martedì 3 gennaio 2012

Emicrania: e se usassimo la sola e semplice Aspirina?


L’ emicrania è una affezione patologica che difficilmente, dopo un attacco violento, come quello che la contraddistingue, si riesce a dimenticare. Caratterizzata infatti da un corollario di sintomi che bene inquadrano il problema, proprio per effetto della loro specificità, l’emicrania  riguarda quasi due donne su dieci e sei uomini su cento, dunque, un’affezione in “rosa”, per lo più, che predilige persone per lo più d’età compresa fra i 30/50 anni.
Il primo sintomo è rappresentato dal dolore forte, intenso, prolungato, ingravescente localizzato al capo, spesso in una porzione della testa con interessamento delle zone vicine. Talora il dolore è così violento da non potere essere tollerato, con episodi caratterizzati da quella sorta  di preavviso, definito aura. Ma l’aura può non presentarsi, in questo caso l’algia si presenta improvvisamente, accompagnandosi alla  nausea, fin’anche dal vomito e con una frequenza delle crisi periodica con intervalli temporali di circa due settimane, sovente gli attacchi sono ancor più ravvicinati nel tempo.

Recentemente uno Studio, definito  Cochrane, che congloba  almeno 13 studi analoghi sull’argomento, effettuato su una popolazione di 4.200 volontari, avrebbe fatto luce su un importante risultato riguardo il trattamento terapeutico dell’ emicrania.La caratteristica di tale lavoro scientifico è quella di rivalutare i farmaci antinfiammatori non steroidei, i Fans, nei confronti di altre molecole utilizzate per la cura dell’emicrania. In particolare si sarebbe fatto riferimento all’acido acetilsalicilico, ovvero, all’Aspirina, che parrebbe essere quella più indicata per controllare l’attacco doloroso in almeno un caso su due, come si è visto sui 4.200 volontari che si sono sottoposti alla ricerca scientifica statunitense. L’Aspirina, inoltre, avrebbe anche dimostrato un ruolo importante nel controllare i sintomi aggiunti al dolore, quali la fotofobia, la nausea e l’intolleranza agli stimoli sonori.

L’assunzione dell’Aspirina, che dobbiamo ricordare non è ovviamente scevra da effetti collaterali, a partire dalla gastrolesività, si associa bene a farmaci utilizzati da supporto nel controllare i sintomi che si collegano all’emicrania stessa e volti a migliorare lo stato del paziente. Ricordiamo i procinetici, utili per controllare la nausea ed eventualmente il vomito associato all’emicrania, di questi il più noto e se vogliamo potente nell’utilizzo comune è la metoclopramide (Plasil) o il domperidone (Peridon), oltre al ruolo importante garantito da protettori della parete gastrica quali gli inibitori della pompa protonica (Omeprazolo, Lansoprazolo e seguenti) od eventualmente, gli H2 antagonisti (ranitidina), per scongiurare l’eventualità di patologie gastriche erosive da farmaci. Ricordiamo che a volte la sola assunzione dell’Aspirina a dosaggi terapeutici non seguiti da protezione gastrica ed assunta a stomaco vuoto è capace di scatenare una vera e propria ulcera gastrica con le conseuguenze che ne derivano.

Resta da stabilire il trattamento di quel 50% dei pazienti che non godono dei benefici offerti dall’aspirina e per i quali il ricorso ad altre famiglie farmacologiche diviene dunque indispensabile.

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