Tutti sappiamo quanto grave possa essere l’epatite
C, se consideriamo anche il rischio cui espone il fegato anche nei confronti di
malattie persino mortali. Tuttavia qualcosa di importante si muove nella lotta
a questa patologia virale.
Prima di vedere le nuove frontiere terapeutiche
contro l’epatite C, vediamo brevemente di capire cos’è e come ci si ammala di
epatite C. Per farlo riportiamo per intero quanto dice il sito on line, FondazioneFegato, limitatamente alle modalità di trasmissione del virus.
L’epatite C è una malattia del fegato
causata dal virus HCV.
La via di trasmissione è quella del contatto
diretto con il sangue di qualcuno già infettato dal virus.La causa più
comune di trasmissione è l’utilizzo promiscuo di aghi e siringhe infette che,
correttamente, sarebbero monouso. Altre cause meno comuni di trasmissione sono:
la condivisione di rasoi, spazzolini o forbici da unghie con persone infette; il
contatto accidentale con sangue infetto, situazione questa che riguarda per lo
più gli operatori sanitari l'esecuzione di tatuaggi e piercing con materiali
non sterili;praticare sesso anale non protetto con partner infetti; praticare
attività sessuale tra persone ad elevata promiscuità (partner multipli): questo
aumenta il rischio di contrarre vari tipi di malattie veneree, le cui lesioni
mucose possono rappresentare un fattore di rischio di trasmissione dell'epatite
C.
Infatti, nell'ambito di coppie monogame stabili non sussiste l'indicazione
all'utilizzo del profilattico. In rari casi l’HCV può essere trasmessa dalla
madre infetta al bambino, durante il parto. Questo rischio è più consistente
nelle donne coinfette con il virus HIV. Il padre non trasmette il virus
al nascituro attraverso la fecondazione. Il sangue per le trasfusioni,
potenziale veicolo di contagio, è oggi analizzato per rintracciare la possibile
presenza del virus HCV. Pertanto il rischio di contrarre l’infezione tramite
trasfusioni è da considerarsi accidentale e altamente improbabile.
A questo punto, vediamo invece cosa la scienza
è riuscita a scoprire a proposito degli inediti vaccini anti-HCV, ovvero quei
vettori virali responsabili dell’epatite C. Tali vaccini sono stati presentati
al Liver International Congress di Berlino dove si è potuto constatare gli
effetti positivi che tali presidi hanno avuto sugli animali, al punto che
ritenendo sicuro ed efficace l’utilizzo anche in umana, si è iniziato l’utilizzo
sperimentale anche negli uomini.
Si parla di due vaccini, il primo
somministrato a malati che mai erano stati trattai prima pur essendo affetti da
infezione HCV cronica da genotipo 1. In questi malati si è osservato che inoculando
il vaccino a distanza di 14 settimane dalla prima somministrazione e procedendo
con una cura di 48 settimane si è osservata una forte risposta immunitaria in
questi soggetti nei confronti della malattia. L’altro vaccino è stato testato
invece su un popolazione di 27 persone sane nelle quali la risposta terapeutica
è stata dimostrata a distanza di 52 settimane dalla prima somministrazione del
farmaco, parrebbe di capire insomma, che queste persone si potrebbero essere
immunizzate del tutto contro la malattia. Per Heiner Wedemeyer, segretario
generale della European Association for the Study of the Liver (Easl), società
scientifica che ha organizzato il meeting tedesco, "i vaccini sono
un'eccitante area di ricerca, ora con la potenzialità di rappresentare un'altra
arma contro l’epatite C”.
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