e serve un sistema laborioso per estrarre le cellule) e dalla
necessità di fare terapie immunosoppressiva, con i rischi che ciò
comporta". “Ma c'è una rivoluzione in corso - spiega Piemonti
- legata e due nuove frontiere. La prima riguarda le cellule
staminali pluripotenti indotte (riprogrammate per differenziarsi in
cellule che producono insulina)", al momento già testate
sull’uomo negli Usa e per la prima volta in Europa, a Bruxelles,
grazie a un consorzio di cui fa parte anche il San Raffaele di
Milano.
Insomma,
potremo dire addio ad una malattia come il diabete che fino
adesso,nonostante tutte le conquiste della moderna medicina resta pur
sempre una malattia il cui trattamento presenta notevoli difficoltà,
se solo pensiamo che ogni cura, ogni apporto per il diabetico dovrà
durare per tutta la vita del malato.
Fonte:
Pharmakronos
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