Parliamo
di una patologia piuttosto frequente, si pensi che gli italiani costretti a
ricorrere al bisturi
per trattare la malattia sono ben 38 mila, di questi la maggioranza vive al
nord. Una malattia che, oltretutto, si radica maggiormente nel sesso maschile,
in Italia sono 21 mila gli uomini che soffrono di emorroidi ma che non risparmia
neanche le donne, visto che ne soffrono 13.200 e se poi vogliamo assistere
all’incidenza della malattia per fasce d’età, scopriamo che, la maggior parte
di pazienti ha tra i 15 e i 64 anni (28.559), mentre gli over 65 sono 5.549
(fonte: Ministero
della Salute).
Come
si vede parliamo di una patologia molto frequente, oltretutto spesso siamo noi
stessi con i nostri stili di vita, con la nostra alimentazione non sempre del
tutto corretta, a favorire il disturbo che, sicuramente grave non è, ma
doloroso lo è eccome. Le emorroidi sono delle escrescenze che si formano nell’ano,
qualche volta anche nel retto e sono dovute al fatto che le vene che irrorano queste
sedi si dilatano a causa del non corretto passaggio del sangue proveniente
dalle arterie alle vene stesse.
Le
emorroidi possono essere di due tipi, interne ed esterne. Solitamente le più
sanguinolente sono quelle interne. Spetta al chirurgo esplorare tali formazioni
con l’utilizzo della rettoscopia. Le esterne si individuano senza troppe
difficoltà, talora è lo stesso paziente a localizzarle se si aiuta con uno
specchio. Spesso sono sanguinolente anche quelle esterne e caratterizzate da un
dolore vivo soprattutto quando si infiammano. La
stitichezza, la predisposizione a sviluppare la patologia in tutte le fasi
della vita, è una costante delle emorroidi. Proprio la stitichezza innesca un
meccanismo perverso nel peggioramento dei sintomi. Da una parte se ci si sforza
durante l’evacuazione la persona affetta dal problema avverte un dolore
insopportabile, dall’altra, evitando di andare il bagno si va incontro a spasmi
intestinali che innescano a loro volta il problema. Lo dimostra il fatto che
l’eccesso di lassativi, che sono sovente causa anche di diarrea, al contrario
di quanto si possa ritenere, non migliorano la situazione, proprio per effetto
di quelle contrazioni della muscolatura liscia della parete intestinale. Si
faceva riferimento agli stili di vita errati e non a caso, si pensi alla
sedentarietà, si pensi all’alimentazione non corretta. Per non contare che
nella donna tale situazione è aggravata dallo stato di gravidanza, a causa
della pressione dell’utero sul pavimento pelvico.
Trattamento delle
emorroidi
La
prima vera cura delle emorroidi dovrebbe passare per la prevenzione che dovrà
prevedere un’alimentazione varia e che comprenda la giusta quantità di liquidi.
L’alimentazione non dovrà non prevedere la frutta e la verdura ricca di
bioflavonoidi e di fibre.
La
cura vera e propria delle emorroidi prevede il ricorso a quegli integratori a
base di bioflavonoidi, centella, diosmina e altri principi, utilizzati
nell’insufficienza venosa cronica ed in grado di presiedere alla tonicità dei
vasi. A questi si aggiungono creme e/o supposte che svolgano attività
analgesica, da applicarsi direttamente nella sede delle emorroidi.
Nei
casi più impegnativi può essere indicata la terapia chirurgica con l’utilizzo
di iniezioni sclerosanti delle vene interessate, oppure, un’altra tecnica
consiste nella legatura chirurgica effettuata alla base delle emorroidi che
alla fine seccano per la mancanza di sangue. Un’altra tecnica consiste
nell’asportazione chirurgica delle formazioni (emorroidectomia). Generalmente
quest’ultima soluzione è considerata definitiva, ma non sempre, perché il
fenomeno può palesarsi di nuovo in quelle vene che non siano state trattate con
l’intervento chirurgico.
Le nuove tecniche
operatorie
Oggi
si ricorre sempre più spesso alla emorroidopessi.
Una nuova tecnica operatoria riservata a quei casi che resistono a qualsivoglia
trattamento clinico-farmacologico e che trova riscontro in una percentuale di
malati pari al 68% della popolazione affetta dal problema che ha trovato
ristoro mediantel’innovativa tecnica operatoria. Parliamo di ben 25 mila
pazienti che hanno già avuto a che fare con questa nuova metodica. “Tale innovativa soluzione – dichiara Alberto Del
Genio, Ordinario della 1^ Clinica chirurgica della 2^ Università di Napoli –
garantisce un migliore accesso ai tessuti prolassati grazie alla sua testina
rimovibile e un controllo ottimale della strumentazione per il posizionamento
della stessa. Favorisce, inoltre, una migliore visibilità al chirurgo, permette
di ridurre il sanguinamento,
contribuendo a migliorare i risultati dell’intervento”.
Di
fatto il chirurgo pratica una piccola incisione con asportazione del prolasso determinato
dalle emorroidi, escludendo l’incisione dell’ano, come si procedeva un tempo, il
tutto effettuato in narcosi,
ovvero con paziente addormentato, con una durata dell’intervento di circa 15
minuti e senza alcun bisogno di ricorrere alla degenza post-operatoria;
parliamo di una tecnica per lo più indolore senza particolari complicazioni.
“Nel trattamento chirurgico della malattia emorroidaria c’è oramai la consapevolezza che l’intervento di emorroidopessi sia il gold standard” ribadisce Francesco Gabrielli, Direttore della Clinica Chirurgica dell’Università Milano Bicocca. “Si tratta, infatti, di un intervento che si avvicina molto alla formula “ideale” perché è poco doloroso, consente al paziente un inserimento nell’attività di relazione e lavorativa nel giro di un paio di giorni e non è gravato da un indice di recidiva superiore a quello delle tecniche chirurgiche “tradizionali” che, al contrario, sono caratterizzate da una convalescenza più lunga e da dolore post-operatorio importante. Mi fa piacere constatare – conclude Gabrielli – che ci sia stata negli anni una diffusa presa di coscienza dell’efficacia di questo intervento, tanto che la ricerca si è mossa, e si continua a muovere, verso un continuo perfezionamento della strumentazione chirurgica, al fine di rendere al chirurgo il lavoro più facile e offrire al paziente risultati sempre migliori”.
Ottimo post.. condivido
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