Vitamina B12: Allarme Carenza! L'Allerta per Chi Assume Metformina e Antiacidi

 


Oggi parliamo di un argomento molto importante, specialmente per chi convive con il diabete o per chi si prende cura di persone diabetiche. Stiamo per affrontare un tema che lega un farmaco diffusissimo, la Metformina, e un'altra classe di medicinali molto usata, gli Inibitori di Pompa Protonica (IPP) (quelli per il bruciore di stomaco, o usati per la gastrite o l'ulcera, per intenderci) a una vitamina essenziale per il nostro corpo, la Vitamina B12. E vedremo perché è così importante tenerla d'occhio.

Innanzitutto, facciamo un piccolo quadro sul diabete. Il diabete mellito di tipo 2 (DMT2), quello che una volta chiamavamo "diabete dell'adulto" o "diabete alimentare", è una condizione che sta purtroppo aumentando a un ritmo impressionante in tutto il mondo. Pensate che circa il 90% di tutti i casi di diabete rientra in questa categoria. L'International Diabetes Federation, in un suo recente rapporto del 2021, ha stimato che ci sono circa 537 milioni di adulti nel mondo che hanno ricevuto una diagnosi di diabete. E le previsioni future non sono rosee: si stima che diventeranno 643 milioni entro il 2030 e addirittura 743 milioni nel 2045. Numeri davvero da capogiro, che ci fanno capire quanto sia cruciale parlare di questa malattia e della sua gestione.

Abbiamo dimestichezza a riconoscere una malattia che è entrata nel nostro immaginario collettivo da sempre. Basti pensare alle raccomandazioni continue che ci fanno a proposito dell’alimentazione, quando troppo ricca o qualitativamente scarsa, ci ammoniscono sul rischio di insorgenza del diabete di tipo 2. È sempre stata opinione diffusa che la responsabilità fosse quasi esclusivamente del malato, dimenticando che questa e tante altre malattie croniche hanno una base genetica che conta di più del modo che abbiamo di mangiare.

Proprio il futuro costellato sempre da nuovi casi di diabete, potrebbe farci capire che per le Case Farmaceutiche e per il mondo che gira intorno a questa malattia, questo è un business senza fine e che magari conviene mantenere in vita visto il giro d’affari che genera. Al di là di questo, ma fino a un certo punto se si pensa che si preferisce curare la malattia, piuttosto che prevenirla, al di là delle campagne che lasciano il tempo che trovano, la ricerca si concentra a focalizzare farmaci e solo farmaci di sintesi per gestire questa grave patologia metabolica. E fra questi farmaci, una molecola antica, la Metformina, che nell’uso clinico si avvicina ai 70 anni di vita, se poi volete la sua storia*, in calce ne abbiamo tracciato un breve profilo, pare funzionare al meglio, nei limiti di una semplice gestione della malattia, ben lungi dal curarla.

Questo farmaco è ritenuto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un "farmaco essenziale", cioè uno di quei medicinali che ogni sistema sanitario dovrebbe sempre garantire alla propria popolazione. È il farmaco più prescritto al mondo per il diabete di tipo 2 ed è ampiamente utilizzato per la sua grande efficacia e la sua sicurezza.

Ma perché la Metformina è considerata il pilastro fondamentale nel trattamento della malattia? Ecco le ragioni principali, spiegate in modo semplice:

  • È la prima scelta in assoluto: Nella maggior parte dei casi, quando un medico diagnostica il diabete di tipo 2, la Metformina è il primo farmaco che viene raccomandato e prescritto. Viene iniziata spesso fin da subito, insieme ai preziosi consigli su come migliorare il proprio stile di vita (pensiamo a una dieta più equilibrata e a un po' di attività fisica regolare).

  • Funziona davvero bene: Numerosi studi hanno dimostrato che la Metformina è molto efficace nel tenere sotto controllo la glicemia, ovvero i livelli di zucchero nel sangue. E non solo per un breve periodo, ma con un impatto positivo sugli esiti a lungo termine, aiutando a prevenire le complicazioni del diabete.

  • È generalmente sicura: Un grande punto a favore della Metformina è il suo buon profilo di sicurezza. Di solito è ben tollerata e, cosa molto importante, raramente causa ipoglicemia, cioè una discesa troppo brusca e pericolosa degli zuccheri nel sangue. Questo è un rischio che invece può essere più comune con altri tipi di farmaci per il diabete.

  • Ha dei "bonus" extra: Oltre a regolare la glicemia, la Metformina può offrire altri benefici. Ad esempio, può aiutare a mantenere il peso sotto controllo o addirittura favorire una modesta perdita di peso (o almeno prevenire l'aumento di peso, cosa non da poco per i diabetici). Alcuni studi suggeriscono anche un potenziale effetto protettivo per il nostro sistema cardiovascolare, il che è un vantaggio prezioso.

  • Costo accessibile: Essendo un farmaco generico, la Metformina è relativamente economica. Questo la rende accessibile a un'ampia fetta della popolazione mondiale, un fattore non trascurabile per un farmaco così diffuso.

Metformina e la Vitamina B12: un legame da tenere d'occhio

Ma come avviene sempre con un farmaco, non mancano i problemi che nel caso della Metformina parrebbero abbastanza gestibili. Il problema riscontrato parte dall’azione stessa del farmaco che non si limita a quello che fa nel sangue; una parte significativa dei suoi benefici viene proprio da come agisce all'interno del nostro intestino. Infatti, una notevole quantità di questo farmaco rimane nel tratto gastrointestinale. Ed è proprio lì, nell'intestino, che la Metformina può creare un piccolo intoppo: può rendere più difficile l'assorbimento di una vitamina molto importante, la Vitamina B12. Questa vitamina è essenziale per tantissime funzioni del nostro corpo, dalla produzione di globuli rossi sani al buon funzionamento del sistema nervoso!

Perché la Metformina può ridurre i livelli di vitamina B12?

Quindi un occhio particolare va tenuto nei confronti di quei pazienti diabetici e in cura con questo farmaco, visto il ruolo centrale che questa vitamina detiene. Ciò anche in forza del fatto che se da una parte è chiaro il fatto di assistere alla sua carenza, dall’altro non si capisce bene ancora il motivo e si va per ipotesi. Una strada potrebbe essere annessa a una sorta di interruzione di un riciclo da parte del nostro corpo della vitamina dall’intestino al fegato, si chiama circolazione enteropatica e la Metformina potrebbe interferire su questa importante funzione, facendo perdere la vitamina al nostro organismo se affetto da diabete di tipo 2.

  • Meno "aiutanti" nello stomaco: Per essere assorbita, la vitamina B12 ha bisogno di una proteina speciale prodotta dallo stomaco, chiamata "fattore intrinseco" (IF). Si pensa che la Metformina possa ridurre la secrezione di questo fattore, rendendo l'assorbimento più difficile.

  • Batteri "golosi": La Metformina potrebbe in qualche modo favorire una crescita eccessiva di batteri "cattivi" o comunque non desiderati nell'intestino tenue. Questi batteri, a loro volta, potrebbero competere con il nostro corpo per la disponibilità della vitamina B12, "rubandola" prima che il nostro organismo possa assorbirla.

  • Blocco dell'assorbimento finale: C'è una parte specifica dell'intestino, chiamata ileo terminale, che è come una "stazione di arrivo" dove la vitamina B12 viene assorbita grazie a dei recettori speciali. La Metformina potrebbe inibire, cioè bloccare, questo processo di assorbimento mediato da quei recettori, che tra l'altro dipendono dal calcio.

Un altro colpevole: gli Inibitori di Pompa Protonica (IPP)

Non solo la Metformina, ma anche un'altra classe di farmaci di uso comune può influenzare i livelli di vitamina B12: parliamo degli Inibitori di Pompa Protonica (IPP). Questi sono quei medicinali che si usano per ridurre l'acidità dello stomaco, spesso prescritti per bruciore, reflusso o ulcere. Esempi comuni sono l'omeprazolo, il lansoprazolo, il pantoprazolo e simili.

Il problema è che per assorbire bene la vitamina B12, lo stomaco ha bisogno di produrre una giusta quantità di acido. Riducendo l'acidità, gli IPP possono ostacolare il rilascio della B12 dal cibo e la sua capacità di legarsi al "fattore intrinseco". Quindi, chi assume sia Metformina che IPP, o chi prende gli IPP per lungo tempo, ha un rischio ancora maggiore di sviluppare una carenza di questa preziosa vitamina!

Un diabetico vegano e la Metformina: doppia attenzione alla B12!

Un punto cruciale da considerare: se sei un diabetico che assume Metformina E segui una dieta vegana, il rischio di avere una carenza di vitamina B12 diventa molto più alto.

Ecco il perché in breve:

  • Dieta vegana: La vitamina B12 si trova quasi solo negli alimenti di origine animale. Chi è vegano, quindi, ha già un rischio elevato di non assumerne abbastanza.

  • Metformina: Come abbiamo visto, questo farmaco può ostacolare l'assorbimento della B12.

Quando questi due fattori si uniscono, il rischio si moltiplica! Perciò, se rientri in questa categoria, è ancor più fondamentale controllare spesso i livelli di B12 con il tuo medico e, quasi certamente, integrarla con un supplemento. Non sottovalutare questo aspetto per la tua salute!

La prevenzione è la migliore cura

In attesa che si capisca il motivo esatto di questa carenza, tutt’altro che secondaria, viste le problematiche che ne derivano (problemi neurologici come formicolii, difficoltà a camminare, disturbi della memoria; problemi ematologici come un tipo particolare di anemia; e persino problemi psichiatrici come sbalzi d'umore e depressione), è assolutamente necessario controllare i livelli di questa vitamina e nel caso integrarli. Guarda caso, questi sintomi sono spesso riferiti dai pazienti diabetici in generale.

Se il vostro medico non ha ritenuto di controllare i livelli di vitamina B12 e in particolare se avete notato uno o più sintomi come quelli riportati e siete in cura con la Metformina o gli IPP, insistete affinché vi vengano prescritte apposite analisi. Ciò contribuirà a rendere più gestibile la terapia, ritrovando un benessere che magari avete perso a causa della carenza di B12, oltre a scongiurare pericoli reali che una tale carenza comporta.

* Storia della Metformina

La metformina ha una storia che risale a ben prima della sua attuale popolarità nel trattamento del diabete.

Le sue origini possono essere fatte risalire a una pianta, la Galega officinalis, nota anche come "capra ruta" o "lillà francese", che era usata nella medicina popolare europea già dal Medioevo per alleviare i sintomi del "mal di orina", un termine che all'epoca poteva riferirsi anche al diabete.

Negli anni '20 del XX secolo, gli scienziati isolarono le sostanze attive da questa pianta, scoprendo che alcune guanidine (composti chimici presenti nella Galega) avevano proprietà ipoglicemizzanti, cioè erano in grado di abbassare i livelli di zucchero nel sangue.

Tuttavia, queste prime guanidine si rivelarono troppo tossiche per l'uso clinico diffuso.

Fu solo negli anni '40 del XX secolo che il chimico francese Jean Sterne (a volte indicato come "padre" della metformina) e il suo team iniziarono a studiare le biguanidi, una classe meno tossica di composti derivati dalle guanidine. Jean Sterne sintetizzò la metformina nel 1957.

La metformina fu quindi scoperta e sintetizzata per la prima volta in laboratorio nel 1922 da Emil Werner e James Bell. Tuttavia, le sue proprietà antidiabetiche furono identificate solo successivamente.

Il suo uso clinico vero e proprio e la sua introduzione nel trattamento del diabete di tipo 2 avvennero nel 1957 in Francia, dove fu commercializzata con il nome di Glucophage. Nel Regno Unito fu introdotta nel 1958.

Negli Stati Uniti, invece, la sua approvazione da parte della FDA (Food and Drug Administration) arrivò molto più tardi, nel 1995, a causa di preoccupazioni legate a un altro farmaco della stessa classe (fenformina), che era stato ritirato dal mercato negli anni '70 per problemi di effetti collaterali gravi.

In sintesi:

  • Isolamento delle sostanze attive dalla pianta: Anni '20 del '900

  • Sintesi della metformina in laboratorio: 1922

  • Identificazione delle proprietà antidiabetiche e introduzione clinica: 1957 (in Francia)

Quindi, se parliamo della scoperta come sintesi chimica, è il 1922. Se parliamo della scoperta del suo potenziale terapeutico e del suo ingresso in clinica, è il 1957.


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