Per alcune donne l’appuntamento mensile con il
ciclo mestruale è vissuto come un vero e proprio incubo ricorrente, eppure così
non dovrebbe per nulla essere, visto che le mestruazioni sono eventi del tutto
naturali e necessari alla specie umana e animale. Ma quando i dolori e i
malesseri si fanno insopportabili è segno che qualcosa nell’equilibrio fisico
della donna non funziona e questo può essere anche messo in stretta relazione
con eventuali malattie silenti della quale neanche la “vittima” dei malesseri è
a conoscenza. Si chiama pertanto dismenorrea quella condizione clinica che
determina, all’approssimarsi del ciclo mestruale, uno stato di prostrazione
fisica e psicologica, che abbassa notevolmente la qualità della vita, soprattutto
a causa di dolori che a volte diventano persino intollerabili.
I dolori cui la donna affetta da dismenorrea
solitamente accusa, sono accompagnati alle mestruazioni vere e proprie, ma non
è raro che queste lancinanti fitte di tipo crampiforme, continue o intervallate
da periodi di tregua, da qualche minuto a qualche ora, si presentino ancora
prima della mestruazione vera e propria. A tutto ciò si aggiunge un decadimento
dell’umore, un senso di prostrazione continua, spesso intervallato o aggravato
da stati di ansia e grave malessere generale. Visto che non parliamo dei
fastidi mestruali, solitamente controllabili con degli antidolorifici a basso
dosaggio, dobbiamo considerare la serie di eventi che va sotto il nome di
dismenorrea all’interno di una classificazione più dettagliata al fine di
individuarne eventuali cause e possibili trattamenti terapeutici successivi.
Si parla dunque di dismenorrea primaria quando la
condizione clinica che causa alla persona che ne soffre tutti i disagi di cui
sopra, non è messa in relazione ad alcuna particolare patologia che ne possa
dare causa.
Si definisce invece dismenorrea secondaria la
stessa condizione ma che è messa in relazione con patologie insorte che si “risvegliano”,
almeno nei sintomi, al verificarsi del ciclo mestruale.
Solitamente le malattie che causano una
dismenorrea secondaria appartengono alla sfera ginecologica ed infatti,
particolare significato assumono patologie del calibro dell’endometriosi, delle pelviti, dei fibromi uterini, delle malformazioni congenite, persino dello
spostamento dello IUD, la spirale intrauterina. Ognuna di queste patologie e/o condizioni deve essere
affrontata dalla paziente insieme al suo ginecologo per fare piena luce sulle
singole manifestazioni e prevederne la cura, tant’è che una volta che si sia
individuata l’origine della dismenorrea secondaria, solitamente la donna
ritrova benessere anche durante il ciclo mestruale. E che la dismenorrea,
primaria o secondaria che sia, finisce con l’essere una condizione gravosa per
la donna, lo dimostra anche il carico economico che tale patologia riverbera
nella collettività. Si pensi infatti alle giornate di lavoro che la donna perde
a causa di questa condizione patologica, insieme alle ore scolastiche che una
studentessa sacrifica a fronte di una dismenorrea. Si contano infatti dalle 5
alle dieci ragazze ogni 100 osservate, che subito dopo il menarca e per un paio
di giorni al mese, manifestano forme alla stregua di una qualsiasi altra
malattia che si riflette, negativamente, sulle normali attività svolte.
Se come
abbiamo detto la dismenorrea possiamo dividerla in due precisi classi a seconda
che sia o meno annessa a qualche patologia insorta, anche la diagnosi ci aiuta
a classificare la persona che ne soffre all’interno di una precisa
catalogazione. Ciò è tanto più facile in quelle ragazze che cominciano a
soffrire di dismenorrea fin dall’avvento del menarca. In questo caso
probabilmente a generare il problema è una malformazione congenita che ha preso
forma proprio con l’avvento della prima mestruazione. Nel caso di donne in cui
il problema si manifesta durante il corso della propria vita ed in maniera
quasi improvvisa, l’orientamento del medico curante è nella direzione che lo
porti ad immaginare che si sia fatta strada nella sua paziente una patologia di
tipo ginecologico.
La sintomatologia
Resta il
fatto che la donna deve imparare a riconoscere i propri sintomi, soprattutto quando
comincia a soffrire di dismenorrea, ricordando che il dolore insorto con la
mestruazione, se assume connotati riferibili ad una colica addominale non è per
nulla giustificabile all’interno di un normale ciclo mestruale e dunque il
consiglio di recarsi dal proprio medico curante è sempre quello giusto. Dunque
vediamo i sintomi che ci devono far ritenere che ci si trovi di fronte ad
episodi di dismenorrea. Il dolore, in
primis, come detto, che può raggiungere intensità elevatissima, addirittura c’è
chi lo associa a quello da parto, e, generalmente, ha sede nel punto più basso
dell’addome, talora irradiandosi internamente alle cosce e, posteriormente,
alla schiena. Nella maggior parte dei casi, l’esordio precede di alcune ore la
mestruazione e ha il suo picco il primo giorno ed eventualmente il secondo,
tendendo a scemare dal terzo giorno in poi. Al dolore può essere associata nausea, diarrea, mal di testa, in alcuni casi persino vomito, vertigini,
perdita di forza, inappetenza e, in rari casi, anche svenimenti e collassi.
La diagnosi quanto prima possibile effettuata da
un medico preferibilmente specialista, accompagnata da una accurata anamnesi
sulla persona è in grado di fare luce sulle motivazioni di tale stato
patologico e per farlo il medico si avvale di numerosi supporti diagnostici
quali ad esempio, l’ecografia, eventuali radiografie, in qualche caso ci si può
rivolgere anche alla Tac., alla laparoscopia e agli esami ematici, soprattutto quando
le forme di dismenorrea sono associate a forme patologiche di difficile
individuazione.
Nel novero delle forme di dismenorrea trovano
posto quelle in cui il dolore è ritenuto psicogeno. Insomma, alcuni studi suggeriscono
che in particolari e circoscritti casi in cui la mestruazione rappresenta per
la donna un problema tanto grande da destabilizzarla e per questo la stessa
tende a rifiutare l’arrivo del ciclo mestruale, possono farsi strada forme di
dismenorrea dove il dolore prende il sopravvento sugli altri sintomi
caricandosi di disagi di natura psicologica al punto da mimare in qualche modo
una patologia organica ginecologica di fatto inesistente. Tale forma riferita
al dolore psicogeno non deve essere trascurata, poiché sarà compito del medico
ed eventualmente dello psicologo stabilire l’origine di un disagio tanto grave
da generare nella persona sintomi tanto plateali.
La dismenorrea primaria
Abbiamo visto le forme di dismenorrea secondaria
associate a patologie. Ma cosa accade invece in quelle donne cui l’appuntamento
con le mestruazioni diviene atroce senza che però manifestino alcuna patologia
correlata al sintomo? Secondo recenti studi, la dismenorrea primaria è
associata alla fase dell’ovulazione dove le contrazioni uterine sono
centuplicate rispetto alla normalità in fatto di numero ed energia dei muscoli
nelle fasi della contrazione. A causare tutto ciò potrebbero essere le
prostaglandine, particolari sostanze chimiche prodotte e rilasciate
dall’organismo che entrano, in questo caso, nella regolazione del flusso
sanguigno in risposta a fattori di tipo infiammatorio anche se non sono escluse
eventuali altre cause. A volte al medico basta poco per individuare l’origine
di una dismenorrea primaria nella giovane e non più giovane donna che ne soffra,
un compito questo che può essere più agevole rispetto alla ricerca di eventuali
patologie nascoste riferibili ad una dismenorrea secondaria. Sovente, infatti,
basta agire sulle prostaglandine con particolari farmaci o risalire ad un’infiammazione
della sfera ginecologica, intervenendo anche in questo caso con altri farmaci
per risolvere il tutto in poco tempo. E visto che si è parlato di farmaci,
vediamo quali sono i più usati nel contrasto dei sintomi della dismenorrea,
indipendentemente dalle cure che si andranno a fare nel trattamento delle
patologie eventuali responsabili del disturbo.
Curare i
sintomi
Anche per
i sintomi dolorosi della dismenorrea rispondono bene i cosiddetti antinfiammatori
non steroidei, anche noti come FANS a partire
dall’aspirina, quest’ultima però si preferisce non usarla a causa dell’effetto negativo
che ha sui sanguinamenti in generale. Utile, a stretto controllo medico, la
pillola anticoncezionale, per l’effetto indotto sul rilascio delle
prostaglandine da parte di questo farmaco che oggi, oltretutto, è quanto più
fisiologicamente vicino alle esigenze della donna. Oltretutto la pillola
determina anche una riduzione del volume del sangue mestruale e la
soppressione dell’ovulazione. Per quanto infine concerne il trattamento della
dismenorrea secondaria, fermo l’utilizzo di quei sintomatici che danno sollievo
alla paziente, sarà compito dello specialista individuare eventuali patologie
insorte che sono all’origine del problema.
Complimentiottimo articolo approfondito ed esaustivo
RispondiEliminaGINA