Cominciamo a fare chiarezza su una cosa… linfonodo o linfoghiandola sono la stessa cosa, si tratta di capire a cosa servono i linfonodi e se dobbiamo preoccuparci ogni qualvolta ne apprezziamo uno sotto le dita. A questo punto occorre un’altra precisazione. Apprezzare i linfonodi significa scoprirli ingrossati, non scoprire la loro esistenza, per la semplice ragione che queste strutture occupano un loro posto all’interno dell’organismo in maniera perenne, semmai quando li scopriamo è solo perché si sono ingrossati.
Premesso tutto ciò, si tratta di capire le dimensioni che un linfonodo detiene quando riusciamo a coglierlo sotto le dita. Di norma un paio di millimetri di aumento delle dimensioni normali sono sufficienti per sentire sotto le dita la presenza di un linfonodo, che in certi casi può aumentare addirittura di ben 25 millimetri, sia esso isolato o insieme ad altre linfoghiandole, una cosa accomuna tutte queste strutture, il fatto di essere attraversate da vasi sanguigni che li irrorano attraversandoli da parte a parte. Di norma i linfonodi che sono più facili da localizzarsi sono a livello ascellare, a livello dell’inguine e del collo.
Quando apprezziamo un linfonodo, ci si dobbiamo preoccupare?
Di norma un linfonodo si ingrossa quando si assiste ad un processo infettivo in atto, pensiamo ad esempio, ad un ascesso dentario, stessa cosa se ricordiamo la sintomatologia di una tonsillite o di qualsiasi altra infezione che ci abbia coinvolto. La presenza di un linfonodo ingrossato deve farci ritenere che il nostro organismo sta lottando contro l’infezione, ma non può palesarci né, esattamente la sede dell’infezione, né la sua natura. Spetta al medico e al laboratorio di analisi, stabilire di che si tratti, semmai. Un utile indizio può essere rappresentato dalla consistenza della struttura, se dura ma tendente alla mobilità, se elastici, se dolenti alla palpazione e non solo. Occhio anche alla cute dove rileviamo la formazione, sovente è calda e arrossata e lucida. Il fatto che la consistenza dei linfonodi si fa più molle potrebbe indirizzarci verso lo stadio acuto dell’infezione,cui si associano i sintomi di cui sopra.
Linfonodi e tumori
Purtroppo la presenza di linfonodi non è solo prerogativa delle infezioni batteriche o da altra causa. Spesso la loro tumefazione può essere l’indizio di eventuali patologie di tipo neoplastico, come avviene nei tumori e non solo. Soprattutto in presenza di un grande linfonodo, in certi casi si giunge alla grandezza di un uovo di gallina, la possibilità che un tumore maligno abbia dato luogo a metastasi è più o meno certa, ricordando che la grandezza tanto abnorme di un linfonodo non è solo l’unico indizio di una metastasi che può presentarsi con la presenza di tali formazioni più o meno disseminate e di volume più ridotto. Non è possibile ad un profano discernere l’aumento di un linfonodo quando espressione di un’infezione, da un altro, quando indizio di una neoplasia. Sarà il medico a dover effettuare tale discernimento. Tuttavia, a solo scopo indicativo, può risultare utile rammentare che un linfonodo ingrossato messo in relazione con una neoplasia generalmente si presenta non dolente alla palpazione, men che meno quando non lo si tocca e la consistenza solitamente è dura.
Ma anche in questo caso occorre precisare che l’eventuale dolenzia di un linfonodo è messa in relazione col tipo di tumore sviluppato, visto che l’ingrossamento di un linfonodo dovuto ad un carcinoma può essere per nulla dolente purchè la formazione neoplastica non sia in vicinanza di quale terminazione nervosa. In questo o in quell’altro caso si assiste ad un’elevata mobilità della formazione. In malattie quali il Morbo di Hodgkin l’ingrossamento linfonodale si localizza a livello del collo e della regione cervicale, nella leucemia linfoide si assiste alla tumefazione di queste formazioni in tutti i distretti, senza che queste raggiungano dimensioni notevoli, semmai sono di consistenza dura ed elastica e non si avverte dolore toccandoli.
I bambini e i linfonodi ingrossati
Spesso sono i bambini a fare più di altri i conti con i linfonodi, senza che però ciò indichi la presenza di un’eventuale infezione in atto. Spetta al pediatra stabilire l’esatta natura di una formazione di cui rileviamo la presenza, perché sovente apprezziamo un linfonodo in prossimità dell’arcata dentaria del piccolo, senza assistere contestualmente alla presenza di un a carie dentaria, ciò in quanto, non è esclusa la presenza di un’infezione che agli occhi di un profano non iene per nulla percepita.
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