Vi sarebbero delle novità nella cura del Morbo di Parkinson in forma molto grave e tali novità potrebbero giungere a breve e grazie all’impiego delle cellule staminali.
Lo studio volto all’impiego di tali cellule prelevate dallo stesso paziente, cellule autologhe,
è appena partito su venti pazienti di età superiore ai 40 anni che dopo
essersi sottoposti a tutte le cure del caso non hanno ottenuto
beneficio alcuno. Lo studio, condotto Fondazione Grigioni – Istituti
clinici di perfezionamento e dalla Cell Factory ‘Franco Calori’ del
Policlinico di Milano, subirà una prima valutazione fra sei mesi, mentre
i lavori dovrebbero concludersi dopo un anno.
“Si tratta di uno studio italiano di grande livello che ci permette di operare con tecniche molto sofisticate di isolamento cellulare – dichiara Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson di Milano. L’obiettivo è verificare se le cellule staminali mesenchimali del malato, utilizzate sul paziente stesso, siano in grado di rallentare la progressione della malattia e ridurre i sintomi che compromettono una vita normale. Il possibile impiego delle cellule staminali per le malattie neurodegenerative rappresenta una grande speranza per i pazienti. E noi, siamo convinti che questo tipo di terapia riparativa dell’encefalo permetterà in futuro di poter utilizzare queste cellule anche per sistemare piccoli danni”.
“Le cellule staminali
multipotenti – precisa Rosaria Giordano, direttore tecnico della Cell
Factory della Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico –
verranno prelevate dal midollo osseo dei pazienti con un’aspirazione
dall’osso del bacino (al cui interno è contenuto il sangue midollare,
molto ricco di staminali).
Le cellule saranno quindi
opportunamente trattate e poi somministrate al paziente affinché
svolgano la loro funzione biologica di riparazione del tessuto cerebrale.
E’ stato già osservato in modelli animali ammalati di Parkinson che le
cellule somministrate riescono a raggiungere le aree cerebrali colpite
dalla malattia e influenzano positivamente il tessuto circostante,
riducendo la morte cellulare. Riguardo al meccanismo responsabile di
questo effetto, è stato evidenziato come le cellule staminali
multipotenti siano in grado di secernere sostanze che agiscono sul
tessuto sano, preservandolo dal danno”.
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