E’
uno dei tanti problemi che lamentano i diabetici, sopratutto se
scompensati, la neuropatia periferica, una condizione clinica
impegnativa dai risvolti a volte drammatici se non trattata
adeguatamente e che almeno nelle prime fasi si palesa con intorpidimento
delle estremità superiori e inferiori, debolezza che a volte
conclama anche con dolore a mani e piedi. Il motivo della neuropatia
periferica è la logica conseguenza di elevati livelli di glucosio
nel sangue che a livello periferico causano stress ai nervi, appunto
periferici, fino a danneggiarli del tutto.
La buona notizia tuttavia per queste condizioni cliniche ci proviene da
uno studio scientifico effettuato da ricercatori del Salk Institute
che hanno stigmatizzato l’importanza che assumono due aminoacidi di
norma legati fra di essi. I due composti sono la serina e la glicina che quando sono ematicamente bassi possono determinare o comunque
peggiorare la neuropatia periferica dei diabetici. Lo si è visto
studiando dei topi di laboratori ai quali era stata offerta una dieta
povera di questi due amminoacidi, col risultato che gli animali,
diabetici e non, sviluppavano la condizione clinica citata, bastava
integrare la dieta con i due amminoacidi e le possibilità di andare
incontro alla neuropatia periferica diminuiva significativamente. Lo
studio cui ci si riferisce è stato pubblicato su Nature e risulta
importante anche per trattare quei pazienti cui la neuropatia
periferica si è fatta già strada.
«Siamo
rimasti sorpresi dal fatto che aumentando o diminuendo la
concentrazione di un aminoacido non essenziale si stato provocato un
effetto così evidente sul metabolismo e sulle complicanze
diabetiche. Ciò dimostra che alcune condizioni possono cambiare in
circostanze diverse, ad esempio in condizioni di malattia»,
commentano i ricercatori.
Lo
stesso studio scientifico è stata anche l’occasione per constatare
come i bassi livelli di questi amminoacidi contrastano anche altre
patologie correlate e non al diabete, quali la teleangectasia macularedi tipo 2, una condizione patologica che causa la perdita della vista.
Verrebbe
da credere quindi che in via preventiva o terapeutica i pazienti
diabetici dovrebbero ricorrere ad integratori per correggere la
temibile neuropatia. Ma i ricercatori sono cauti. Se è vero,
infatti, che i risultati sembrerebbero dar ragione agli studiosi, fino a quando non sarà possibile giungere alla
determinazione di un dosaggio ottimale da impiegare per i pazienti
diabetici, si sconsiglia l’integrazione dall’esterno di tale
sostanza, semmai, di concerto col proprio medico di fiducia
nell’attesa che lo studio si completi del tutto, potrebbe essere
utile, per un paziente diabetico, integrare la dieta con questi due
aminoacidi.
«Siamo rimasti sorpresi dal fatto che aumentando o diminuendo la concentrazione di un aminoacido non essenziale si stato provocato un effetto così evidente sul metabolismo e sulle complicanze diabetiche. Ciò dimostra che alcune condizioni possono cambiare in circostanze diverse, ad esempio in condizioni di malattia», commentano i ricercatori.
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