Illustrazione al computer di una plasmacellula, cellula B, a sinistra che secerne anticorpi (bianco) contro i virus dell'influenza, a destra FOTO: GETTYIMMAGES Quante volte, andando dal medico, ci viene diagnosticata una infiammazione di un organo, di un apparato, di un qualsiasi distretto del nostro organismo. Tale condizione, che è entrata nell’uso comune della terminologia che siamo abituati a riconoscere e che in medicina si denomina con il suffisso “ite” (faring-ite, appendic-ite ) e via di seguito, la conosciamo nei termini, ma spesso la confondiamo, al punto che riteniamo che, laddove vi sia infiammazione, debba esserci associato solo il dolore. Ma nei fatti, cos’è davvero l’infiammazione?
In generale possiamo dire che c’è infiammazione o flogosi, ogni volta che l’organismo ha necessità di difendersi da un attacco esterno, rappresentato da agenti patogeni, ad esempio, o da azioni che limitano l’integrità dell’organismo stesso. Uno degli esempi più classici di insorgenza di infiammazione è quello rappresentato dalla risposta del nostro sistema immunitario con la veicolazione di anticorpi nel sito dell’infezione volti ad attaccare l’invasore, che può essere un germe patogeno di qualsiasi natura, un batterio, un fungo, un virus. Cercando di essere più esaustivi ed in generale, si verifica infiammazione ogni volta che il sistema immunitario è chiamato in causa per contrastare infezioni, eventuali danni fisici che minano l’integrità del corpo, oppure laddove nel nostro corpo si accumulano sostanze tossiche che l’organismo deve assolutamente eliminare. Come ci accorgiamo che c’è un’infiammazione in corso? Di norma, sono cinque i segnali di un’infiammazione in corso, Calor, (CALORE) per effetto dell’aumentata temperatura nel sito dell’infiammazione, ciò avviene per il maggiore afflusso di sangue che si determina in loco. Tumor, il gonfiore che ne deriva a causa della liberazione di sostanze, ad esempio, pus, ma anche proteine, globuli bianchi e rossi, piastrine. Rubor, a causa dell’aumento di sangue nel sito dell’infiammazione. Dolor, il dolore scaturente dalla compressione determinata dalla presenza di tutti i fenomeni di cui sopra che comprimono le terminazioni nervose determinando, appunto, dolore. Andando nel pratico Quando immaginiamo il nostro sistema immunitario dobbiamo pensare ad un sofisticato esercito, con diverse divisioni, ognuna delle quali agisce a seconda del nemico che si trova di fronte. supponiamo di farci una bella passeggiata in campagna a primavera e nel bel mezzo della camminata un’ape, che probabilmente senza volerlo abbiamo stuzzicato, non trova di meglio da fare che pungerci. E’ questione di un attimo, immediatamente veniamo colti da un dolore improvviso, non tanto per il pungiglione, quanto per effetto delle tossine che l’insetto ci ha “sparato” dentro e da quel momento, il sistema immunitario fa partire la sua divisione di soldati pronti a difenderci, individuando subito il tipo di tossine iniettate, insieme ai batteri che sono penetrati e da quel momento, il nostro sistema immunitario invia sul posto la sua legione costituita dalle cellule immunitarie che faranno al nostro caso, tali cellule sono le cellule T, le B, i neutrofili ed i macrofagi, per citare le più note, ma ce ne sono anche altre. Le cellule B, sono deputate a produrre anticorpi, queste strutture si legano ai virus, o ai batteri inattivandoli. Una volta che si è dato inizio a questo legame mortale per l’invasore, vengono sintetizzati immediatamente globuli bianchi ed un sistema di proteine chiamate complemento. Sia le proteine del complemento, che i globuli bianchi, lavorano all’unisono per far fuori l’invasore. Occorre dire che gli anticorpi non sono tutti uguali ma a seconda del tipo di attacco ricevuto, ne vengono sintetizzati di volta in volta di forma e costituzione differente. Poiché la proteina è un insieme di aminoacidi, ogni volta che serve uno specifico anticorpo, varia la forma degli amminoacidi ed il loro numero in modo da adattare l’anticorpo all’invasore specifico, anche perché la risposta all’aggressore esterno deve essere commisurata al tipo di bersaglio da raggiungere e, quindi, al legame che si deve generare sull’antigene, ricordando che l’antigene è quella molecola in grado di far nascere, una risposta immunitaria. Gli anticorpi vengono denominati nel loro insieme in quelle che si chiamano immunoglobuline (Ig), che a loro volta vengono divise in gruppi che lavorano ognuno per antigeni diversi.
Quindi, essendosi creato un varco generato dal pungiglione dell’ape, ma vale per qualsiasi altra eventuale ferita, l’organismo ha risposto con il proprio esercito formato dagli anticorpi, accorsi sul posto, uccidendo i batteri che sono penetrati e neutralizzando le tossine del pungiglione stesso. Dietro gli anticorpi giungono anche i macrofagi ed i neutrofili, entrambi gruppi di cellule del sistema immunitario che ingoiano i batteri, distruggendoli ed in tutto questo, una particolare legione di questo sofisticato esercito costituito da soldati che stanno nelle retroguardie, è rappresentato dalle cellule T, che non producono anticorpi, ma intervengono se, nel caso dell’ape, od in qualsiasi altra occasione, insieme al pungiglione e quindi ai batteri e alle tossine, siano penetrati dei virus. In questo caso le cellule T vanno all’attacco distruggendo eventuali altre cellule che siano state infettate da virus. Il sofisticato sistema che ci salva la pelle! Come abbiamo visto un complicatissimo sistema in grado di salvarci la vita ogni qualvolta accade qualcosa che sposta l’equilibrio fra lo stato di salute e benessere ed un attacco che puo’ risolversi in una malattia o comunque in un evento che mina la nostra salute. Purtroppo però le cose non vanno sempre bene, del resto come in una battaglia c’è chi vince e c’è chi perde e anche quando si vince si creano morti e feriti. Di norma la produzione delle cellule immunitarie come quelle viste, nella battaglia che si è creata, porta alla produzione di un altro tipo di molecole, chiamate citochine. Sulle citochine si sono aperti tanti dibattiti, pensiamo solo che molte infezioni virali, dalla Influenza Spagnola al recente Covid 19, hanno visto l’aumento di morti proprio per la presenza, eccessivamente abbondante, di queste cellule che in siffatte condizioni aprono la strada a quelle che si definiscono tempeste citochiniche, che si fronteggiano con i fans ( gli antinfiammatori), la cui mancanza di prescrizione da parte di molti medici, ai tempi della Pandemia di Covid 19, peraltro in ossequio ai protocolli terapeutici ministeriali, protocolli del tutto folli, AL GRIDO: Tachipirina e vigile attesa, è stata una delle cause delle centinaia di migliaia di morti da Coronavirus. Nella norma, le citochine servono perché è come se tifassero a favore del sistema immunitario al fine di produrre sempre nuovi anticorpi contro l’invasore inducendo quella che si chiama risposta immunitaria. Ma, se nella stragrande maggioranza dei casi, le citochine aiutano il sistema immunitario a creare le difese, interrompendo però lo stimolo, al cessare della causa che ha determinato la risposta immunitaria, quando qualcosa va storto, tale stimolo non si controlla più e diventa continuo, con la conseguenza di creare infiammazioni sovrapposte in diversi distretti dell’organismo, disseminando flogosi diffuse in molti distretti ed organi vitali, che finiscono per coinvolgere, ad esempio, i polmoni dove si assiste ad edemi e quindi a minore irrorazione di ossigeno per i tessuti dell’organismo con la conseguenza di giungere al coma e alla morte se non si interviene prima, bloccando la produzione di citochine. Nella normalità invece si assiste a danni collaterali del tutto reversibili di un’infiammazione che ha determinato gonfiore, perdita di liquidi, febbre, che agisce da catalizzatore, ovvero aumenta le reazioni chimiche dell’organismo aiutando il sistema immunitario a produrre anticorpi ed al contempo creando un ambiente sfavorevole per i germi. Alla fine della battaglia, l’organismo è in grado di predisporre quei correttivi necessari a drenare i liquidi e a produrre quelle riparazioni, conseguenza dei danni tissutali che sono avvenuti. Questa coincide con la fine dell'infiammazione e l'avvenuta guarigione. Quindi, per concludere All’infiammazione si può collegare anche l’allergia, come risposta anomala al danno che si è determinato, così come, senza giungere a quegli stati estremi relativi alle tempeste citochiniche che possono essere fatali e dove l’infiammazione gioca un ruolo determinante, nei meccanismi che l'organismo mette in atto per guarire, si possono determinare vere e proprie malattie, che si verificano laddove la flogosi si genera per ragioni sbagliate e l’infiammazione da acuta diviene cronica determinando quelle che si chiamano malattie autoimmuni. In una prossima occasione sarebbe utile parlare quindi di questi ultimi argomenti. Fonti: journals-sagepub - Frontiersjn - Ncbi-Nlm - Proff.ri: Prakash NagarKatti & Mitzi Nagarkatti, responsabili dei reparti di Patologia e Microbiologia e Immunologia - Università Carolina del Sud |
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