Un piccolo esercito di donne
silenziose che ogni mese fa i conti con un flusso mestruale eccessivamente
abbondante andando incontro ad una vera e propria metroraggia periodica o ad
una menoraggia, in quest’ultimo caso, quell’emorragia che si presenta fra una
mestruazione ed un’altra. Eppure tali donne potrebbero dire basta al problema se solo ne
parlassero al proprio medico ed invece, vuoi per riservatezza, vuoi per il
fatto di ritenere che per loro nulla si può fare, finiscono per soffrire il
disagio nell’assoluto silenzio.
Ci riferiamo ad un numero molto cospicuo di appartenenti al
gentil sesso, visto che a soffrire di flusso mestruale abbondante e
irregolare è una donna su cinque solo nel nostro Paese. Se poi analizziamo il
fenomeno d’estate, quando il caldo è causa di vasodilatazione, notiamo come il problema si acuisca con un numero di donne destinato ad
aumentare rimanendo esse stesse vittima, nel tempo, di vere e proprie
complicazioni cliniche di una certa importanza.
Qualcosa si può e si deve fare
per dire basta al problema, lo sostiene con forza anche la Società di Endoscopia Ginecologica ( SEGI ) che ha redatto un
particolare opuscolo, ” Quei
giorni sotto l’ombrellone “ rilasciato gratuitamente e che è stato
presentato nel corso del Congresso nazionale della Società scientifica.
“Parliamo di patologia, ovvero di una metrorragia, quando le perdite eccessive provocano astenia e anemia, lo dice, Giampietro Giubbini, ginecologo, Ma accanto a questo gruppo di pazienti esiste un ben
più ampio universo di donne con mestruazioni abbondanti che patiscono una limitazione della propria qualità della vita. Spesso, in questi casi, il
disagio viene sopportato come evento fisiologico ed inevitabile. L’opuscolo che
abbiamo realizzato e che sarà distribuito anche quest’anno come lo scorso, in
queste settimane ai ginecologi
italiani si rivolge soprattutto a loro: persone che fino a oggi non si sono
poste il problema semplicemente perché non sanno che esistono rimedi efficaci,
poco invasivi, che preservano la fertilità e sono totalmente reversibili”.
Uno di questi sistemi è
rappresentato dal sistema intrauterino levonorgestrel che di fatto rappresenta
un’ottima alternativa farmacologia a quegli interventi chirurgici demolitivi.
Ovvio che per poter sperare in una collaborazione fattiva delle donne si debba
operare di concerto con il medico di famiglia e con lo specialista ed infatti,
“ il percorso assistenziale, realizzato dal Dipartimento Materno Infantile
dell’AUSL di Modena, per citare quello più attento a questo problema, prevede
l’integrazione tra medici di medicina generale, nuclei di cure primarie, ginecologi di libera professione,
consultori familiari
e unità ospedaliere di ginecologia
e ostetricia” spiega Giuseppe Masellis, direttore di questo
dipartimento.
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