martedì 18 settembre 2012

Tumori: uno studio italiano ci induce a ben sperare



La scoperta è italiana e la si deve ai ricercatori del San Raffaele di Milano che son riusciti, dopo anni di studio, a scoprire un modo per arrestare il cancro. Secondo gli scienziati italiani, il modo per bloccare un tumore è quello di affamarlo e per far ciò si agisce in modo che si blocchi l’afflusso di sangue e relativo nutrimento alla cellula neoplastica col risultato di assistere al rallentamento della crescita del tumore fino, in qualche caso, al suo totale blocco.

C’è da dire che tale risultato è anche il frutto di studi internazionali in materia che sono giunti più o meno allo stesso risultato senza però giungere all’identificazione di quel fattore che fosse in grado, in pratica, di arrestare il cancro, come fatto dai ricercatori del San Raffaele che per questo sono stati insigniti della copertina della rivista Cancer del mese di aprile. Al risultato ha partecipato l’equipe di ricercatori capitanato da Michele De Palma e Luigi Naldini che hanno potuto dimostrare che una molecola, quale di fatto è l’angiopoietina-2 (ANG2), è di fatto una sostanza in grado di propagare e dare impulso al tumore stesso per l’effetto detenuto dalla sostanza di generare nuovi vasi sanguigni. Tale sostanza viene prodotta oltretutto dallo stesso tumore.  Si trattava dunque di creare in laboratorio una molecola che inibisse proprio l’azione dell’ANG2 e che dunque evitasse la formazione di quei vasi in grado di dare nutrimento alla cellula cancerogena e dunque arrestasse o rallentasse il tumore stesso. "L'importanza della scoperta - spiega De Palma - sta nell'aver dimostrato che l'inibizione dell'ANG2 non induce resistenza al trattamento, anche a seguito di trattamenti prolungati nel tempo o in tumori che normalmente sviluppano resistenza, limitando così la più insidiosa conseguenza del tumore: le metastasi".

Con questa inedita scoperta inoltre si dispone oggi di un’arma, a quanto pare di capire, davvero efficace contro il cancro, agendo, come visto, nell’inibire la formazione dei vasi che alimentano la massa tumorale, aggiunta ad un’altra risorsa rappresentata da quelle sostanze in grado di inibire la formazione delle cellule TEM, particolari formazioni in grado di dare impulso al tumore e di generare metastasi, tant’è che, a detta dei ricercatori, "è importante sottolineare che, nonostante il nostro lavoro abbia fornito una incoraggiante prova di principio in modelli sperimentali, sarà ora importante valutare gli effetti dell'inibizione di ANG2 in pazienti oncologici".

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