Non per tutte le donne l’appuntamento con
il ciclo mestruale avviene allo stesso modo, per molte di loro infatti il ciclo
mestruale è un fatto vissuto naturalmente, con qualche fastidio in più ma
facilmente risolvibile, per altre invece l’evento è vissuto in maniera
dolorosa, persino insopportabile, accompagnato da disturbi seri come fossero
espressione di una malattia ed in questo caso si parla di dismenorrea. La
dismenorrea può infatti presentarsi con dolori di tipo crampiforme, insensibile
all’azione di eventuali blandi antidolorifici e che invece va trattata con
farmaci che sedino il dolore alla stregua di quanto avverrebbe con delle vere e
proprie coliche addominali e non solo, la persona soggetta alla dismenorrea si
vede la qualità della vita seriamente compromessa nei giorni del ciclo
mestruale a causa dei tanti disturbi associati all’evento.
Ne deriva che dovendo investigare sulla
dismenorrea oggi si preferisce considerarla in due forme distinte, la prima, la
dismenorrea primaria, quando l’evento non è associato ad alcuna malattia della
sfera genitale, la seconda, ovvero la dismenorrea secondaria, quando i disturbi
annessi ad essi traggono origine da stati patologici insorti nel corso della
vita della donna, ad esempio quando ci riferiamo all’endometriosi, che può accompagnarsi
alla dismenorrea, ma anche associarsi ai fibromi uterini, alle cisti ovariche,
ad eventuali malformazioni congenite che si palesano nei sintomi una volta
giunti al menarca, così come causa del fastidio, per usare un eufemismo,
potrebbe essere anche la presenza di eventuali sistemi anticoncezionali come lo
IUD. Si capisce bene che nel caso di una dismenorrea secondaria la cura è solo
volta al reperimento delle cause che determinano il problema e nell’attesa di
scoprirlo, il disturbo va trattato alla stregua di quanto si farebbe con una
dismenorrea primaria.
Una cosa è comunque certa, il problema è
molto sentito dalle donne, vista la larga diffusione che esso ha in questa
popolazione, si contano infatti non meno di cinque ragazze su cento che dalla
prima mestruazione presentano una qualche forma di dismenorrea al punto che il
disturbo è considerato alla stregua di quanto si farebbe con una qualsivoglia
malattia con ricadute importanti sulle performance della persona e relativi
costi sociali a causa delle assenze lavorative e scolastiche di chi lamenta più
o meno seriamente il problema. Per risalire alla cura di una qualsiasi forma di
dismenorrea bisogna procedere ad un’anamnesi accurata che tenga conto della
data in cui l’evento si è fatto strada nella donna, visto che se il fenomeno si
è manifestato fin dalla prima mestruazione potrebbe voler significare un
approccio diagnostico diverso rispetto al caso in cui la dismenorrea si sia
fatta strada nel corso della vita.
La
sintomatologia della dismenorrea
In primis abbiamo detto che è il dolore a
farsi strada nella persona affetta da dismenorrea, un dolore che si alterna nel
corso della giornata attraversando soglie quanto mai variegate, potendosi
presentare inizialmente con un fastidio fino a poter giungere a forme tanto
violente da paragonarsi al dolore da parto. Il fastidio ha inizio nella parte
più bassa dell’addome ma in breve tempo di allarga interessando la parte
interna delle gambe fino a localizzarsi alla schiena. Tale dolore di norma
annuncia l’arrivo del ciclo mestruale, tocca il picco d’intensità il primo giorno
della mestruazione e a volte anche il secondo, il terzo giorno solitamente
tende a scemare per scomparire del tutto o quasi il quarto giorno. Ma le fitte
non restano l’unico sintomo di una dismenorrea, sono quasi sempre associate ad
altri importanti fastidi quali il mal di testa, il vomito o la nausea, l’astenia,
l’inappetenza, a volte la diarrea e nei casi gravi si assiste a veri e propri
svenimenti ed in qualche raro caso qualche donna è giunta persino al collasso.
Diviene dunque importantissima la visita ginecologica non potendo la paziente discernere
l’eziologia del disturbo la cui causa viene quasi sempre individuata dopo un’accurata
anamnesi e nei casi più impegnativi, dopo una laparoscopia in grado di dirci se
la dismenorrea può classificarsi come primaria o secondaria.
Tralasciando la forma secondaria che
implica la conoscenza del disturbo o della malattia a monte e limitandoci ad
investigare sulla forma primaria, non possiamo non tener conto di un fatto
basilare, ovvero, quello che considera la dismenorrea primaria sempre associata
all’ovulazione e che il dolore che ne deriva a null’altro è dovuto che alla
contrazione dell’utero. Ma come mai in alcune donne ciò avviene in maniera del
tutto normale e per altre invece le contrazioni finiscono per rappresentare un
vero e proprio incubo? La risposta è tutta nel ruolo svolto dalle
prostaglandine, delle sostanze chimiche prodotte dall’organismo e che nello
specifico agiscono modulando la contrazione muscolare dell’utero. Quando
vengono prodotte prostaglandine in quantità eccessiva o quando quelle presenti
contraggono esageratamente le pareti dell’utero si va incontro al dolore
violento e protratto nel corso della giornata. Si capisce bene che individuata
nelle prostaglandine la causa, la risoluzione del problema diviene semplice,
potendo essere sufficiente trattare il caso con quei farmaci
antiprostaglandine, ovvero, che agiscono direttamente sulla quantità e sulle
modalità d’azione di tali sostanze.
E, dunque, alla stregua di quanto avviene
in tutti i casi di infiammazione associata al dolore, oggi la moderna medicina
dispone di farmaci, quali i fans (farmaci antinfiammatori non steroidei)
ricordiamo l’Aspirina, anche se in presenza di flussi ematici eccessivamente
abbondanti dovrebbe essere evitata in quanto per la sua azione antiaggregante
aumenterebbe il flusso stesso della donna. Dunque si fa riferimento a tutte
quella sequela di altri fans di cui oggi disponiamo e che di volta in volta
vengono associati al disturbo controllando il dolore e lo stato generale della
paziente. Sovente il medico associa ad un fans un antispastico che favorisce la
distensione della parete uterina e anche solo per questa ragione controlla il
dolore efficacemente. Dunque l’azione combinata di due farmaci di norma risolve
il problema, così come la prevenzione della dismenorrea può essere
efficacemente attuata se l’inizio della cura viene attuato prima ancora che il
dolore culmini in forme sicuramente insopportabili. A giudizio dello
specialista giovamenti si potrebbero avere con l’uso della pillola
anticoncezionale che riduce il volume del sangue mestruale e sopprime l’ovulazione,
cosicchè, quando non vi sono controindicazioni per la paziente, agisce bene in
9 casi su dieci. Oggi insomma si dispone di armi efficaci che agiscono contro
il corollario di sintomi associati alla dismenorrea ed è del tutto inutile e
dannoso che la donna che soffra di questi problemi non si consulti con il
medico per curarsi adeguatamente, ciò alla luce anche di un comportamento
anomalo che potrebbe alla fine manifestarsi nella paziente, ovvero quello di
caricare di negatività la mestruazione rendendola più gravosa di quanto non sia
già di per sé.
Da ricordare comunque che il ricorso allo
specialista sarebbe sempre auspicabile al fine di fare piena luce sull’origine
della dismenorrea senza dimenticare che nella forma secondaria potrebbe celarsi
una qualche causa che se non risolta potrebbe avere nel tempo risvolti negativi
importanti.
Nessun commento:
Posta un commento
Ti preghiamo di inserire sempre almeno il tuo nome di battesimo in ogni commento