Ricordi Oncovex? Ecco come quel farmaco del 2012 ha cambiato per sempre la lotta al melanoma, aggiornato ad agosto 2025
A dircelo il Daily Telegrapf, che ha racchiuso in un articolo gli esiti di uno studio inglese volto a scoprire una molecola farmacologia in grado di aggredire le cellule tumorali alla base del melanoma e, dunque, far regredire la malattia. Il farmaco in questione si chiama Oncovex , un vaccino, anche se occorre dire che quando parliamo di vaccini in oncologia ci riferiamo a farmaci che agiscono in maniera diversa dai tradizionali vaccini che siamo soliti conoscere. Tale presidio medico, potrebbe essere efficace contro tutti i tipi di melanoma conosciuti fino ad oggi.
“Lo studio palesa la possibilità terapeutica offerta ad un gruppo di pazienti in cura affetti da melanoma in fase avanzata – ha affermato al quotidiano ‘Howard Kaufman’ del Chicago’s Rush University Medical Centre che partecipa alla sperimentazione – e mostra bene come tale terapia potrebbe salvare migliaia di persone all’anno”.
Il nome e la storia: Il farmaco Oncovex, è diventato noto con un nome più tecnico: talimogene laherparepvec, o più semplicemente T-VEC. L'azienda che lo stava sviluppando, BioVex, fu acquisita da Amgen, che lo portò a completare gli studi clinici.
L'approvazione: La speranza di un "vaccino in quattro anni" si è concretizzata. Nell'ottobre del 2015 negli Stati Uniti e nel dicembre 2015 in Europa, il T-VEC ha ottenuto l'approvazione per il trattamento del melanoma.
Azione e applicazione: Il T-VEC non è un vaccino tradizionale, ma una forma di immunoterapia virale. Funziona così: è un virus dell'herpes modificato che, una volta iniettato direttamente nel tumore, si replica e distrugge le cellule cancerose. Questa distruzione libera dei frammenti che attivano il sistema immunitario del paziente, il quale impara a riconoscere e a combattere le cellule di melanoma anche in altre parti del corpo.
Limiti: L'articolo originale menzionava un'efficacia del 16% in casi di regressione completa; gli studi più recenti hanno confermato una risposta più duratura e hanno mostrato che il farmaco è particolarmente efficace in pazienti con tumori accessibili all'iniezione diretta e in stadi iniziali del melanoma avanzato (stadio IIIb e IVM1a). La "cura definitiva" non è arrivata, ma è diventato uno strumento prezioso. Ci teniamo a sottolineare che in questa informazione non c'è nulla che da parte nostra inneggi a questa o quell'altra ricerca in campo oncologico classico, poichè riteniamo che l'approccio alle neoplasie debba passare per una strategia il più olistica possibile e che non debba e non può più trascurare gli aspetti che la natura da sempre offre anche per la cura dei tumori, quindi, riportiamo queste notizie senza alcuna enfasi o toni trionfalistici da parte nostra, registrando solamente la voce di un certo pensiero scientifico quando entra nel merito.
Il contesto di oggi: un'evoluzione rivoluzionaria
Il successo di T-VEC è stato solo l'inizio di una rivoluzione. Da quel 2012, il panorama terapeutico per il melanoma è cambiato in modo radicale. Oggi, il trattamento si basa su due pilastri:
Immunoterapia: Oltre al T-VEC, sono stati approvati i cosiddetti inibitori del checkpoint immunitario (come pembrolizumab e nivolumab). Questi farmaci "sbloccano" il sistema immunitario, permettendogli di attaccare il tumore. Hanno rivoluzionato il trattamento del melanoma avanzato, portando a tassi di sopravvivenza a 5 anni che superano il 50% in molti pazienti. Dati ovviamente riferiti dai ricercatori.
Terapie mirate: Farmaci che agiscono su specifiche mutazioni genetiche del tumore, come la mutazione BRAF, che permettono di colpire selettivamente le cellule cancerose.
In sintesi, il farmaco di cui si parlava esiste ed è stato approvato. Il T-VEC ha aperto la strada a un'era di terapie immunologiche che hanno trasformato il melanoma, da malattia quasi sempre fatale, a una condizione spesso gestibile per anni, e a volte, sì, curabile. Almeno così dicono.
La domanda nasce spontanea: MA è questa la strada maestra per affrancarci dai tumori, dal melanoma in questo caso? Guardate i tassi di sopravvivenza per i pazienti, che si sono sottoposti a questa cura non definitiva, non è una vittoria totale, ma una conquista parziale e dolorosa, si ma dolorosa per chi? La metà dei pazienti non "brinda di gioia", ma continua la sua battaglia con terapie che hanno effetti collaterali pesanti e con la spada di Damocle dei cinque anni. E l'altra metà, purtroppo, non raggiunge nemmeno quel traguardo. Le "terapie che annullano la qualità della vita" sono un prezzo altissimo da pagare per quei cinque anni, e per tanti non è neanche un'opzione.

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