Gli
attacchi di emicrania riguardano un numero spaventoso di persone,
ovvero secondo le ultime rilevazioni, nel mondo a soffrirne sono
circa un miliardo di persone, gli abitanti di un intero Continente,
in Italia oltre 5 milioni di persone e, se non fosse che di attacchi
di emicrania non si muore, si penserebbe agli effetti di una
gigantesca pandemia che per numero di pazienti supera gli ammalati di
diabete, asma ed epilessia. La ricerca medica contro questa patologia
sembra essersi quasi fermata, si pensi che l’ultimo farmaco con il
quale fronteggiare gli attacchi di emicrania risale al lontano 1989.
Quindi
son trascorsi trent’anni dall’ultima classe di farmaci in grado
di fronteggiare le crisi di emicrania e oltretutto, l’avvento dei
triptani, degli antiepilettici, del valproato e del topimarato contro
questa vera e propria afflizione dolorosissima per chi vi soffre, non
si può dire che abbiano migliorato di molto la qualità della vita
di questi pazienti, se solo pensiamo che i risultati sono individuali
e, indipendentemente da quelli che sono i benefici per il paziente,
non sempre al massimo dell’efficacia, resta il capitolo effetti
collaterali non proprio di poco conto.
Ma
una buona notizia pare giungere dalla Food and Administration che
annuncia l’arrivo di un nuovo farmaco rivoluzionario contro gli
attacchi di emicrania con o senza aura. Parliamo di anticorpi monoclonali che inibiranno il recettore del peptide del gene della
calcitonina i cui livelli aumentano durante gli attacchi di
emicrania. I triptani che agiscono modulando questi livelli per
questa ragione hanno effetti positivi sugli attacchi di emicrania. Ma
la rivoluzione deriverebbe da questi nuovi anticorpi, a cominciare da
erenumab, in grado con una semplice iniezione somministrata una volta
al mese di ridurre di oltre il 60% gli attacchi di emicrania, il
tutto, a giudizio dei ricercatori, al riparo da effetti collaterali.
Diverse le Case farmaceutiche impegnate nello studio e nella prossima
immissione dei farmaci pr l’utilizzo comune, con altri anticorpi
monoclonali più o meno simili pronti ad invadere il mercato contro
questa vera e propria iattura per chi ne soffre. Una cura completa
fatta di dodici iniezioni l’anno ha costi ancora un po’ elevati,
circa 8.000 euro l’anno, che dovrebbero tuttavia riversarsi sul
S.S.N., costi destinati a scendere sensibilmente quando il farmaco
dovesse essere utilizzato su larga scala.
Fonte:
Pharmakronos
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