Come è andata a finire?
Nel lontano 13 febbraio 2012 avevamo discusso dell'immissione in commercio di due farmaci che avrebbero dovuto debellare la malaria in men che non si dica. Dopo il post originale, vediamo come è davvero finita!
Non è per nulla vero che la malaria è stata debellata o che si era ad un passo dallo debellarla. Al contrario, si continua a morire e, in alcuni casi, ad assistere a un suo prepotente ritorno. Come spesso accade, nel mondo scientifico e farmaceutico si era sollevato un grande clamore intorno a un nuovo composto che sembrava la soluzione definitiva.
Si trattava dell'associazione di diidroartemisinina e piperachina, un farmaco considerato altamente efficace nel trattamento della malaria non complicata negli adulti e nei bambini. Il regime di somministrazione era facile: tre compresse al giorno per soli tre giorni. Un vero e proprio "game-changer".
Le speranze altissime e il brusco risveglio
La combinazione sembrava vincente: la diidroartemisinina agiva rapidamente per uccidere i parassiti, mentre la piperachina, con la sua lunga emivita, forniva una protezione prolungata, prevenendo la ricaduta della malattia. L'idea era che l'uso di due farmaci con meccanismi d'azione diversi avrebbe ridotto il rischio di resistenza del parassita.
Tuttavia, come spesso accade dopo che si sono spesi chissà quanti soldi per scoprire e brevettare questi farmaci, ammantando la loro descrizione con un'aura di magia nella sconfitta definitiva della malaria, ecco i risultati tutt'altro che soddisfacenti.
Il primo e definitivo ostacolo è stato proprio l'emergere della resistenza ai farmaci. Ricordiamo questo evento, in maniera diversa è ciò che accade anche agli antibiotici. Sfortunatamente, il Plasmodium falciparum, il parassita della malaria, ha dimostrato una straordinaria capacità di evolversi. La resistenza a questa combinazione è emersa per la prima volta nel Sud-Est asiatico, in particolare in Cambogia, dove i parassiti hanno sviluppato mutazioni genetiche che li hanno resi meno sensibili a entrambi i farmaci.
Questo ha portato a un aumento dei fallimenti terapeutici, vanificando l'efficacia del farmaco e costringendo alcuni paesi a rivedere le loro linee guida. In sintesi, la molecola era effettivamente una soluzione molto promettente, ma la rapidità con cui il parassita ha sviluppato resistenza ha spento l'iniziale speranza di dire addio alla malaria.
La lotta contro questa malattia rimane una sfida complessa, non solo per la resistenza ai farmaci, ma anche per altri fattori come la difficoltà di controllare le zanzare vettori, le condizioni socio-economiche delle aree endemiche e la necessità di investimenti costanti.
E non è la prima volta che la scienza sbandiera terapie risolutive contro la malaria, a partire dalla possibilità di un vaccino, altro presidio sventolato inutilmente, ai quattro venti.

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