Quante volte disperati e
sconfortati dopo aver seguito una dieta che, sulla carta, doveva farci perdere
diversi chili, di fronte all’impietoso occhio della bilancia, sconfitti
ammettiamo a noi stessi che non abbiamo perso neanche un etto e che il nostro
peso continua ad essere quello originario, se non addirittura aumentato di
ulteriori chili di troppo? Ma è sempre e solo colpa nostra che non ci siamo
sottoposti diligentemente ad un regime alimentare restrittivo raccomandato,
oppure, c’è qualcosa di misterioso che non ci consente di perdere peso?
Ebbene si, almeno seguendo
una recente scoperta scientifica, pubblicata su Science, se qualche volta, pur
essendoci sottoposti a diete ferree, non riusciamo proprio a perdere peso, il
problema potrebbe risiedere altrove. Dove? Ad esempio nell’ipotalamo, una zona
del cervello che comanda diverse funzioni, a cominciare dalla fame, dalla sete,
dalle pulsioni sessuali, persino il nostro umore, la rabbia e come riusciamo a
veicolarla è comandata dall’ipotalamo e, fatto più importante, almeno per
quanto adesso ci riguarda, l’ipotalamo è anche in grado di regolare il metabolismo
e dunque ad agire sul nostro peso, sul nostro sovrappeso ed in alcuni casi fin’anche
sull’obesità.
Cominciamo col dire,
affinchè la ricerca svolta dall'Università di Harvard in collaborazione con il
Massachusetts General e apparsa su Science, ci appaia più chiara, che
ultimamente si è dato largo spazio ad una recente acquisizione che chiamava in
causa un ormone denominato leptina in grado di regolare il metabolismo e,
dunque in ultima analisi, il nostro peso corporeo. Ma se tale ormone appare
sempre più importante nella lotta al sovrappeso e all’obesità, bisogna capire perché,
in alcuni soggetti, lo sfasamento della leptina incide tanto pesantemente sul loropeso. La risposta sta proprio in questa ricerca, parrebbe infatti che tale
ormone per ben funzionare richieda l’ausilio del nostro sistema nervoso che se
non in perfetto equilibrio alla lunga finisce per interferire sul ruolo svolto
dall’ormone. Andare a capire di preciso cosa accade ai delicati meccanismi che
si muovono all’interno del nostro metabolismo è complicato e, se vogliamo,
privo di grande interesse, molto meglio comprendere come è possibile interagire
sulla leptina riportando il tutto alla normalità e sconfiggendo sovrappeso ed
obesità per sempre.
Gli scienziati se ne sono
convinti dopo anni di ricerca e propenderebbero per una soluzione rappresentata
dal trapianto di neuroni embrionali che una volta immessi nell’organismo della
persona obesa o che tende al sovrappeso dovrebbe essere in grado di intervenire
sulla leptina riportando il metabolismo in ordine. Che tale ricerca è
importante lo dimostra anche il dato secondo il quale, malattie importanti come
l’autismo, l’epilessia, la sclerosi laterale amiotrofica,
il morbo di Parkinson, la malattia di Huntington e le eventuali lesioni della
spina dorsale, potrebbero ottenere lo stesso ristoro coinvolgendo a livello
ipotalamico le stesse cellule neuronali embrionali. Almeno gli scienziati
sarebbero ottimisti su quanto sia possibile fare, visto che su topi obesi, si sono ottenuti successi
importanti, riuscendo a ristabilire una corretta funzionalità metabolica.
Nella sostanza
gli scienziati hanno trapiantato dei neuroni allo stato embrionale nell’ipotalamo
di alcuni topi obesi con una tecnica chiamata microscopia ad
ultrasuoni ad alta definizione. Si trattava di capire a questo punto come
potessero tali cellule una volta trapiantate nel cervello dei topolini non
rappresentare un problema per il funzionamento dell’organo, prima di assistere
ai risultati sperati. Ed in effetti, le cellule si sono sviluppate in maniera
del tutto normale e hanno cominciato ad interagire correttamente con la
concentrazione di leptina, ma anche con quegli ormoni che entrano in causa nella
secrezione e produzione di insulina e glicemia, quest’ultima applicazione
potrebbe risultare utile nei confronti delle future cure contro il diabete.
Risultato
Partendo dall’osservazione
che le cavie avevano un eccesso ponderale in qualche caso del 30%, per
immaginare la stessa cosa in umana è come se una persona che dovrebbe pesare 70
chili ne pesasse oltre 90, si assisteva in breve tempo, dopo trattamento, al
ripristino del peso ideale di questi topolini. Ma perché si poteva giungere a
tutto ciò? Perché i nuovi neuroni
una volta trapiantati sviluppavano delle normali sinapsi, tramite le quali
inviare e ricevere informazioni. “Abbiamo osservato che le cellule embrionali
erano collegate alle altre con una precisione leggermente minore rispetto agli
altri neuroni”, ha spiegato Jeffrey Flier, rettore della Harvard Medical
School, che ha partecipato alla ricerca. “Ma questo non sembrava essere rilevante
per il loro funzionamento. In un certo senso era come se queste cellule fossero
minuscole antenne, che una volta accese hanno immediatamente captato il segnale
della leptina. In particolare siamo rimasti veramente colpiti dalla capacità di
un numero relativamente ristretto di neuroni di riparare i circuiti del
cervello che fino a poco prima sembravano danneggiati in maniera
irrecuperabile.”
Ma questa non è
l'unica cosa che rende questa ricerca straordinaria. “La scoperta che queste
cellule embrionali possano integrarsi in maniera così efficiente con il
cervello ospite, ci rende ottimisti rispetto all'uso di tecniche simili per
trattare altri problemi del sistema nervoso, a livello sia fisico che
psichiatrico”, ha spiegato Matthew Anderson, docente di patologia sempre alla
Harvard Medical School.
“Lo step
successivo è chiedersi se potremo curare alla stessa maniera altre parti del
cervello e del sistema nervoso – ha concluso Jeffrey Macklis, anche lui docente
alla Harvard University – ad esempio quelle che riguardano malattie come la
Sla, o condizioni come chi ha subito forti danni alla spina dorsale. Vuol dire
che potremo ricostruire tutti i circuiti neurali danneggiati? Sospetto di sì.”
Nessun commento:
Posta un commento
Ti preghiamo di inserire sempre almeno il tuo nome di battesimo in ogni commento