In troppi
in Italia si ammalano di appendicite, un’infiammazione di una parte dell’intestino
cieco, una patologia che di norma non presenta particolari difficoltà operatorie
una volta che si sia intervenuti per tempo, ma che può palesarsi con un
drammatico stato settico, per interessamento di altri organi al punto, in certi
casi, da mettere a repentaglio la vita del paziente. Una cosa è certa, l’appendicite
è una realtà che riguarda nella sola Italia, qualcosa come 40/50 mila persone
all’anno che ricorrono al chirurgo per eliminare il problema ed in Europa la
diffusione della malattia è pari ad una proporzione che contempla l’esistenza
di 7 persone su 100 che si ammalano ogni dodici mesi della patologia. Se poi
vediamo il dato americano scopriamo che oltreoceano l’appendicite riguarda qualcosa
come oltre 200 mila persone all’anno e se infine volgiamo lo sguardo alle
popolazioni più povere africane e asiatiche scopriamo un' incredibile realtà.
Negli abitanti di quelle zone non esiste o quasi, l’appendicite.
E’ facile
allora immaginare che la vera causa dell’appendicite siamo indirettamente noi con la nostra alimentazione elaborata, spesso sbagliata e frettolosa che mette
a dura prova l’intestino tutto e che trova in una sorta di tubicino lungo non
più di dieci centimetri e largo appena 10 millimetri, il suo anello debole
della catena, visto che quando questo “tubicino” si infiamma, son…. Dolori! Si
è molto discusso del ruolo che un apparente insignificante struttura che
completa l’intestino crasso nella sua parte finale, possa assumere nell’organismo.
Per anni l’appendice la si è vista come una sorta di “capriccio” della natura,
ma difficilmente in natura si assiste a bizzarie di questo tipo, ne deriva che
l’appendice un ruolo ce l’ha e questo potrebbe essere dovuto proprio alla
consistenza del tessuto che riveste l’appendice che, essendo di natura
linfatica, potrebbe svolgere l’importante funzione di filtraggio in grado in
parte di assorbire i nutrienti, tant’è che si parla anche di tonsilla
addominale, così come parrebbe entrare in qualche modo nell’ambito del sistema
immunitario e dunque provvedere alla difesa dell’organismo. Proprio questa
veste di filtro, però, a volte o addirittura frequentemente vista l’incidenza
dell’affezione, potrebbe essere la causa dei tanti disturbi correlati alla sua
infiammazione.
Quando ci
si ammala
Di
appendicite possono ammalarsi tutti, a tutte le età ed in qualsiasi circostanza. Statisticamente però la probabilità di assistere ad episodi più o
meno ricorrenti di appendicite è maggiore intorno ai 15 fino ai 25 anni, tant’è
che a quest’età si assiste al culmine della rilevanza della malattia che si
assesta intorno al 25% della popolazione giovane entro tale fascia d’età, per
poi assistere, soprattutto dopo i 25 anni ad un’incidenza che non supera il
10%. Le donne vengono maggiormente colpite dall’infiammazione appendicolare per
via della spina irritativa esercitata dal ciclo mestruale, chiaramente dove vi
sia una predisposizione ad ammalarsi di appendicite.
I sintomi
dell’appendicite
Prima di
vedere i sintomi della malattia, che oltretutto spesso sono tanto sfumati da
depistare persino i medici che, coscienziosamente consigliano al paziente di
rivolgersi ad esami clinici più approfonditi, dobbiamo considerare un aspetto
della malattia. Di norma l’appendicite può risolversi con una terapia medica o
con un aggiustamento della dieta. Ciò non toglie però che coinvolgendo, come
visto, soggetti per lo più giovani che, prima o poi, superati i sintomi della
malattia riprendono, giustamente, a svolgere la propria vita in modo normale e,
dunque, alimentandosi come sempre hanno fatto, il rischio di andare
successivamente ed improvvisamente incontro ad una recrudescenza dell’affezione
resta purtroppo alto, anche in condizione di apparente benessere, ancor di più,
quando si sia sofferto di svariate coliche di tipo appendicolari. In questo
caso, l’unica alternativa, di fronte ad un nuovo attacco, è quella di
raggiungere al più presto un Pronto Soccorso ed affidarsi alle cure dei
sanitari, senza più alcun indugio. Non è detto che si intervenga
chirurgicamente in quella sede, ma poiché la possibilità di finire in sala
operatoria è alta, proprio per l’eventualità che la malattia abbia coinvolto
organi vicini, ricordiamo il peritoneo, la membrana che circonda e avvolge lo
stomaco, non è quasi mai più possibile rimandare sine die l’intervento
tempestivo del chirurgo che ovviamente dovrà agire all’interno di una struttura
sanitaria attrezzata come è l’ospedale, nell’eventualità di lì a poco si
palesasse la necessità di intervenire.
Poiché si
parlava di sintomi, a parte il dolore e la febbre, soprattutto nelle fasi acute
della malattia, dove si assiste sovente al vomito incoercibile da parte del
paziente, esistono delle forme meno violente di appendicite contrassegnate da
lunghi periodi di lieve dolenzia in particolar modo nella parte dello stomaco,
di norma sotto l’ombelico in posizione destra, con risentimento a livello
epigastrico, interessamento della gamba destra che la si avverte come se “tirasse”,
il tutto a volte accompagnato da una sorta di fastidio localizzato nello stesso
lato ma a livello renale, aggiunto ad una continua sensazione di nausea, mentre
in questa fase la possibilità di andare incontro al vomito è più rara. Nelle
forme ancora ritenute lievi, il paziente trova sollievo in posizione di riposo
disteso su di un letto. Nonostante tali forme si presentano con maggiore
ricorrenza rispetto alle forme acute dove si assiste a vere e proprie coliche
addominali, febbre, violenti conati di vomito e senso di malessere generale,
non si dovranno mai sottovalutare quegli aspetti più leggeri della malattia, poiché,
non è raro che da una forma più blanda si passi ad una forma acuta che richieda
l’intervento chirurgico immediato. Cosa significa tutto ciò. Significa che
nessuno dovrà mai prendersi la briga di autocurarsi una sospetta appendicite,
anche se nelle forme più lievi, al contrario dovrà rimettersi nelle mani del
medico al quale spetta il compito di agire caso per caso, anche prevedendo il
ricovero urgente in quelle forme che al paziente sembrano banali ma che altro
non sono che le avvisaglie di un fatto acuto che potrebbe sopraggiungere nel
breve periodo. Anche perché, il complicarsi di un’appendicite, fatto che può
avvenire nel volgere di poche ore, non sempre manifesta i segni precisi di un
interessamento a livello appendicolare, visto che in molti casi di primo
acchito sembrerebbe di trovarsi più di fronte ad una patologia a carico dei
reni che del digerente per via di una sintomatologia che potrebbe confondersi
con una colica renale piuttosto che appendicolare. Ne deriva che solo il
laboratorio d’analisi in questo caso è capace di fare la differenza, insieme
all’esperienza del medico che visita per la prima volta un paziente in fase
acuta e dunque solo in un ambiente sanitariamente attrezzato è possibile venire
a capo del problema nel minor tempo possibile al riparo da guai peggiori.
Importante
anche segnalare che laddove la malattia si presenti in età pediatrica, la
possibilità di andare incontro a complicanze estreme, fino alla peritonite, è
più alta, tant’è che nei bambini di età inferiore ai 10 anni si assiste all’eventualità
di una perforazione dell’intestino causata da una peritonite, con una
percentuale pari ad un bambino su due affetto da appendicite entro i primi
cinque anni di vita. Importante anche segnalare che l’eventualità del
verificarsi della perforazione intestinale è elevatissima entro le prime 24 ore
dal primo evento, ovvero, dalla prima colica o dai primi sintomi veri e propri,
ma nei bambini tale rischio si innalza, avendo visto che in età pediatrica tale
accadimento estremo si può verificare anche entro le prime 12 ore. Così come,
purtroppo da segnalare anche, che in età pediatrica l’eventualità di non
superare gli esiti di una peritonite con annessa perforazione dell’intestino è
significativamente maggiore che negli adulti, visto che il rischio di morire
per queste cause, nel bambino è del 5%.
Parliamo
ovviamente di eventi estremi e piuttosto rari ma, come visto, per nulla
impossibile che si verifichino e proprio per questo, padri e madri di bambini
che soffrano di appendicite, soprattutto ricorrente, non dovranno mai per nessuna
ragione trascurare alcun sintomo che si presenti nel proprio figlio che
oltretutto, se in tenera età non sempre è in grado di palesare al meglio i
propri disturbi e, proprio per scongiurare al massimo i rischi di cui sopra, il
ricorso al pediatra da parte dei genitori diventa l’unica cosa possibile da
farsi. Inutile insistere ancora sul divieto assoluto, da parte del malato o di
chi si prenda cura di lui, di somministrare farmaci, come gli antispastici in
primis, per alleviare i sintomi di un’appendicite. Essendo questo compito
esclusivo del medico che valuterà caso per caso la situazione. L’eventuale
somministrazione arbitraria di farmaci da parte del malato, potrebbe causare un
ritardo diagnostico per via degli effetti lenitivi che alcuni farmaci
esercitano sul dolore, con complicanze molto pericolose per la stessa vita del
paziente. Una nota finale riguarda le donne. A parte la maggiore incidenza
della malattia a causa del ciclo mestruale cui vanno incontro ogni mese,
occorre dire che spesso l’intervento di asportazione dell’appendice
(appendicectomia) nel sesso femminile si rende necessario anche non in presenza
di eventuali pericoli rappresentati dalle complicazioni, semmai per scongiurare
la possibilità che continue infiammazioni dell’organo nel tempo possano rappresentare
un pericolo per la capacità della donna
di procreare, a causa di eventuali forme di sterilità insorte. Così come, grande
attenzione va prestata all’appendice in gravidanza, considerando questa
condizione non un rischio per sviluppare un’appendicite, semmai nel confondere
i sintomi che portano alla diagnosi dell’infiammazione vera e propria e
relative cure.
L’appendicite
nell’anziano
Abbiamo
visto che l’appendicite ha i suoi picchi di diffusione nell’età giovane dell’individuo,
ciò non significa che non possa presentarsi anche nella persona anziana, tutt’altro.
Oltretutto, a rendere più complicato nell’anziano la diagnosi e la cura della
malattia è l’evidenziarsi di quest’ultima in forme più confuse e meno intuibili
ai fini della diagnosi. Il motivo è che l’anziano sovente è afflitto da una
serie di multi patologie che coinvolgono organi e apparati diversi ed è dunque
costretto ad assumere diversi farmaci che, vuoi per la presenza di effetti
collaterali, vuoi perché nel paziente anziano spesso si assiste ad un
decadimento complessivo delle funzionalità dell’organismo, il rischio in questo
caso è quello di non essere più in grado di riconoscere un’affezione di tipo
appendicolare, che si manifesti in forme non violente rispetto ad un fatto
acuto e dunque non accorgersi di una appendicite di tipo silente che nel tempo
si fa strada nella persona appartenente alla terza età, senza che la stessa si
accorga di qualcosa di particolare che possa allarmare invece il medico, se è
messo nelle condizioni di visitare la persona. Ne deriva che l’anziano che
quasi improvvisamente avverta disturbi quali la quasi anoressia, sia preda sovente
di fenomeni quali la nausea, apparentemente senza un vero motivo apparente, perché
non messa in relazione con pasti eccessivamente abbondanti, sia continuamente o
per periodi prolungati afflitto da dolori latenti in sede appendicolare e non e
comunque a livello gastrointestinale, sia andato incontro a sbalzi della
temperatura con qualche linea di febbre, in assenza di possibili malattie da
raffreddamento, da ricordare che la temperatura dell’anziano è più bassa di
norma di quella del soggetto giovane, si dovrà ritenere indifferibile il ricorso
tempestivo al proprio medico curante, proprio per scongiurare la possibilità
che si possa andare incontro ad un fatto acuto di appendicite. Ricordando che
come nel bambino, la possibilità nel soggetto appartenente alla terza età di
incorrere in una peritonite fino ad una perforazione dell’intestino e, dunque,
all’exitus finale causato dalla malattia, è significativamente alto.
Trattamento
dell’appendicite
Solitamente
il trattamento dell’appendicite è chirurgico, questo non soltanto quando l’appendice
infiammata metta a rischio la stessa vita del paziente, ma anche quando si
voglia scongiurare il rischio di più gravi complicazioni in quei soggetti che
siano andati incontro a ravvicinate coliche appendicolari o semplici
infiammazione dell’organo. Tale accorgimento solitamente riguarda più le donne
che gli uomini, quando non si sia di fronte alla possibilità concreta di un evolversi
in negativo a causa delle complicanze, proprio per gli effetti avversi che la
semplice infiammazione appendicolare esercita sul sesso femminile, come visto.
Ciò non toglie però che un’appendicite non possa o non debba venir trattata
anche farmacologicamente. Ciò può avvenire in almeno due situazioni. La prima,
quando il medio ritiene di poter curare l’organo, assumendosene la
responsabilità, senza ricorrere al chirurgo perché ravvisa la possibilità che il
ricorso agli antibiotici sia in grado di tenere sotto controllo la malattia ed
in questo caso si adopererà anche affinchè al paziente non manchino blandi
antispastici in grado di sedare il dolore lieve o moderato senza mascherare
quello acutissimo. Così come, quasi sempre, se è ancora possibile intervenire
farmacologicamente, può essere lo stesso chirurgo a propendere per un’iniziale
terapia antibiotica, al contempo reidratando il paziente che non può
alimentarsi, prima di inviarlo sul letto operatorio.
Conclusioni
Concludiamo
col dire che volutamente non inseriamo alcuna guida utile per il malato di
appendicite al fine di prevedere un primo intervento volto a affrancarlo in
qualche modo dal fastidio dei dolori quando blandi oppure da quelli forti e insopportabili.
Per l’unica ragione plausibile. Nessun intervento dovrà essere praticato in
assenza del medico. In attesa della venuta dello stesso o durante l’attesa dell’ambulanza
che conduca all’ospedale, l’unica cosa che è possibile attuare è quella di
mettere sulla zona dolente, del ghiaccio, opportunamente coperto con un
indumento sul paziente sdraiato su un letto cercando di mantenerlo più calmo
possibile e rassicurandolo sull’arrivo dei soccorsi, si spera immediati.
All’ospedale
sarà ovviamente il chirurgo a decidere la metodica operatoria da applicare al
paziente, ricordando che un’appendice infiammata ma che non sia andata incontro
ad importanti complicazioni, è possibile rimuoverla con la chirurgia classica
reliquando una piccola cicatrice quasi invisibile nel tempo. Nel caso di
complicazioni, rappresentate da un’eventuale peritonite, per non parlare di una
perforazione intestinale, la ferita chirurgica permanente diviene di
proporzioni notevoli, invadendo parte dell’intera area addominale. Esiste anche
una chirurgia mini invasiva, rappresentata dai tre classici mini fori
addominali da dove si preleva l’organo. Ovviamente, a parte la scelta delle
metodica chirurgica rigorosamente riservata al medico, tale metodica è
impossibile da attuarsi di fronte alle complicazioni di un’appendicite, di cui
si è già discusso.
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