giovedì 2 marzo 2023

Troppo al cellulare? Non sei maleducato, sei sotto stress continuo

 



In un mondo sempre più ipertecnologico, senza accorgerci viviamo la nostra vita immersi in questo universo dominato dalla tecnologia sempre più esasperata e il fulcro delle innovazioni tecnologiche l’abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e lo teniamo in mano quasi continuamente, oltre che ossessivamente, come fosse la logica continuazione del nostro corpo, sopratutto quando siamo fuori casa, terrorizzati dall'idea di doverne fare a meno. Ovviamente stiamo parlando del cellulare.

Che il cellulare, in tutte le sue forme, sia divenuto la nostra seconda pelle non vi è più alcun dubbio, se solo consideriamo che al suo interno custodiamo parte della nostra vita. Si tratta di capire però se certi gesti che siamo soliti compiere con il cellulare siano frutto di un’insana abitudine che abbiamo acquisito fino a rasentare nella maleducazione, oppure se il cellulare sia diventato una sorta di buco nero dove nascondere o scaricare il nostro stress e la nostra ansia.

Lo si osserva sempre più spesso, persone in gruppo che chiaccherano fra di loro e intorno altre persone appartenenti allo stesso gruppo che si isolano e controllano continuamente il cellulare o lo utilizzano nei momenti meno opportuni. Nei giovanissimi e negli adolescenti il fenomeno è ancora più diffuso ed estremizzato e ormai è certo che in molti di loro le conseguenze di questo modo di agire è portatore di problemi psicologici e sociali anche seri e persino malattie. Un esame superficiale farebbe propendere per scarsa attenzione da parte degli smanettatori seriali nei confronti dei loro vicini di tavolo e spesso è proprio così. Ma uno studio pubblicato su pubblicato su Behaviour & Information Technology ci racconta altro.

Secondo gli psicologi che hanno partecipato allo Studio, coloro che si estraniano dal gruppo e senza alcuna motivazione valida trascurano ad esempio i commensali, preferendo immergersi nei meandri del cellulare, non sono per forza di cose maleducati, ma probabilmente soffrono di problemi psicologici anche seri che inconsciamente cercano di celare dietro le tante motivazioni addotte per scrutare le pagine di internet o qualsiasi altra applicazione contenuta nel proprio cellulare. Il primo sintomo che si palesa in questi soggetti è lo stress che si cerca di mitigare immergendosi del tutto nelle pieghe del cellulare acceso. Anche la timidezza, sopratutto quando diventa patologica potrebbe avere la stessa motivazione nei gesti quasi maniacali di coloro che trascorrono il tempo sfogliando tutto il contenuto del cellulare oppure chattando con persone che nulla hanno in comune con i nostri ospiti a tavola o del gruppo dove ci troviamo. 

Il fatto è ancora più grave se ci si estranea da un gruppo di persone che sono rappresentati dai nostri cari, figli, genitori, amici intimi e se magari siamo stati noi per primi a proporre insistentemente l’incontro di gruppo, per poi scoprire, che senza accorgercene, siamo noi per primi a non goderci per nulla la compagnia dei nostri simili in carne ed ossa. Gli americani chiamano questo fenomeno, purtroppo ormai diffusissimo, phubbing, che è un mix di due termini, un sostantivo ed un verbo: telefono e snobbare.

Secondo gli esperti, l’ansia e lo stress sono le prime motivazioni che inducono tante persone a smanettare sul cellulare, sullo smartphone, sull’ Ipad nei momenti meno opportuni, appunto a cena con gli amici o coi parenti, solo per fare un esempio. SecondoJuhyung Sun, che ha coordinato lo studio

«Le persone con ansia sociale o anche depressione tendono a essere dipendenti dai telefoni cellulari più di chi sta bene o ha una vita equilibrata e serena. Più le persone sono stressate e più sono sensibili alle notifiche. E ormai quasi tutti noi, appena sentiamo un ronzio o un suono, guardiamo consapevolmente o inconsciamente il telefono».

Il bello è che fra persone stressate, molti di loro sono infastiditi dal trillo o dallo squillo di un messaggio che arriva ad altri e poi sono i primi ad essere interessati dallo stesso problema e cercano disperatamente un messaggio che non arriva sul proprio cellulare. 

Ci potrebbe essere il rovescio a tutto, potremmo infatti capire dal rapporto che abbiamo col cellulare quanto meno ansiosi e stressati degli altri siamo. Infatti, sempre secondo Juhyung Sun

«Le persone più collaborative, istruite e amichevoli hanno un'alta tendenza a mantenere l'armonia sociale e a evitare discussioni che rovinino le relazioni. E in compagnia degli amici, considerano il phubbing non solo scortese, ma decisamente spiacevole».

Fonte: Focus 


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