Sono spesso le urla del bambino a confondere i genitori costretti sovente a portare il piccolo al Pronto Soccorso perché non in grado di palesare il suo disturbo a causa del pianto che accompagna il dolore di un’otite, un’infiammazione all’orecchio medio, per lo più, caratterizzata da febbre, malessere generale e, appunto, dolore vivissimo.
Trattandosi di una malattia infettiva, il ricorso agli antibiotici diviene per lo più conditio sine qua non… non è comunque escluso anche l’intervento, a stretto controllo medico, di farmaci antimicotici, quando si sospetti la possibilità che a determinare l’infezione siano stati eventuali funghi sovrapposti. Gli antibiotici vengono per lo più istillati all’interno della cavità mediante apposite gocce in associazione, spesso, con farmaci assunti per via sistemica, compresse, qualche volta anche iniezioni, senza dimenticare che affinché il paziente tragga beneficio dalla terapia, è necessario associare farmaci antidolorifici e antinfiammatori quali i fans per lo più, che, oltretutto, determinano il duplice effetto di abbassare la febbre quando questa sia elevata ed al contempo stroncano il dolore.
Sono i medici del Pronto Soccorso pediatrico quasi sempre a far luce sul problema, diagnosticando con certezza un’otite i cui dolori annessi, oltretutto, non sono sempre di intensità uguale, anzi, la caratteristica della malattia è proprio quella di intervallarsi con crisi violente di dolore, accompagnate da fastidi e lievi algie che riportano il bambino alla semi-tranquillità. Spesso a confondere i genitori ci si mette anche l’estensione del dolore a livello gengivale, fatto questo che farebbe propendere per il tentativo dei dentini del piccolo a farsi strada nella sua bocca. In effetti parliamo di bambini per lo più, per la semplice ragione che nel paziente pediatrico l’otite è caratterizzata da una sintomatologia più sfumata e non sempre di facile individuazione. Ma l’infiammazione dell’orecchio interno o medio non è di certo una patologia a sfondo esclusivamente pediatrico.
L’istillazione delle gocce all’interno dell’orecchio sarebbe raccomandabile, purchè tale semplice operazione fosse demandata ad altra persona e non al paziente stesso che potrebbe istintivamente opporsi all’entrata del farmaco per il fastidio avvertito, vanificando parte della cura. L’utilità di indumenti che coprano l’orecchio infiammato, nel caso vi sia necessità di uscire durante i primi giorni successivi alla malattia, è accertata, ciò per scongiurare possibili ricadute.

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