Le statine sono come il caffè al bar: tutti le prendono, pochi sanno cosa c’è dentro. Sono tra i farmaci più prescritti al mondo, eppure nessuno ti spiega davvero cosa fanno, come funzionano, e soprattutto — se ti servono davvero.
All’inizio della “carriera” di queste molecole, si intercettava il paziente ipercolesterolemico — uno scioglilingua per dire che aveva il colesterolo oltre la norma — e lo si trattava con queste molecole. Siccome il farmaco funzionava, qualcuno pensò: “E se abbassassimo la soglia di normalità? Così lo vendiamo a più persone.” E fu così che si cominciò a guarire i sani, per farli diventare malati. Nulla al confronto di oggi, dove la malattia ti segue dalla culla alla bara.
Ma non bastava. Non paghi delle tonnellate di statine prodotte e vendute, si fece tutta una campagna scientifica(!) per somministrarle anche a quelli che “stavano, forse, chissà” diventando ipercolesterolemici. Nuove statine, nuove famiglie di statine, per anni. Poi qualcuno notò che facevano bene pure contro il cancro, prevenendolo. Infatti, dagli anni ’80, grazie alle statine, il cancro è sparito! Ovviamente si fa per dire!
La campagna fu così persuasiva che anche in questo blog ospitammo lavori scientifici tutti a favore delle statine, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Le statine incarnano perfettamente la filosofia di una scienza nelle mani di chi da essa può trarre vantaggi. E che vantaggi: economici, ovviamente. Non si tratta di dire che siano farmaci inutili. Si tratta di capire perché un farmaco utile in poche situazioni patologiche venga esteso a tutto, inserendo la malattia come pretesto per l’utilizzo del farmaco, a suon di proclami e terrorismo psicologico.
E quando tutto questo non basta, si inaugura una nuova religione. Non ci si chiede più niente. Si accetta una corrente di pensiero dogmatica, e chi osa dissentire è visto come un eretico da bandire. Risultato: non si guarda più al paziente in modo totale, olistico. Lo si inquadra da un sintomo e da lì si costruisce il dogma farmacologico.
Ma come spesso accade, alcuni “eretici” — medici, ricercatori, e gli stessi pazienti — si sono chiesti se la statina dovesse davvero prendere il posto dell’angelo custode che ti protegge per tutta la vita. E si sono fatti delle domande:
“Ma siamo sicuri che servano a tutti? E che non facciano più danni che benefici?”
È mai possibile che una famiglia di farmaci nata quasi mezzo secolo fa per abbassare il colesterolo LDL — che hanno fatto diventare sinistro anche nel nome, affibbiandogli il ruolo di “cattivo” — fosse così potente da ridurre ictus, infarti, cardiopatie, e poi anche il cancro? Tutto questo per costringere il paziente ad assumerli a vita?
Sicuro che, al di là del ragionevole dubbio sul ruolo salvifico delle statine date senza criterio, molto spesso non si portassero dietro un grosso carico di effetti collaterali? Un conto che prima o poi gli assuntori dovevano pagare?
⚠️ Gli effetti collaterali: quelli che non ti dicono
Ed ecco gli effetti che magari i pazienti non si aspettavano, che attribuivano ad altre patologie, e che invece — si è visto — potrebbero essere legati alle statine:
Dolori muscolari
Stanchezza cronica
Nebbia mentale
Alterazioni epatiche
Aumento del rischio di diabete
Tutti effetti segnalati da pazienti, ma spesso liquidati come “non correlati” o “psicosomatici”.
Uno studio dell’Imperial College London ha suggerito che fino al 90% degli effetti collaterali potrebbe essere legato all’effetto nocebo — cioè alla percezione negativa del farmaco. Chissà chi ha commissionato questo studio! Ma questo non spiega perché così tanti pazienti abbandonano la terapia. Secondo studi pubblicati su PubMed, il 75% smette di prendere statine entro due anni e il dolore muscolare è il motivo principale.
E non parliamo di fastidi passeggeri. Parliamo di:
Crampi notturni
Debolezza muscolare
Difficoltà a camminare
Sensazione di “mente ovattata”
Perdita di memoria a breve termine
Eppure, quando lo dici al medico, spesso ti senti rispondere:
“È impossibile. Le statine non fanno questo.”
Il cervello sotto statina
Qui il discorso si fa delicato. Io direi anche più subdolo. Vediamo perché.
Alcuni studi hanno sollevato dubbi su possibili disturbi cognitivi legati all’uso prolungato di statine: perdita di memoria, difficoltà di concentrazione, sensazione di “testa vuota”.
Il problema è ancora più subdolo. Perché è vero che il primo approccio con le statine avviene spesso intorno ai 50 anni, ma anche prima. Poiché sono diventate un vero protocollo terapeutico per chiunque venga dimesso da un reparto — magari per una semplice ipertensione — e poiché sono il compagno di viaggio di ogni paziente che varca la soglia del proprio medico curante, è facile che vengano prescritte anche in età avanzata.
E quando un anziano mostra perdita di memoria, difficoltà di concentrazione, sensazione di “testa vuota”, è facile attribuire tutto all’età e al corollario di malattie geriatriche. Assolvendo sempre la statina.
Non tutti i dati sono conclusivi, ma il sospetto c’è. E quando il sospetto riguarda il cervello, non si può fare finta di niente.
🍬 Il rischio diabete: un effetto collaterale ignorato
Le statine possono aumentare il rischio di diabete di tipo 2, soprattutto in soggetti predisposti. Lo dice il Journal of the American Medical Association, lo conferma il British Medical Journal.
Eppure, nella pratica clinica, questo dato viene spesso ignorato. Non per malafede, ma per abitudine. Perché quando un farmaco è “standard”, non lo si mette più in discussione.
🧬 Il colesterolo non è il nemico
Qui arriva il colpo di scena.
Per anni ci hanno detto che il colesterolo è il male assoluto. Ma oggi sappiamo che è una molecola vitale, coinvolta nella produzione di ormoni, nella struttura delle membrane cellulari, nella sintesidella vitamina D.
Insomma, è un po’ come aver condannato all’ergastolo una persona per scoprire, dopo mezzo secolo, che era innocente.
Fuor di metafora: abbassare il colesterolo del tutto può creare squilibri, soprattutto se lo si fa in modo forzato, con farmaci che ne bloccano la sintesi a monte.
E poi c’è il paradosso: ci sono persone con colesterolo alto che stanno benissimo, e persone con colesterolo basso che hanno infarti. Perché? Perché il rischio cardiovascolare è multifattoriale. Dipende da infiammazione, stress ossidativo, stile di vita, genetica, microbiota. Non solo da un numero su un referto.
📣 Il marketing della paura
Le statine non sono solo farmaci. Sono un prodotto di marketing medico.
Ti fanno credere che, se non le prendi, rischi la vita. Che il tuo cuore è una bomba a orologeria. Che il colesterolo è un killer silenzioso.
E così, anche se stai bene, anche se mangi sano, anche se fai sport, ti ritrovi con una pillola da prendere ogni giorno per il resto della vita.
Le alternative: esistono, ma non te le raccontano
Sempre più medici stanno rivalutando strategie diverse. Non perché siano stregoni, ma perché si sono accorti che non tutto passa da una pillola. E che il corpo, se lo ascolti, sa fare molto da solo.
Ecco alcune strade che esistono — e funzionano — ma che nessuno ti propone quando ti mettono in mano la ricetta:
Modifiche dello stile di vita: non il solito “mangia sano e fai sport”, ma interventi mirati. Dieta mediterranea vera, non quella da mensa. Movimento quotidiano, non la corsetta della domenica. Gestione dello stress, che non vuol dire “rilassati”, ma imparare a respirare, dormire, rallentare.
Nutraceutici: molecole naturali che hanno effetti documentati. Berberina, policosanoli, omega-3, tocotrienoli. Non sono pozioni magiche, ma molecole che agiscono sul metabolismo lipidico, sull’infiammazione, sull’endotelio. E non solo: alcune di queste sostanze — come la berberina — hanno una struttura chimica simile a quella di alcune statine, e in certi casi interagiscono con gli stessi enzimi, come l’HMG-CoA reduttasi. Tradotto: fanno il lavoro delle statine, ma senza gli effetti collaterali. Eppure, non te le prescrive nessuno. Perché? Perché non sono farmaci, non sono nel prontuario, non sono “standard”.
Monitoraggio personalizzato: test genetici, analisi lipidiche avanzate, valutazione dell’infiammazione sistemica. Perché non siamo tutti uguali, e non tutti abbiamo bisogno dello stesso farmaco. La medicina del futuro è quella che ti guarda dentro, non quella che ti mette in fila.
Questi approcci non sono moda, sono scienza. Ma non fanno parte dei protocolli standard, perché non c’è dietro una lobby farmaceutica. Non c’è un brevetto. Non c’è un guadagno garantito. E quindi non te li raccontano.
🧠 Tocotrienoli: gli outsider del colesterolo
Ne abbiamo parlato nel post sulla vitamina E. I tocotrienoli sono forme meno conosciute ma più efficaci della vitamina E. Hanno dimostrato di:
Abbassare il colesterolo LDL
Migliorare la funzione endoteliale
Ridurre l’infiammazione
Eppure, quasi nessuno li prescrive. Perché? Perché non sono farmaci, non sono nel prontuario, non sono “standard”. E quindi non entrano nel radar del medico medio, che ha il protocollo davanti e il tempo contato.
📊 I numeri che non ti fanno vedere
Il 60% dei pazienti in prevenzione primaria non ha benefici reali dalle statine
Il 75% abbandona la terapia entro due anni
Il 30% riporta effetti collaterali muscolari
Il rischio di diabete aumenta del 9–12% in soggetti predisposti
Questi dati sono pubblici, ma non vengono comunicati al paziente. E quando li scopri, ti senti tradito. Non dalla medicina, ma dal sistema.
🩺 La medicina che ascolta
Il punto non è demonizzare le statine. Il punto è riprendere il controllo della propria salute. Chiedere. Capire. Valutare. Non accettare una terapia solo perché “si fa così”.
La medicina deve tornare a essere dialogo, non protocollo. E il paziente deve tornare a essere persona, non numero.
Conclusione: anche qui, non ve la contano giusta
Le statine non sono il male assoluto, ma non sono nemmeno la panacea che ci hanno raccontato. Vanno usate con criterio, non per automatismo. Vanno spiegate, non imposte. Vanno monitorate, non lasciate lì per anni senza controllo.
E soprattutto, il paziente ha il diritto di sapere, scegliere, capire.
Tutte belle parole, certo. Perché la medicina applicata è un’arma potente: non deve persuaderti, possibilmente neanche guarirti, ma deve terrorizzarti. E lo fa con valori spesso usati a proprio uso e consumo, e molecole salvavita all’uopo previste.
Quindi la prossima volta che ti propongono una statina, chiediti:
“Mi serve davvero? O sto solo seguendo il protocollo?”
V I S I T E:
Fonti mediche e scientifiche consultate:
SISA – Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi Effetti collaterali inconsueti o dubbi della terapia con statine
The Lancet Diabetes & Endocrinology Sattar et al. – Metanalisi su rischio diabete indotto da statine
AME – Associazione Medici Endocrinologi Modifiche delle indicazioni sulla sicurezza d’utilizzo delle statine
Journal of the American College of Cardiology Studio sull’impatto delle statine sulla funzione cognitiva
Harvard Medical School Analisi sul ruolo del colesterolo nel cervello e sul dibattito neurologico
Regione Emilia-Romagna – Agenzia Sanitaria Statine in prevenzione primaria
Giornale Italiano di Cardiologia Terapia di associazione nel trattamento dell’ipercolesterolemia

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