Un problema sicuramente non
da poco quello dell’insufficienza venosa cronica, più comunemente noto col nome
di vene varicose. Un inconveniente che riguarda una popolazione di persone pari
a circa 35 fino addirittura 50 pazienti su cento. Anche se, quelli che
assistono agli esiti più impegnativi della patologia con segni evidenti del
disturbo, sono circa il dieci per cento, per lo più rappresentati da donne. Nonostante l’alta incidenza
della patologia, non si può parlare di malattia che metta a repentaglio la vita
del paziente, ciò non toglie però che, al di là di un fatto estetico,
l’insufficienza venosa cronica, limita in qualche modo la vita di chi ne è
affetto, stante la comparsa di disturbi di vario genere, che vanno dal dolore
di tipo crampiforme, al senso di pesantezza, fino a giungere, in qualche caso,
anche alla flebite e alla tromboflebite ed in questo caso l’esigenza di una
cura tempestiva della malattia di fronte a questa grave complicazione, diviene
imprescindibile.
Conoscendo i meccanismi
fondamentali che regolano la circolazione venosa, scopriamo che il sangue
venoso per spostarsi dalle estremità fino al cuore ha bisogno di un sistema di
recupero che vinca la forza di gravità, situazione questa del tutto normale,
qualora la condizione generale dei vasi non fosse compromessa da eventuali
patologie istauratesi o dalla stessa età. Quando ci si trova di fronte ad
un’insufficienza venosa cronica invece, assistiamo ad un non più corretto
funzionamento del sistema di valvole che non essendo più in grado di contrarsi
nei giusti tempi, danno vita a dei veri e propri ristagni ematici all’interno
dei vasi, causando di conseguenza uno allargamento con relativa slabbratura
anomala della vena colpita che in qualche caso finisce pure con l’infiammarsi
dando luogo a quelle che si definiscono vene varicose.
Esistono cure efficaci per le vene varicose?
Oggi è possibile immaginare
una terapia efficace dell’insufficienza venosa cronica prevedendo prima di
tutto una serie di accertamenti diagnostici in grado di stabilire il grado
della malattia accusata dal paziente. Per giungere a ciò il ricorso
all’angiologo risulta la scelta migliore considerato che lo specialista prevedrà
tutta una serie di accertamenti diagnostici che contemplino anche l’uso
dell’ecocolordoppler, un esame per nulla invasivo, che ben mostra non solo il
calibro della vena interessata dal problema, ma anche il grado di insufficienza
venosa di cui soffra il paziente. A corredo di quest’esame lo specialista di
norma associa esami ematici che, grazie alle prove di coagulabilità del sangue,
stabiliscono l’eventuale rischio di
andare incontro ad eventuali tromboflebiti o che ne riconoscano la possibile
gravita in quei pazienti che ne soffrano.
La terapia dell’insufficienza venosa cronica
Il trattamento farmacologico
dell’insufficienza venosa cronica tiene in considerazione diversi fattori, lo
stato della patologia, l’eventuale complicazione rappresentata da fenomeni
infiammatori a carico dei vasi, lo stato generale del paziente. In caso di
tromboflebite il medico agirà con quelle terapie atte ad intervenire
sull’infiammazione delle vene, con il ricorso agli antibiotici ed a quei
farmaci che si oppongono all’eccessiva coagulabilità del sangue, eparina e suoi
derivati, in primis. Il solo trattamento dell’insufficienza venosa invece è più
prerogativa di sostanze, quali gli integratori, in grado di limitare i sintomi
nel tempo, evitando l’aggravarsi del quadro clinico del paziente. Tali
integratori sono per lo più a base di sostanze definite bioflavonoidi,
ricavate per lo più dagli agrumi, aggiunti ad altre sostanze estratte dalla
centella asiatica, cui si aggiungono eventualmente l’escina e la diosmina,
queste ultime agiscono a livello degli edemi, riducendoli, nel frattempo formatisi. L’azione di queste
che sono a tutti gli effetti sostanze naturali, agiscono anche intervenendo al
meglio sull’infiammazione riducendola soprattutto se ai primi principi attivi
si somma l’azione di altre sostanze quali il meliloto, il mirtillo e l’estratto del gambo di ananas.
L’uso di farmaci quali
antinfiammatori non steroidei ( Fans ) è indicato quando a tutto si associa
anche il dolore, o il fastidio causato dalla patologia e quando si debba
intervenire più massicciamente nel contrasto dell’infiammazione e degli
eventuali edemi associati. In questo caso, all’azione dei fans può aggiungersi
quella rappresentata da altri farmaci ad azione antiedemigena.
Il trattamento chirurgico delle varici
Quando parliamo di terapia
farmacologica e parafarmacologica, ci riferiamo a trattamenti prolungati nel
tempo atti a migliorare il quadro clinico ed evitare il peggioramento dei
sintomi nel tempo ma che non possono di fatto affrancare del tutto il paziente
dal disturbo. Al fine di risolvere la patologia in maniera definitiva è
necessario ricorrere alla terapia chirurgica che però necessità di diverse
sedute operatorie per giungere ad una completa remissione dei sintomi. Oggi
alla classica asportazione chirurgica della vena malata si è aggiunto
l’utilizzo del laser endovascolare che di fatto chiude l’unico
tratto di vena dilatata, si tratta di un intervento veloce che non richiede
alcun ricovero, trattandosi di pratica ambulatoria e per questa ragione di gran
lunga preferita dal paziente.
L’insufficienza venosa
cronica comunque non limita i suoi effetti alle sole gambe, chi ne soffre,
generalmente, associa la stessa patologia a livello anale, con la presenza di
emorroidi e nei maschi, del cosiddetto varicocele, quando ad essere interessate
sono le vene all’interno del testicolo. Anche se in misura minore, la donna può
soffrire di una forma di varicocele al femminile, con dilazione delle vene
ovariche, caratterizzato da dolore, spesso violento in sede pelvica. Utile
ricordare che fra i pazienti che vadano incontro a questo tipo di patologie, si
riscontra al contempo una sorta di predisposizione familiare, al punto che
sovente nella stessa famiglia ritroviamo più componenti che soffrono dello
stesso disturbo che, quasi sempre, viene tramandato da madre a figlia.
Ne consegue che i
pazienti che abbiano predisposizione familiare o che comincino a avvertire i
segni della insufficienza venosa, dovranno monitorare col proprio medico il
grado della patologia al fine di intervenire tempestivamente prima
dell’aggravarsi della sintomatologia. In linea di massima risulta quanto mai
consigliato per i pazienti che soffrano di insufficienza venosa cronica, un
moderato esercizio fisico che preveda lunghe passeggiate, meglio ancora se in
acqua, l’uso della bicicletta o della cyclette è parimenti indicato, mentre
sconsigliata è l’abitudine di stare in piedi e fermi per lungo tempo. Quanto
mai indicata invece una dieta che preveda frutta e verdura e che miri ad
evitare nella maniera più assoluta l’aumento del peso ponderale dell’individuo,
così come, particolare attenzione andrà prestato, nel periodo della gravidanza,
al peso individuale, evitando il soprappeso, per non parlare dell’obesità. Per
quanto concerne le calze elastiche, da ricordare che tale presidio andrà
indossato tutto il giorno e non occasionalmente, quando ci si accorga che il
fastidio è più accentuato.
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